Ambiente

Cargomania, la nuova colata di cemento lombarda

Nei prossimi anni si giocherà una partita chiave per i suoli della Lombardia: 3 progetti per l’espansione degli scali aeroportuali della regione. Una vera e propria indigestione di cemento
Credit: L.Filipe C.Sousa/Unsplash
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5 agosto 2022 Aggiornato alle 06:30

Il cemento è il simbolo del governatore della Lombardia, Attilio Fontana e del potente Raffaele Cattaneo, assessore all’ambiente e al clima, entrambi leghisti. Durante la loro legislatura quinquennale la Lombardia è sempre rimasta in pole position come regione italiana con il più alto consumo di suolo. Risultato confermato da ISPRA anche per il 2021, con 883 ettari in più cementificati. E nei prossimi anni il dato potrebbe ancora peggiorare.

Una situazione aberrante che dà la misura dell’ambientalismo realista in salsa Lega, che si dice pronto a una centrale nucleare sul territorio più densamente abitato d’Italia, che ha realizzato le autostrade più inutili e vuote della storia del paese (Bre-Be-Mi e Pedemontana), che mantiene il record negativo sulla qualità dell’aria e che latita nella sfida climatica.

Nel feudo di Fontana (insediato però da Letizia Moratti), nei prossimi anni si gioca una partita chiave per i suoli della Lombardia: l’espansione degli scali aeroportuali lombardi, già sovradimensionati per il traffico passeggeri.

Una vera e propria indigestione di cemento: si sta lavorando alacremente per far diventare la regione una enorme area cargo aerei-merci, utilizzando tutti gli scali lombardi (Malpensa, Bergamo-Orio al Serio e Brescia) a eccezione del city airport milanese, Linate. Si tratta di maxi ampliamenti che riguarderanno vari ettari all’esterno degli scali, andando a intaccare anche aree naturali, fin dentro il Parco del Ticino. Non piccoli progetti ma una vera overdose di cemento senza una vera logica logistica.

Si parte con i 44 ettari della cargo city di Malpensa (MXP) da realizzare devastando la Brughiera del Parco del Ticino, mentre il Terminal 2 rimane vuoto e dal destino incerto (SEA, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, ha previsto un costosissimo restyle del secondo terminal, in passato adibito alle low-cost). Malpensa nemmeno sfrutta a pieno regime le proprie capacità strutturali, eppure la Lega e SEA spingono l’ampiamento dell’area cargo in un’area naturale unica, la brughiera del Gaggio, identitaria di quei territori e amata dagli abitanti locali. Per l’Assessore all’Ambiente Cattaneo, il nuovo piano è assolutamente sostenibile: meglio del masterplan originale che avrebbe mangiato ben 400 ettari di suolo. Il progetto sembra inarrestabile, nemmeno i comuni hanno saputo tenere testa alle richieste della regione.

Intanto a Montichiari, nel mini-aeroporto di Brescia (VBS), dove si sono buttati circa 40 milioni di euro dopo 21 anni dall’apertura dello scalo passeggeri (oggi chiuso) si punta tutto sulle merci. È stato recentemente approvato dalla Regione l’allungamento della pista di 460 metri (così da arrivare a 3,5 km), la realizzazione di 4 nuovi magazzini, l’ampliamento del piazzale aeromobili e il miglioramento dell’accessibilità stradale. Si aggiungeranno 50 ettari all’esterno del sedime aeroportuale. Un’opera a dir poco inutile, visto che dista 40 chilometri dall’aeroporto di Bergamo e altrettanti da quello di Verona, anch’esso dotato di un’area cargo.

Infine Bergamo-Orio al Serio (BGY), che da una decina d’anni vive un grande boom di traffico passeggeri. Ora si scommette anche sulle merci. Qua gli ettari da cementificare sarebbero 47 ettari, sempre per una nuova area Cargo, che si sommerà all’attuale collocata nella parte nord dello scalo. A benedire il progetto c’è persino il colosso dell’e-commerce Amazon che sta invadendo la bassa lombarda con capannoni senza fine.

Tre progetti cargo che competono uno con l’altro, che non tengono conto della futura e inevitabile contrazione della domanda e che consumeranno fino a 150 ettari di suolo addizionale. Nonsense di pianificazione e summa di interessi particolari di industriali fin de siécle, destinati a scaricare i costi di questi progetti sui contribuenti lombardi (che hanno già pagato carissima la riforma sanitaria Maroni-Fontana). Mancano studi integrati sugli impatti complessivi dei tre progetti, come manca un’indicazione regionale sulla strategia del suolo per questo tipo di espansioni e una chiara visione di sviluppo economico del territorio (magazzinificio per multinazionali?). La difesa leghista di Cattaneo è sempre la stessa: “no all’ecologia che blocca il fare”. Peccato che questo “fare” rovini il territorio e impoverisca i lavoratori lombardi, creando occupazioni temporanee e poco remunerative nella logistica di massa. Altro che transizione ecologica e lavoro inclusivo.

Tempo di porre fine a questa gestione a marchio Lega che di lombardo non ha proprio più nulla, che ha tradito i territori di Alberto da Giussano, svenduto ogni asset e cementificato ogni angolo a sud delle Prealpi senza creare occupazione stabile.

Questo cargo non s’ha da fare.

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