Bambini

Ricordiamoci la crema solare!

Chi non vorrebbe passare queste torride giornate in riva al mare? I bambini sicuramente. Tutti pronti per andare in spiaggia, ma occhio alla protezione solare
Credit: Kindel Media/unsplashpexels

Con la chiusura delle scuole e con un’estate torrida come quella che stiamo vivendo in questo 2022, chi non desidera portare i bambini a fare una vacanza o almeno una gita al mare, non solo per trovare un po’ di refrigerio ma anche per godere degli effetti benefici che lo stare all’aria aperta comporta. Ma l’esposizione al sole comporta anche la necessità di proteggersi al meglio dagli effetti dannosi dei raggi solari, effetti che possono avere un impatto fino all’età adulta.

A tal proposito, le linee guida delle maggiori società scientifiche adottate anche dal Ministero della salute indicano innanzitutto di evitare di esporre al sole diretto i piccoli fino ai sei mesi di età, mentre per tutti gli altri raccomandano una protezione molto alta di norma 50 o 50+.

Basta soltanto applicare la crema solare?

La crema di fatto è, fino ai 3 anni, l’ultima tra le barriere che vengono consigliate e che consistono innanzitutto nell’evitare il sole diretto, soprattutto nelle ore più calde (come sotto il sole di mezzogiorno), nel prediligere tessuti che filtrino i raggi UV e cappelli a tesa larga, utilizzare occhiali da sole e costumi coprenti.

Come capire quanta crema solare è necessaria?

Su ogni prodotto è specificato con un numero il fattore di protezione, indicato dalla sigla SPF (sun protection factor), misurato sperimentalmente utilizzando 2 milligrammi per cm2 di pelle. Il numero che noi leggiamo e l’entità della protezione (bassa, media, alta, molto alta) si riferiscono a questa quantità.

Per un adulto, si tratta quindi di utilizzare per ogni applicazione circa 30 grammi di crema, che equivalgono più o meno a un sesto di un flacone da 200 ml. Per un bambino, l’equivalente è circa 10 grammi di prodotto. L’importante è aver cura di spalmare con accuratezza la crema in tutte le parti del corpo esposte al sole, e di rinnovare la protezione all’incirca ogni 2 ore e dopo aver fatto il bagno, oppure dopo che i piccoli si sono rotolati nella sabbia.

La guerra della crema

Spesso i piccoli scappano a gambe levate quando chi li accudisce cerca di applicare la protezione solare. Ciò è dovuto al fatto che spesso tali protezioni hanno una consistenza troppo untuosa o grassa.

Per ovviare a tale problema, sono disponibili formulazioni più fluide o schiume. Alcuni obiettano che tali protezioni siano meno efficaci. Sul piano formale no, perché il fattore di protezione solare rimane uguale, ma la differenza può essere data dall’applicazione: quando si usa una crema può essere più facile applicare i 2 milligrammi per cm2 prescritti e quindi ottenere effettivamente il massimo da quel fattore di protezione. L’importante è, a prescindere, applicare la protezione.

Una raccomandazione è anche quella di non adoperare creme solari “avanzate” dalla stagione precedente. L’efficacia del fattore di protezione non è garantita.

L’impatto ambientale delle creme solari

Un problema che purtroppo viene sottovalutato è che tutti i filtri solari hanno un forte impatto ambientale. Per esempio, l’ossido di zinco e il biossido di titanio danneggiano pesci e molluschi che vivono nei nostri mari.

Da qualche anno esistono dei solari che riportano un bollino che sottolinea il minor impatto sugli ecosistemi marini e sui coralli e che sono prodotti con i filtri che hanno dimostrato di essere, entro certi limiti, meno dannosi.

Di fatto la crema solare a impatto zero sull’ambiente ancora non esiste, per cui la scelta responsabile è quella di usare in modo corretto e sensato i diversi prodotti, cercando un giusto bilanciamento tra rischi e benefici, considerando che noi mettiamo la crema solare per proteggerci da seri pericoli, tra tutti il melanoma.

La protezione ha un impatto sull’ambiente e proprio per questo va usata responsabilmente.

Queste informazioni sono state riprese da un articolo di Uppa

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