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Gioie e dolori dei tatuaggi colorati

A differenza di quanto si possa pensare, per i tattoo cromatici esistono regole importantissime da seguire per tutelare la nostra salute
Credit: Andrej Lisakov
Tempo di lettura 7 min lettura
11 luglio 2022 Aggiornato alle 15:00

Il mondo tattoo fino all’inizio di quest’anno era una realtà sempre in crescita ma poco normata, nonostante abbia a che fare da sempre con il corpo e la salute. Per i tatuaggi, gioie e dolori di molti, la stretta è arrivata a gennaio di quest’anno, almeno per quanto riguarda alcuni tipi di tatuaggi colorati. L’Unione europea, a differenza di quanto si pensava all’inizio, non ha vietato i tatuaggi colorati ma ha introdotto nuove regole, in realtà già stabilite dal 2020, sugli inchiostri utilizzabili dai tatuatori.

Tatuaggi, le origini

Non tutti sanno che il tatuaggio ha origini molto antiche ed è una tecnica di decorazione pittorica corporale che può essere durevole o temporanea. Questa tecnica consiste nell’incidere la pelle ritardandone la cicatrizzazione con sostanze particolari, o nell’eseguire punture con l’introduzione di sostanze coloranti nelle ferite.

Questa tecnica si è evoluta nel tempo. Tatuaggi terapeutici sono stati ritrovati già sulla mummia dell’uomo di Pazyryk nell’Asia centrale o della principessa di Ukok (Mummia dell’Altai), databile intorno al 500 a.C.

Tra le civiltà antiche in cui abbiamo segni evidenti dello sviluppo dei tatuaggi ci sono l’Egitto e l’antica Roma, dove vennero poi vietati dall’imperatore Costantino dopo la sua conversione al Cristianesimo. Divieto che venne poi mantenuto nel Medioevo.

Il tatuaggio riemerge nella seconda metà del XIX secolo con la pubblicazione, nel 1876, del saggio L’uomo delinquente di Cesare Lombroso, che mette in stretta correlazione il tatuaggio e la degenerazione morale innata del delinquente.

Dopo la diffusione delle teorie di Lombroso, subisce un’ulteriore censura: al contrario di altri Paesi occidentali, infatti, in Italia non nascono studi e botteghe professionali per i tatuaggi fino alla fine degli anni settanta.

In questo periodo la cultura del tatuaggio conosce la sua vera e progressiva diffusione, prima nella controcultura underground, giovani hippy, fino a conquistare molti strati sociali tra gli anni novanta e i duemila, diventando quasi un vero status symbol.

I tatuaggi, però, non sono tutti uguali: c’è quello all’henné, non permanente, caratterizzato dall’applicazione di un impasto sulla pelle; il tatuaggio solare, caratterizzato dall’applicazione di una sostanza foto-impermeabile in modo che durante l’esposizione al sole il prodotto, una volta rimosso, lasci la pelle più chiara; e infine quello più diffuso ad ago, dove si introduce dell’inchiostro nella pelle, ottenendo un disegno che può essere permanente o temporaneo.

Anche le tecniche per farli sono diverse e variano tra i vari Paesi. Il tatuaggio occidentale viene eseguito tramite una macchinetta elettrica dove sono fissati vari aghi a seconda dell’effetto desiderato, il movimento della macchinetta permette l’entrata degli aghi nella pelle.

Le norme dei tatuaggi

In passato, nel 2003 e nel 2008, il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa aveva già prodotto due risoluzioni non vincolanti contenenti indicazioni sulla composizione dei prodotti da usare per i tatuaggi, con una lista di sostanze da non utilizzare o da impiegare a concentrazioni molto basse.

Questo era stato trasformato in norme in alcuni stati europei per regolamentare il settore dei tatuaggi, ma tra questi Paesi non compare l’Italia. Nel nostro territorio le politiche sanitarie sono gestite per lo più dalla regioni che restano autonome per la gestione di questo tipo di norme.

Nel 2015 la Commissione europea incaricò l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) di fare una revisione scientifica e tecnica della situazione, valutando i tipi di inchiostri utilizzati. L’obiettivo era capire se inserire le sostanze impiegate per i tatuaggi all’interno del REACH (Regolamento 1907/2006), il più importante insieme di regole per l’utilizzo delle sostanze chimiche nell’Unione Europea.

Nelle sue valutazioni l’ECHA ha distinto le sostanze con effetti tossici e cancerogeni già noti e quelle su cui sono disponibili ancora pochi dati per rilevare la pericolosità. L’Agenzia ha quindi elaborato gli approcci da consigliare e la Commissione europea ha adottato le restrizioni alla fine del 2020 dopo una consultazione con gli stati membri.

Tatuaggi colorati: cosa è vietato?

I divieti non riguardano tutti i tatuaggi colorati, come venuto fuori dai primi titoli allarmistici sulla questione, ma alcune sostanze che non si possono impiegare per tatuare la pelle, per non incorrere in rischi per la salute. Anche gli inchiostri per i tatuaggi sono stati sottoposti ora a norme per il loro utilizzo negli strati profondi della pelle, come già da tempo succede per la cosmetica a esempio.

Chi vuole farsi un tatuaggio di solito deve assicurarsi come prima cosa che il tatuatore rispetti le norme igieniche e una volta entrato in una bottega dovrà anche fare attenzione alla tipologia delle sostanze che saranno iniettate nella pelle.

In verità queste norme erano già state decise come detto alla fine del 2020, lasciando quindi ai produttori un anno di tempo per adeguarsi e modificare le tipologie di pigmenti utilizzati. Le difficoltà più grandi hanno riguardato lo sviluppo di alternative all’impiego dell’alcol isopropilico, presente nella composizione di numerosi inchiostri per i tatuaggi colorati.

A partire dal 4 gennaio scorso quindi il Regolamento UE 2020/2081 ha introdotto il divieto di utilizzare i pigmenti contenenti isopropanolo, che si riscontra nella maggior parte dei pigmenti colorati. Questo è un solvente vietato dall’Unione Europea a causa della sua nocività, perché sarebbe in grado di irritare gli occhi, seccare la pelle, causare danni al sistema nervoso e potrebbe risultare cancerogeno.

Il Regolamento quindi non vieta l’impiego dei tatuaggi colorati in generale, ma aggiorna i livelli di concentrazione di sostanze potenzialmente nocive che i pigmenti possono contenere e introduce nuove regole e indicazioni destinate ai produttori di pigmenti relative alla composizione chimica delle miscele per tatuaggi.

Sono state fatte delle eccezioni per alcune sostanze come un pigmento blu (Pigment Blue 15:3) e uno verde (Pigment Green 7) molto usati dai tatuatori, per i quali la Commissione e gli stati membri hanno concordato più tempo, fino al 4 gennaio 2023. Al momento infatti non esistono ancora sostituti efficaci.

Oltre all’ isopropanolo, sostanza che si trova in numerosi altri liquidi (a partire dagli alcol per sfregamento e i disinfettanti per le mani), sono 27 i pigmenti colorati finiti nel mirino dell’Unione Europea. Un provvedimento che per adesso metterebbe al sicuro quasi esclusivamente l’impiego dell’inchiostro nero, dove l’isopropanolo è presente in quantità molto basse.

Questo divieto non riguarda solo i tatuaggi colorati, ma anche al trucco permanente e al microblading, una tecnica utilizzata per istoriare le sopracciglia e correggerne la forma.

Tatuaggi colorati nel 2022, qual è lo scenario?

Sono stati quindi messi in commercio prodotti alternativi che contengono isopropanolo in quantità inferiori ai livelli ritenuti pericolosi per la salute dal nuovo regolamento Ue. Il regolamento approvato prevede anche altre normative che dovranno rispettare i fornitori di miscele per i tatuaggi.

Sulla confezione devono essere indicate numerose informazioni come la dicitura “Miscela per tatuaggi o trucco permanente”, un numero di riferimento unico per l’identificazione del lotto e l’elenco degli ingredienti conforme alla nomenclatura stabilita nel glossario delle denominazioni comuni degli ingredienti a norma dell’articolo 33 del regolamento comunitario 1223/2009.

Dovranno essere indicati e facilmente leggibili altre diciture, come “regolatore del pH”, “Contiene nichel. Può provocare reazioni allergiche”, “Contiene cromo (VI). Può provocare reazioni allergiche” e, infine, le istruzioni per l’uso in sicurezza.

Nell’etichettatura degli inchiostri dei tatuaggi devono comparire inoltre: il nome e l’indirizzo del produttore o del responsabile dell’immissione in commercio, la data di minima durabilità, le indicazioni sull’uso e le avvertenze, il numero di lotto, la lista degli ingredienti, la garanzia di sterilità.

Quando si decide di fare un tatuaggio, l’attenzione però non dovrà essere solo per gli inchiostri e le miscele usate, ma anche per gli aghi utilizzati (che devono essere sterili e monouso) e per altre normative di igiene (come l’impiego di guanti monouso).

I professionisti del tattoo devono disporre di un attestato rilasciato dall’Asl (o dall’Ats) che assicuri l’idoneità igienico-sanitaria della struttura e della certificazione riguardante i corsi di abilitazione alla professione seguiti. Chi invece vuole farsi tatuare, secondo una norma prevista per legge, dovrà ricevere compilare un modulo con il consenso informato sulla pratica del tatuaggio.

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