Ambiente

Roma: via alla caccia urbana ai cinghiali?

Mentre gli ungulati continuano a riprodursi e a banchettare tra i cassonetti della Capitale, l’esecutivo presenta sul tavolo della maggioranza una bozza di decreto legge per contenere l’invasione di suini. Una proposta che non piace agli ambientalisti
Credit: David Cashbaugh/Unsplash
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
7 luglio 2022 Aggiornato alle 19:00

Lungo la Cassia, ieri, si sono svolte scorribande di cinghiali, nei pressi della tomba di Nerone. Davanti alla sede della Rai, un grosso esemplare appare in un filmato, intento a rovistare tra i bidoni della spazzatura.

Poche ore fa, Matteo Salvini ha postato sul proprio profilo Twitter un video di due ungulati che grufolano allegramente nei giardini dell’ospedale Villa San Pietro: «Qualcuno sa dov’è finito il sindaco del Pd?», chiede sardonicamente il leader della Lega.

Storie di ordinaria amministrazione (o follia?) ormai nella capitale. Solo un paio di mesi fa una spensierata famigliola di cinghiali banchettava nell’immondizia di fronte a un parco giochi, vicino la parrocchia di Sant’Ambrogio. Sotto gli occhi spaventati e sbigottiti dei bambini e dei loro genitori.

Per non parlare poi dei casi di peste suina che tolgono il sonno agli allevatori. Secondo un recente censimento, sarebbero 3 milioni gli esemplari in circolazione, soprattutto nei quartieri a nord della città: depredano culture e allevamenti, spaventano gli altri animali, mettono a rischio la circolazione stradale.

A loro si aggiungono anche i lupi – individuati in alcune riserve, anche a sud, vicino Castel di Decima e Castel di Guido - che dovrebbero cacciare gli ungulati e cibarsene, ma sono così pochi da terrorizzare quasi esclusivamente i bipedi.

A prescindere dalla situazione tragicomica, ha suscitato qualche sorriso divertito lo schema di decreto legge proposto dal governo in merito a “misure urgenti in materia di fauna selvatica” e presentato ai partiti di maggioranza. Il testo introduce una serie di novità importanti data la situazione d’emergenza: per esempio, consente la caccia urbana.

Nella premessa della bozza del decreto si sottolinea “la straordinaria necessità e urgenza di adottare misure per il contenimento della fauna selvatica”, e poi si prosegue così: “Le regioni, per la tutela della biodiversità, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche e per la sicurezza e l’incolumità pubblica, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle aree o ambiti vietati alla caccia e in contesti urbani”. Controllo, si legge nel documento, basato su un parere elaborato dall’Ispra.

I piani di abbattimento, eventualmente approvati dalle singole regioni, dovranno essere eseguiti dalle forze di Polizia, le quali “potranno avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, ivi compresi i loro dipendenti o incaricati, degli agenti delle Polizie municipali, di operatori abilitati dalle regioni, anche afferenti a società private e cooperative, previa frequenza di appositi corsi validati da Ispra. Tutte le figure delle quali è previsto l’avvalimento devono essere - si spiega - munite di licenza per l’esercizio venatorio nel caso di abbattimenti con armi da fuoco”.

L’altra importante novità è rappresentata dalla modifica della durata dei calendari venatori per quanto riguarda la caccia al cinghiale: non più dal 1° ottobre al 31 dicembre o dal 1° novembre al 31 gennaio, ma verrebbe aperta una finestra temporale più ampia, dal 15 settembre al 15 febbraio. Ovviamente le associazioni ambientaliste sono insorte contro le misure disposte dal governo.

Dal libro della giungla per ora è tutto.

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