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Il bello e il bene comune? Nasce nelle scuole, anche a Ischia

Alla Biblioteca Antoniana, grazie al professor Raffaele Mirelli, si parla di buona cittadinanza
Photo: Marco Albanelli
Photo: Marco Albanelli Credit: Marco Albanelli
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28 dicembre 2021 Aggiornato alle 08:53

La recente iniziativa del prof. Raffaele Mirelli, che ha coinvolto alla Biblioteca Antoniana di Ischia numerosi studenti, aveva come obiettivo una discussione su concetti alti e importanti: quelli del bello e del bene comune. Già nella locandina dell’evento, intelligentemente, il vero obiettivo dichiarato era però delineato in modo ancora più specifico: quello della buona cittadinanza. Una 2 giorni di incontri e dibattiti che ha visto gli interventi del sindaco di Ischia Enzo Ferrandino, di Carmen Criscuolo, Assunta Barbieri, Benedetto Valentino, Alessandra Vinciguerra, Benedetta Barzini e Luciana Morgera. La domanda era chiara: come formare buoni cittadini del domani?

A Ischia, viviamo in un’isola bellissima. Anche se il concetto di bello può essere sempre considerato soggettivo, Ischia è bellissima, molto di più di quello che noi stessi ischitani siamo soliti pensare. Ci siamo infatti talmente abituati al bello che ci sembra normale. Eppure, quando i turisti di tutto il mondo vengono ad ammirare il Castello o il Soccorso o altri angoli dell’isola, sono letteralmente rapiti da quella che è una bellezza che lascia tutti senza fiato.

È quella che si definisce la “sindrome di Stendhal”, dalle parole del famoso scrittore: “Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti […] Ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere.” A noi non accade. Ce ne rendiamo conto solo quando lasciamo la nostra isola: perché per quanto bello sia il resto del mondo, per noi la bellezza del nostro scoglio è incomparabile.

Il problema è che tale bellezza deve essere difesa. Non lasciamo un compito facile ai nostri giovani, che sicuramente dovranno fare meglio e di più rispetto a quanto abbiamo fatto noi. Anzi, diciamoci la verità: la nostra generazione non ha pensato molto al “bene comune”. Abbiamo pensato più al nostro interesse personale che a quello collettivo. Dobbiamo quindi chiedere ai giovani di essere migliori dei propri predecessori. È quello che si augura un genitore per il proprio figlio: essere migliori di noi, perché noi in molti casi non siamo stati “buoni cittadini”.

Il bene comune, o meglio, i beni comuni rappresenteranno la sfida più difficile che i nostri figli e nipoti dovranno affrontare. La nostra “Amazzonia” da difendere sono le pinete, le spiagge, il verde che ancora circonda le nostre colline. Il nostro bene comune è anche difendere le tradizioni della nostra terra, le eccellenze che produce il nostro territorio, i prodotti unici che si coltivano nelle nostre campagne.

Il nostro bene comune è anche ritrovare quel senso di comunità che sembra purtroppo spesso svanito; ed è giusto ricordare a tal proposito che i nostri avi e i nostri nonni hanno amato la nostra comunità, la nostra isola molto più di quello che abbiamo fatto noi. Su questo il ruolo delle scuole è fondamentale: i buoni cittadini del domani nascono, prima di tutto, lì.