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Dopo la Brexit e la pandemia Londra non è più la stessa

Finita l’era del “vado a Londra per imparare l’inglese e nel frattempo faccio il cameriere”? Londra non è più un magnete irresistibile?
di Maria Michela D'Alessandro
Tempo di lettura 3 min lettura
2 gennaio 2022 Aggiornato alle 12:00

Tra le cose che ricordiamo di Londra prima della pandemia ci sono indubbiamente la multiculturalità e il caos ordinato a tutte le ore del giorno: l’attesa della metropolitana sulla banchina piena di persone, la fila a Camden Town per mangiare qualcosa, i pub pieni di Angel. Tornare a viaggiare dopo quasi due anni di stop sembra qualcosa di nuovo, ma il paragone con “prima di” è sempre dietro l’angolo. E non è difficile accorgersi come la vibe della metropoli da oltre otto milioni di abitanti non sia la stessa di “prima di”, e che abbia perso parte del suo fascino un po’ per tutti, forse ancora più per chi non è mai stato un Londoner.

La fila per entrare nei grandi magazzini di Harrods c’è sempre (questa volta però per evitare si ammassino troppe persone), e allo stadio ci si va lo stesso anche senza mascherina, Ma le luci natalizie a Oxford Circus sembrano meno scintillanti del solito. Camminando per le vie della capitale inglese, quello che risalta agli occhi dei turisti - ma anche della popolazione locale - sono gli annunci di ricerca di personale fuori dai negozi, da quelli di abbigliamento a ristoranti e bar. Finita quindi l’era del “vado a Londra per imparare l’inglese e nel frattempo faccio il cameriere”? Londra non è più un magnete irresistibile?

Forse sì, anche per noi italiani. Tra Brexit e Covid, l’immigrazione netta in Inghilterra è scesa infatti del 90% nel 2020, registrando il livello più basso dal 1993. Le stime pubblicate a fine novembre 2021 dall’ONS, l’Ufficio Nazionale di Statistica, mostrano che nel 2020 solo 34.000 persone in più si sono trasferite in Gran Bretagna rispetto a quelle emigrate, in calo netto quindi rispetto alle 271.000 del 2019. “L’immigrazione è stata molto più bassa nel 2020 rispetto agli anni precedenti, e probabilmente la causa è la combinazione della pandemia da Covid e della Brexit”, ha dichiarato l’ONS.

Tra i dati post Brexit, spicca anche quello di quanti cittadini dell’Unione Europea abbiano lasciato il Regno Unito lo scorso anno: più di 200.000. Con conseguente carenza di personale in diversi settori. Se da una parte la ripresa dell’economia non è uno scenario impossibile da realizzarsi in un futuro prossimo, le restrizioni dei viaggi internazionali potrebbero causare un ulteriore stallo nella scelta dell’Inghilterra come meta dove emigrare, sia per motivi di studio che per lavoro, aggravando perciò ulteriormente il problema. Serrare le frontiere è stato davvero un buon affare?

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