Futuro

AIxGIRLS: dove si formano le professioniste tech del futuro

Conclusosi oggi, il progetto di gender equality ha consentito a un gruppo di giovani ragazze di approfondire temi legati all’Intelligenza Artificiale e alla Data Science
AIxGirls – Summer Tech Camp, alla SIAF, Scuola Internazionale di Alta Formazione a Volterra
AIxGirls – Summer Tech Camp, alla SIAF, Scuola Internazionale di Alta Formazione a Volterra Credit: AIxGirls.it
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
5 agosto 2022 Aggiornato alle 19:00

Le donne che lavorano in ambito tech sono pochissime. Questa purtroppo non è una novità ma una realtà consolidata, confermata di anno in anno da ogni nuovo studio. L’ultimo, quello del World Economic Forum, sostiene che a livello globale siano solo il 17% del totale.

Un gender gap elevatissimo, logica conseguenza di un altro divario di genere a dir poco imbarazzante: quello che riguarda la presenza di studentesse nei corsi universitari Stem (science, technology, engineering and mathematics), pochissime ovunque compreso il nostro Paese, dove nel 2021 erano solo il 22% del totale.

Nonostante secondo i dati del ministero dell’Università e della Ricerca si registri un aumento rispetto agli anni precedenti, soprattutto nei corsi di informatica e tecnologie Ict, la strada verso l’uguaglianza di genere in questo settore è ancora lunghissima e costellata di stereotipi, pregiudizi e ostacoli di ogni tipo.

Per abbatterli, l’unica via è puntare sulla formazione delle nuove generazioni, che incentivi le ragazze a intraprendere gli studi nelle Stem e coinvolga le donne nell’ideazione e creazione delle innovazioni che stanno plasmando il nostro pianeta.

Questa l’idea alla base dell’AIxGIRLS Summer Tech Camp 2022, un progetto, concluso oggi, realizzato da Fineco Asset Management, associazione Donne 4.0 e Daxo Group. Ha coinvolto 20 studentesse reduci dal quarto anno di scuola superiore in una settimana di orientamento, formazione e affermazione del proprio talento nel settore dell’Intelligenza Artificiale e della Data Science.

Selezionate in base a preparazione e motivazione dopo una fase di auto candidatura, le partecipanti si sono ritrovate nella Scuola Internazionale di Alta Formazione di Volterra e al termine del percorso sono state invitate a presentare progetti di AI spendibili nel quotidiano.

Il più interessante secondo i docenti è stato Lunch LAG, una mensa smart per scuole e università, nella quale gli studenti possono scegliere con comando vocale quanti e quali piatti ordinare e, una volta caricati sul vassoio, passare alla cassa dove il sistema grazie al riconoscimento visivo (machine learning) prepara automaticamente il conto.

Apprezzatissimi però anche un processo che controlla e corregge attraverso tecniche di body detection le posizioni yoga, un’app che indica come smaltire correttamente i rifiuti, un sistema di telemedicina per la diagnosi da remoto e uno di face recognition per il controllo accessi.

Tra i docenti era presente anche l’ideatrice del progetto Darya Majidi, presidente dell’Associazione Donne 4.0, CEO di Daxo Group ed esperta di Intelligenza artificiale e digital transformation.

«È stata una esperienza unica non solo per le ragazze, ma per tutti noi. Si è trattato di un primo passo per trasferire nuove competenze ma anche per incentivare le giovani menti a giocarsi un ruolo attivo verso la gender equality. I dati ci dicono che mancano esperti in data science e AI e che vi è carenza soprattutto di donne esperte in questi campi. La finanza, il settore healthcare, la politica e i media, sono solo alcuni ambiti ormai gestiti da sistemi di intelligenza artificiale e il futuro sarà letteralmente in mano a questi sistemi».

Anche se non ci si sofferma abbastanza a pensarlo, la vita di ognuno è sempre più scandita da dispositivi simili e spronare le ragazze a credere nelle proprie capacità e formarle adeguatamente significa prepararle a entrare nel mondo del lavoro con alte competenze da spendere, che consentano loro di intercettare opportunità di carriera fino a oggi agguantate soprattutto dagli uomini.

Ad auspicarlo è anche l’Eige, European institute for gender equality, che nel report Artificial intelligence, platform work and gender equality, ha ribadito l’urgenza di avere più lavoratrici nell’intelligenza artificiale, visto che anche nei Paesi in cui il gender gap è minore, ovvero Lettonia e Finlandia, la percentuale delle occupate è appena del 29% e 26%.

Molto meglio di Repubblica Ceca e Slovacchia rispettivamente al 9% e il 10%, ma ancora ben lontano dall’essere accettabile, soprattutto considerando un secondo dato, anch’esso sconfortante.

Se tra i lavoratori fino a 2 anni di esperienza le figure femminili rappresentano il 20%, la percentuale scende al 12% dopo dieci anni. Insomma, pochissime opportunità di inserimento in questo ambito lavorativo e quasi nulla di fare carriera.

Una situazione che ancora oggi qualcuno prova a giustificare parlando di preferenze e inclinazioni naturali, negando come la realtà sia ben diversa e i motivi che tengono le ragazze lontane da questi settori altri. L’Eige parla infatti molto chiaramente di vecchie conoscenze sempre in auge, ovvero pregiudizi, difficoltà di accesso ai finanziamenti, gender pay gap, molestie sessuali sui posti di lavoro e poca flessibilità oraria.

In un mondo governato prevalentemente da uomini, la parità di genere non risulta purtroppo una priorità condivisa e questo rende ogni cambiamento più difficile, nonostante i vantaggi di un bilanciamento sarebbero notevoli e non solo dal punto di vista dei diritti. Tutto ciò che ha a che fare con la AI si fonda sulla personalizzazione estrema della fruizione e va da sé che un mercato costituito da circa l’80% di forza lavoro di un solo genere, anche qualora fosse mosso dalle migliori intenzioni, non possa sviluppare progetti davvero performanti ed equi per tutti. Una maggiore presenza di donne in posizioni cardine, significherebbe quindi anche migliorare la qualità dell’intero settore e dello sviluppo economico e sociale globale.

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