Ambiente

Io sto con gli ippopotami. E tu?

Il grande mammifero africano è in declino tra perdita di habitat e bracconaggio legato ai denti di avorio. A novembre alcuni Paesi chiederanno che venga protetto dalle convenzioni Cites nella speranza di salvarlo
Credit: Chris Stenger/Unsplash
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6 agosto 2022 Aggiornato alle 07:00

“Io sto con gli ippopotami” è il titolo di un film, con protagonista Bud Spencer, del 1979.

Il grande Carlo Pedersoli allora combatteva a suon di ceffoni contro i piani malvagi dei disonesti commercianti africani impegnati a catturare animali selvatici. Ecco, se anche voi state con gli ippopotami, sappiate che adesso hanno seriamente bisogno di aiuto.

Questi mammiferi - particolarmente pericolosi per l’uomo nel caso in cui si infastidiscono o ci si posiziona fra loro e l’accesso all’acqua - sono vittime del bracconaggio, della crisi climatica e di una forte perdita di habitat.

Vivono soprattutto in Africa, dove la popolazione è stimata tra 115.000 e 130.000 esemplari, ma un piccolo gruppo - nato da quattro ippopotami che negli anni Novanta furono importati nello zoo del narcotrafficante Pablo Escobar - sopravvive per assurdo anche in Colombia, nella zona del Rio Magdalena.

Le popolazioni africane sono in declino da una parte per gli effetti della crisi climatica che contribuisce a stravolgere gli ecosistemi in cui vivono e dall’altra per l’azione dei bracconieri interessati al commercio di avorio presente nei loro denti.

Nonostante le condizioni di declino, gli ippopotami all’interno della Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, sono classificati nell’appendice II, il che significa che non sono considerati o elencati come direttamente minacciati di estinzione, ma potrebbero diventarlo senza regolamentazioni al loro commercio.

Per questo motivo, per stare al fianco degli ippopotami e per proteggerli, una serie di Paesi africani (almeno dieci fra cui Togo, Gabon, Mali e altri) ha avanzato la proposta che il prossimo novembre, quando si terrà la conferenza Cites a Panama, agli ippopotami venga data la massima protezione, elencandoli dunque nell’appendice I della Convenzione.

La nuova classificazione significherebbe il divieto totale del commercio internazionale delle parti del corpo dell’animale e permetterebbe ai mammiferi - sostengono i Paesi promotori - di sopravvivere.

Con l’inserimento nell’appendice I si potrebbe infatti mettere un serio divieto al commercio di parti del corpo degli ippopotami, come i denti, e tentare di fermare il declino della specie.

Attualmente si stima che oltre 77.000 parti e prodotti di ippopotami siano stati legalmente commercializzati dal 2019 al 2018: con la nuova “mossa” tutto questo diventerebbe illegale.

Già sei anni fa gli ippopotami, nella nota Lista Rossa dello IUCN per la conservazione della natura, erano stati classificati come vulnerabili al rischio estinzione, indicando soprattutto declini locali in alcuni dei 38 Paesi africani in cui vivono, ma gli esperti riconoscono che negli ultimo 20 anni le popolazioni sono in costante diminuzione.

Ad oggi ci sono solo circa solo 1500 specie che sono classificate nell’appendice I di Cites: non sarà semplice per gli “ippo” entrare nell’elenco, ma organizzazioni in difesa della natura e Paesi africani impegnati nella salvaguardia di questi mammiferi, sperano di ottenere l’ingresso nella lista - anche con l’aiuto dell’opinione pubblica e di chi “sta con gli ippopotami” - per garantire un futuro a questa specie, anche se dovrà comunque vedersela con la sua principale minaccia: la perdita di habitat.

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