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Cos’è la Strategia nazionale per l’economia circolare?

Questa mossa del ministero della Transizione ecologica insieme al Programma nazionale per la gestione dei rifiuti vuole traghettare il Paese verso gli obiettivi europei di sostenibilità entro il 2035
Credit: Anna shvets/pexels
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
8 luglio 2022 Aggiornato alle 07:00

Nella giornata del 24 giugno, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha firmato i decreti per l’adozione della Strategia nazionale per l’economia circolare e l’approvazione del Programma nazionale per la gestione dei rifiuti, due riforme strutturali previste all’interno del Pnrr.

La Strategia aggiorna i principi del documento “Verso un modello di economia circolare per l’Italia. Documento di inquadramento e di posizionamento strategico”, pubblicato nel 2017 per l’attuazione della più ampia Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile approvata dal governo italiano il 2 ottobre dello stesso anno.

Tra le misure previste un sistema digitale per migliorare la tracciabilità dei rifiuti, incentivi fiscali per supportare l’utilizzo di materiali derivanti dalle filiere del riciclo (Materie prime seconde), una revisione del sistema di tassazione che promuova il riciclo a fronte dello smaltimento in discarica, la riforma dei sistemi di Responsabilità estesa del produttore e il rafforzamento degli strumenti normativi esistenti, come la legislazione “End of Waste” e i Criteri Ambientali Minimi.

La Strategia, inoltre, si legge nella sintesi del documento, «costituisce uno strumento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica e definisce una roadmap di azioni e di target misurabili da qui al 2035».

Nel 2021, secondo i dati pubblicati a inizio settimana da Conai (Consorzio nazionale degli imballaggi), l’Italia ha avviato a riciclo il 73,3% degli imballaggi immessi sul mercato, pari a 10 milioni e 550.000 tonnellate. Un risultato in leggera crescita rispetto al 2020 e al di sopra del target al 65% fissato dall’Europa entro il 2025.

Un valore che supera l’82% se alle cifre dell’avvio a riciclo sommario quelle del recupero energetico. «Più di 8 imballaggi su 10 oggi evitano la discarica. Siamo primi fra i grandi Paesi europei, secondo i dati Eurostat, per riciclo pro-capite, e la stragrande maggioranza dell’avvio a riciclo avviene sul territorio nazionale», ha commentato il presidente di Conai Luca Ruini.

Se si considera il totale dei rifiuti urbani, come riportato dai dati Ispra per il 2020, il riciclaggio si attesta al 54,4%, valore comprensivo delle frazioni in uscita dagli impianti di trattamento meccanico e meccanico biologico. L’Italia è vicina, quindi, all’obiettivo europeo del 55% entro il 2025, quota destinata a salire al 60% entro il 2030. Ancora critico il comparto della plastica, con il 48,7% della frazione riciclata. Una percentuale che scende al 41,1% se si applica il nuovo metodo di calcolo europeo in vigore dal 2020, che considera solo i rifiuti immessi a tutti gli effetti nel processo di riciclaggio ed elimina le eventuali perdite che potrebbero verificarsi nel corso della filiera.

Quello delle materie plastiche è oggi l’unico settore merceologico a non aver ancora raggiunto gli obiettivi minimi fissati dall’Europa nel cosiddetto Pacchetto Rifiuti, che prevede il 50% di riciclaggio al 2025 e il 55% entro il 2030.

In questo contesto si inserisce il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti, uno strumento di indirizzo per le Regioni e le Province autonome in un arco temporale di 6 anni da qui al 2028.

«Troppo spesso il tema dei rifiuti è stato trattato in modo ideologico», ha dichiarato la sottosegretaria alla Transizione ecologica Vannia Gava, che ha ricordato come l’Italia «continua a pagare delle sanzioni pesantissime: troppi rifiuti, più di 1,3 milioni di tonnellate, finiscono fuori Regione o all’estero a causa dell’assenza di una rete integrata di impianti funzionale».

«Grazie al Pnrr e a una corretta pianificazione», ha concluso Gava, «abbiamo finalmente l’occasione di promuovere e costruire nuovi impianti, moderni e sicuri, tecnologicamente avanzati, per il trattamento dei rifiuti dove serve».

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