Città

Capoluoghi, che ambientino!

A che punto è la transizione dei principali Comuni in Italia? Bene per mobilità dolce, orti urbani e raccolta differenziata. Ma la fragilità del territorio, l’utilizzo del suolo e le perdite idriche rappresentano ancora un problema
Credit: Riccardo Tuninato/Unsplash
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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9 luglio 2022 Aggiornato alle 17:00

Vivibilità, circolarità delle risorse naturali e resilienza ai cambiamenti climatici.

Sono le chiavi di lettura del primo rapporto “Città in transizione: i capoluoghi italiani verso la sostenibilità ambientale” realizzato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa). Lo studio, presentato il 4 luglio, analizza le tendenze dei 20 capoluoghi di regione oltre al Comune di Bolzano.

Piste ciclopedonali e qualità dell’aria

I primi dati positivi riguardano gli incentivi alla mobilità sostenibile, con piste ciclabili estese in quasi tutti i Comuni. Sul podio Torino con 166 km di piste su 100 km2 di superficie e il 61,6% di aree pedonali in più dal 2008 al 2019. Seguono Milano e Bolzano, entrambe con oltre 100 km di ciclopiste su 100 km2 di superficie.

Favorita dalla sua particolare conformazione geografica, Venezia è la prima per aree pedonali con 510 m2 ogni 100 abitanti. A distinguersi anche Firenze, unico Comune oltre al capoluogo veneto a superare i 100 m2 per 100 abitanti.

Valori inferiori a 10 m2 solo Genova e Aosta nonostante l’incremento complessivo nel periodo dal 2008 al 2019.

In controtendenza, invece, gli andamenti di Bolzano (-7,6%), Roma (-7,9%), Catanzaro (-100%) e Cagliari (-33,7%).

La qualità dell’aria mostra segnali incoraggianti soprattutto per il particolato atmosferico e il biossido di azoto, mentre restano stabili i valori dell’ozono. “È importante che nei prossimi anni le politiche di risanamento pianificate, in molti casi sinergiche con quelle per la riduzione dei gas serra, trovino piena attuazione e permettano di ridurre ulteriormente l’inquinamento atmosferico”, si legge nel rapporto.

Ancora problematica la fragilità del territorio, con la popolazione residente in aree a rischio idraulico medio che varia dalle 191 persone di Potenza alle quasi 183 mila di Firenze. “A questi problemi si aggiunge anche il rischio sinkholes (o sprofondamenti) ormai presente in quasi tutte le città italiane con Roma che, con un totale di 1088 eventi dal 2010 al primo semestre del 2021, si conferma la capitale italiana ed europea delle voragini”, si sottolinea nello studio.

Orti urbani e raccolta differenziata

Sul fronte della circolarità si registra un ampliamento generale degli orti urbani a partire da Napoli, che ha guadagnato 10 ettari dal 2011 al 2019.

Nell’ambito della mobilità, Bologna è la città che più delle altre si affida ad auto elettriche e ibride, passando da poco più dell’1% del 2015 a oltre il 5% del 2020.

Bene anche Milano, che nello stesso anno supera il 4% a partire dall’1% del 2015. Nonostante l’andamento positivo, nel 2020 restano ancora sotto l’1% Catanzaro (0,98%), Campobasso (0,8%), Potenza (0,8%), Palermo (0,8%) e Napoli (0,5%). Diminuisce invece la domanda di trasporto pubblico locale, come riscontrato in molti Comuni con l’eccezione significativa di Torino e Venezia.

L’Aquila è il capoluogo con la più bassa percentuale di suolo consumato con un valore intorno al 5%. Un parametro che tuttavia cresce in modo rischioso in quasi tutti i Comuni col picco del 66% rappresentato da Torino, «indice di una configurazione spaziale tendente alla saturazione».

Buone notizie arrivano dalla raccolta differenziata, potenziata in tutti i capoluoghi nel quinquennio dal 2015 al 2019 preso in esame.

Il Comune più virtuoso è Trento con l’82,5% seguito da Perugia, l’unico che nel 2019 ha superato il 70%. Passano da 5 a 9 i capoluoghi con una raccolta differenziata superiore al 60%, nello specifico Aosta, Milano, Bolzano, Trento, Venezia, Perugia, Cagliari, Potenza e Catanzaro.

Perdite idriche e isole di calore

Critiche, sul piano della resilienza, le perdite idriche totali, che nel rapporto viene definito come “un problema atavico delle reti comunali italiane”.

«Le quantità ingenti di acqua che vengono disperse non raggiungendo gli utenti finali determinano lo spreco molto grave di una risorsa che il cambiamento climatico sta minacciando con eventi siccitosi più frequenti, intensi e duraturi», spiegano i ricercatori.

Problematica, infine, l’impermeabilizzazione dei suoli dovuta all’impiego di materiali come asfalto e cemento, con isole di calore che nei centri urbani, in primo luogo Roma, determinano temperature superiori fino a 5 °C rispetto alle zone periferiche.

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