Ambiente

Il Pianeta all’asta

La Repubblica Democratica del Congo ha messo in vendita torbiere e terreni delle foreste pluviali alle compagnie petrolifere, con possibili conseguenze disastrose per la fauna e il clima
Miniera di coltan a Luwowo, vicino a Rubaya, nel 2014
Miniera di coltan a Luwowo, vicino a Rubaya, nel 2014
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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27 luglio 2022 Aggiornato alle 13:15

La Repubblica Democratica del Congo ha annunciato che tra il 28 e il 29 luglio metterà all’asta 27 blocchi di esplorazione petrolifera e 3 concessioni per l’estrazione del gas, circa il doppio di quanto pianificato in precedenza.

«Abbiamo una responsabilità primaria nei confronti dei contribuenti congolesi che, per la maggior parte, vivono in condizioni di estrema precarietà e povertà e aspirano a un benessere socio-economico che lo sfruttamento del petrolio potrebbe garantire loro», ha dichiarato al Guardian il ministro per gli Idrocarburi congolese Didier Budimbu.

Sull’altro piatto della bilancia, però, c’è la sorte degli 11 milioni di ettari della seconda foresta pluviale più grande al mondo dopo quella amazzonica. Le foreste pluviali tropicali sono gli ecosistemi in assoluto più importanti per mitigare il cambiamento climatico, e la foresta nel bacino del Congo è oggi l’unica ad assorbire più anidride carbonica di quanta ne emetta.

Secondo uno studio pubblicato su Nature Geoscience, a rischio sono anche le torbiere presenti nella regione della Cuvette Centrale, che estese per oltre 167.000 km² rappresentano il 36% delle torbiere tropicali del Pianeta (queste coprono appena il 3% della superficie terrestre, ma immagazzinano circa un terzo di tutto il carbonio presente nel suolo).

Le licenze che saranno messe in vendita riguardano circa 1 milione di ettari di foreste torbiere. Se venissero distrutte, potrebbero rilasciare fino a 6 miliardi di tonnellate di CO2, equivalenti a 14 anni di emissioni di gas serra nel Regno Unito.

Alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 (COP26), il presidente della Repubblica democratica del Congo Félix Tshisekedi ha sottoscritto un accordo con l’ex premier britannico Boris Johnson che prevedeva uno stanziamento di 500 milioni di dollari per tutelare il patrimonio della foresta.

«Crediamo fermamente che le popolazioni locali debbano trarre beneficio diretto dalle loro foreste e il loro degrado non serve a questo», ha affermato Zac Goldsmith, ministro per l’Ambiente e lo Sviluppo internazionale del Regno Unito.

«Continueremo a lavorare con la Repubblica Democratica del Congo su soluzioni per proteggere questo ecosistema vitale e garantire che gli impegni sulla riforma del settore minerario, petrolifero e del gas siano rispettati».

Le concessioni, inoltre, minacciano una parte del parco nazionale dei Virunga protetto dall’Unesco, che ospita gli ultimi gorilla di montagna rimasti sulla Terra. Intanto i gruppi ambientalisti chiedono che l’esecutivo annulli l’asta e hanno esortato le principali società di combustibili fossili a boicottarla.

«L’apertura di queste foreste all’industria petrolifera porterà a caccia, deforestazione, inquinamento da petrolio, emissioni di carbonio e conflitti sociali - ha commentato Simon Lewis, professore di scienza del cambiamento globale all’University College London - L’asta del petrolio è un’asta per iniziare una catastrofe della fauna selvatica, della salute, del clima e dei diritti umani».

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