Ambiente

Specie aliene, problema speciale

Complici la globalizzazione e la crisi climatica, sempre più animali e vegetali si adattano a nuovi territori e temperature. Mettendo a rischio il delicato, e preziosissimo, equilibrio degli ecosistemi
Parrocchetto dal Collare
Parrocchetto dal Collare Credit: David Clode/Unsplash
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12 luglio 2022 Aggiornato alle 11:00

L’Italia è una culla di ricca biodiversità. Tale patrimonio si è evoluto nel corso del tempo, sfruttando le uniche condizioni climatiche e ambientali della nostra penisola.

Dalle vette delle montagne più alte, passando per boschi, campagne, laghi e fiumi e arrivando fino alle acque dei mari che lambiscono le nostre coste, specie animali e vegetali di ogni varietà caratterizzano i paesaggi italiani.

I nostri occhi si sono abituati a riconoscere le specie più comuni, ma accade spesso che consideriamo come autoctone alcune che invece non lo sono affatto. Queste ultime si classificano come specie alloctone, venute da lontano, da altre condizioni ambientali e climatiche ma che nonostante tutto, hanno apprezzato la nuova sistemazione, al punto da proliferare e riprodursi in Italia.

Il mondo globalizzato ha accorciato le distanze, facilitando spostamenti e creando veri e propri corridoi per il passaggio di specie da un continente all’altro. Inoltre, la crisi climatica, aumentando le temperature, rende il nostro microclima un luogo ormai adatto anche alle specie abituate a climi decisamente più caldi.

Quel che poteva accadere nel corso di millenni di evoluzione, molto tempo fa, oggi può avvenire in modo repentino, a bordo di una nave o di un aereo.

Di fronte alle specie straniere che approdano sul nuovo territorio, si aprono diversi scenari: non adeguarsi alle nuove condizioni o trovare un proprio spazio senza disturbare la fauna e la flora già presenti sul territorio, oppure trovarsi talmente bene da divenire, nel giro di poco tempo, specie alloctona. E assumere così, per sempre, un ruolo (più o meno pesante) nel grande cerchio dell’equilibrio ecosistemico.

Le specie aliene sono ormai diffuse anche sul nostro territorio e le si può osservare tra i cieli, in città, nei boschi o negli specchi d’acqua. Le conseguenze che possono scatenare sugli ecosistemi variano da specie a specie.

Un verde pappagallo tra i grigi palazzi

Il Parrocchetto dal Collare (Psittacula krameri) è un piccolo pappagallo verde dal becco rosso, che di certo non è passato inosservato, essendo presente in molte città italiane. Originario delle zone tropicali e subtropicali dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia, è arrivato fin qui a causa del commercio come animale da compagnia.

La fuga o la volontaria messa in libertà di questo pappagallino hanno dato inizio alla sua diffusione su molte aree urbane dell’Italia. Il suo numero in esponenziale crescita preoccupa soprattutto per l’agricoltura: nei Paesi di provenienza rappresenta un vero problema per i campi e si teme che la sua futura espansione possa portarlo a disturbare anche le nostre coltivazioni.

In città potrebbe creare problemi al picchio rosso, per la competizione sui siti di nidificazione.

Sulle dune dorate

Vi sarà capitato, durante una passeggiata in spiaggia, di osservare improvvisi punti di colore rosa acceso, quasi fucsia, distendersi su un letto verde proprio lungo i morbidi fianchi delle dune di sabbia.

Ecco, quel fiore dai colori sgargianti, che possono variare dal rosa all’arancio, dal giallo al bianco, si chiama Carpobrotus, conosciuto anche come “unghia di strega”, ed è tutto tranne che nostrano. Viene dai caldi paesaggi del Sudafrica ed è stato importato per motivi ornamentali.

Essendo una pianta grassa, si trova molto bene sulle calde spiagge e la sua versatilità le permette diffondersi rapidamente causando, tuttavia, problemi per le specie spontanee.

Estendendosi in larghezza, Carpobrotus occupa molto spazio, rubandone automaticamente alle altre piante e, inoltre, compete per l’acqua disponibile, alterando il suolo sul quale si trova (diminuisce la diponibilità di acqua e aumenta la presenza di sale).

Una morbida coda sugli alberi

Ognuno di noi, all’avvistare uno scoiattolo tra i rami di un albero, si è sentito un pochino fortunato. Sì perché, contrariamente a città di altri Paesi, come Londra, nei nostri parchi cittadini non è così facile avvistarne uno.

Ancora meno facile saper distinguere se quello scoiattolo è il tipico scoiattolo rosso comune, autoctono, oppure il suo simile ma di origine americana, lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis).

Questo roditore, originario del Nord America e riconoscibile dal suo color grigio-rossastro, è ormai molto diffuso su tutto il territorio nazionale e rientra nel registro IUCN delle 100 specie invasive più dannose del mondo. Infatti, lo scoiattolo grigio, se riesce a insediarsi bene in un’area, è in grado di far scomparire le specie autoctone come, appunto, lo scoiattolo rosso.

Saper distinguere le specie che ci circondano, conoscendone storia, provenienza e caratteristiche, può davvero fare la differenza, evitando comportamenti sbagliati e mettendo invece in atto buone pratiche per la valorizzazione di una biodiversità inclusiva e in equilibrio.

Per i più curiosi, è possibile consultare la lista delle specie aliene invasive di rilevanza unionale.

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