Ambiente

Le Filippine tornano a tremare

Dopo la scossa di magnitudo 7 registrata oggi nella provincia di Abra, il Paese teme che possa verificarsi un altro sisma come quello del 1990, in cui sono morte almeno 1600 persone
Un edificio crollato a causa del terremoto nella città di Santiago, nella provincia di Isabela
Un edificio crollato a causa del terremoto nella città di Santiago, nella provincia di Isabela Credit: EPA/Bureau of Fire Protection (BFP)
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27 luglio 2022 Aggiornato alle 19:00

Oltre cento edifici distrutti, quattro persone decedute, almeno una sessantina di persone ferite e il terrore di un grande sisma in arrivo che aleggia per tutto il Paese. Questo il primo bilancio del terremoto che ha colpito le Filippine settentrionali, di magnitudo 7 con epicentro nella provincia di Abra, avvenuto intorno alle 8.43 (ora locale) secondo l’Istituto filippino di vulcanologia e sismologia.

Questo (della profondità di circa 10 chilometri) ha portato a diverse interruzioni di corrente, soprattutto nelle isole settentrionali (come a Luzon), e in circa 15 città le strade sono diventate impraticabili a causa dei danni e dei detriti.

Il terremoto è stato avvertito anche nella capitale Manila ma ha interessato soprattutto la regione nord-occidentale di Ilocos e le zone di montagna. Dalle prime segnalazioni si parla di almeno 100-150 edifici crollati o danneggiati, tra cui diverse chiese e un’antica torre di Bantay a Vigan City, nella zona di Ilocos Sur. Si tratta di un edificio costruito a fine 1500 dai coloni spagnoli come vedetta, poi trasformato in campanile. Inoltre, tre ponti sono stati distrutti ad Abra.

Subito dopo il sisma è intervenuto il presidente Ferdinand Marcos Jr. nel tentativo di calmare la popolazione in preda alla paura: «Ci stiamo assicurando che ci sia una risposta adeguata ai bisogni dei nostri connazionali colpiti da questo disastro», ha affermato in una nota. Nelle Filippine aleggia ancora lo spettro del terremoto del 1990, di magnitudo 7.7, in cui morirono almeno 1600 persone.

Il Paese si trova lungo quello che è chiamato Ring of Fire, una sorta di percorso ad anello nell’Oceano Pacifico caratterizzato da forti terremoti ed eruzioni vulcaniche: qui, si ha sempre paura per il possibile arrivo di un gigantesco terremoto, che potrebbe verificarsi in caso di spostamento della faglia (l’ultima volta fu nel 1658). Nella zona dell’anello di fuoco ogni anno si contano circa 7.000 sismi, la maggior parte dei quali però di intensità moderata.

Anche per questo il presidente filippino, parlando oltretutto di rischio terremoti «più frequenti», ha annunciato che sosterrà la creazione di un dipartimento per la resilienza a disastri di questo tipo.

A Manila, nel frattempo, lavoratori e residenti sono stati evacuati dagli edifici per sicurezza e sono stati radunati nelle strade, e così anche in molte altre città del Paese. Almeno una sessantina le frane innescate dal sisma, con la popolazione che sta aiutando gli operatori e le forze dell’ordine locali nel tentativo di rimuovere i detriti. Anche se ci saranno scosse da assestamento, al momento non è stato emesso alcun avviso di tsunami.

In una delle zone più colpite, quella di Abra, i politici locali spiegano però che il sisma «ha già causato danni a molte famiglie», parlando di emergenza sociale che dovrà essere affrontata immediatamente.

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