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Che cos’è il New Normal?

La “nuova normalità” indica il raggiungimento di una situazione diversa dopo una crisi; un concetto che, soprattutto con la pandemia, è permeato nella quotidianità dei lavoratori, grazie a smart, near e south working
Credit: Mike Von
Tempo di lettura 4 min lettura
25 maggio 2023 Aggiornato alle 15:00

Il New Normal è l’insieme dei comportamenti e delle abitudini di base alle quali le persone e le economie del mondo si adattano dopo un periodo di crisi (tipo la pandemia da Covid-19): potremmo tradurre queste 2 parole in italiano con “nuova normalità”.

Il termine in realtà non è nuovo, ma è stato originariamente utilizzato dopo la crisi finanziaria del 2007-2008. Il concetto di nuova normalità indica il raggiungimento di una situazione diversa dopo una crisi: molti la vedono come una fase transitoria, una condizione alla quale si può tornare una volta superata la crisi stessa. Ma non è sempre così.

Qual è la differenza tra New Normal e Next Normal?

Per capire meglio, è importante spiegare qual è la differenza tra New Normal e Next Normal.

Il New Normal indica, come già detto, la nuova normalità ed è una parola che viene utilizzata anche per descrivere le condizioni finanziarie e dell’economia dopo la crisi del 2007-2008: questo termine vuole intendere una situazione che in precedenza non esisteva e che ora è diventata standard.

Il nuovo descrive qualcosa che è ora, qui e che potrebbe cambiare da un momento all’altro, diventando vecchio. Un’ipotesi possibile in questo periodo, dove l’incertezza (dovuta prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina) rimanda a continui cambiamenti e precarietà.

Il Next Normal, la prossima normalità, è un concetto più complesso che suggerisce più dinamicità e descrive qualcosa che verrà dopo rispetto a quello che accade oggi.

Smart working, near working, south working: quali sono le differenze?

Sempre prima della pandemia, il New Normal non era certamente lo smart working: molte persone neanche conoscevano l’esistenza di questa modalità di lavoro.

Smart working, ma anche near working e south working si sono trasformati in argomenti quotidiani e a prendere il sopravvento (per necessità prima e per abitudine poi) è stato il fatto di lavorare a distanza e continuare la formazione aziendale con strumenti come il digital learning: tutto ciò è diventato la nuova normalità.

Oggi, nell’era del New Normal, i vertici aziendali ripensano al lavoro in smart working come un’opportunità per essere agili e flessibili nel mercato ma anche per la gestione del personale. Oltre a preservare la sicurezza aziendale, questa modalità rappresenta un modo per migliorare la comunicazione dell’azienda e anche i rapporti con i dipendenti, sempre più propensi a continuare, anche se parzialmente, il lavoro da casa.

Esistevano già alcune aziende che, ancora prima della pandemia, conoscevano e applicavano lo smart working ma, dopo l’emergenza sanitaria, si sono sviluppati nuovi concetti lavorativi, come il near working. Questo consiste (anche in relazione alla traduzione dall’inglese “lavorare vicino”), in un modello ibrido tra il classico lavoro in ufficio e quello svolto completamente a casa. Una soluzione sono gli spazi coworking che molte aziende stanno mettendo a disposizione dei lavoratori, il più possibile vicino a dove abitano. In questo modo si evitano eccessivi spostamenti (quindi ne beneficia anche l’ambiente) ma dà anche la possibilità di separare lo spazio lavorativo da quello domestico.

Il near working rappresenta un aiuto anche per l’economia e le attività di locali e bar che accettano di mettere a disposizione delle aree di coworking. I benefici per i dipendenti sono molti, come evitare lo stress della vita da pendolare o condividere uno spazio con altre persone per mantenere un legame sociale, senza considerare poi il valore positiva che il dipendente attribuisce all’azienda che si rende disponibile a cercare una soluzione ibrida per organizzare il lavoro e si dimostra interessata al miglioramento della qualità della vita dei propri dipendenti.

Il south working, invece, che deriva dall’inglese “lavorare al sud”, è considerato un fenomeno tutto italiano. Questa locuzione è stata inventata quando, dopo il primo lockdown, molti lavoratori provenienti dal Meridione ma che lavoravano a Nord decisero di tornare al Sud, soprattutto dopo il protrarsi della situazione di incertezza sanitaria. E quindi il south working, nato come un riavvicinamento per necessità alla propria terra di origine, sta diventando una vera modalità di lavoro, con benefici di salute, economici e affettivi.

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