Diritti

La lezione che la Corte suprema Usa (non) può dare all’Italia

Dopo aver cancellato il diritto all’aborto, eliminato alcune restrizioni sull’acquisto di armi, il più alto grado della magistratura statunitense ha diminuito il potere dell’agenzia federale per la protezione ambientale. Azioni che possono insegnare al nostro Paese cosa non fare
La protesta, a Foley Square, di alcuni dimostranti e del movimento Extinction Rebellion di New York contro la decisione della Corte Suprema di ridurre i poteri dell'Agenzia per la protezione ambientale
La protesta, a Foley Square, di alcuni dimostranti e del movimento Extinction Rebellion di New York contro la decisione della Corte Suprema di ridurre i poteri dell'Agenzia per la protezione ambientale Credit: Gina M Randazzo/ZUMA Press Wire
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4 luglio 2022 Aggiornato alle 06:30

“L’unica domanda che rimane è se i nostri leader avranno la forza, la fermezza e l’audacia per definire una nuova strada per la democrazia americana”, scriveva qualche giorno fa Jamelle Buoie, columnist del New York Times.

In pochi giorni la Corte Suprema americana ha cancellato il diritto all’aborto, eliminato alcune restrizioni sull’acquisto di armi, diminuito il potere dell’agenzia federale per la protezione ambientale e, decidendo sul caso di un allenatore di football, ha allentato notevolmente i confini della neutralità religiosa delle scuole pubbliche.

“L’America avrebbe bisogno di aggiornare la sua casa”, riassume in conclusione del suo editoriale sul Sole 24 Ore Sergio Fabbrini.

Oppure, per dirla con un costituzionalista esperto e appassionato del sistema americano, Francesco Clementi, ha bisogno di un “nuovo patto politico-istituzionale”.

Ma è possibile nell’era delle ali estreme? Nell’era del trumpismo?

A dircelo saranno probabilmente le elezioni di midterm a novembre, quando queste stesse decisioni della corte potrebbero avere un peso decisivo nelle scelte degli elettori.

Intanto, pur nella diversità profonda dei sistemi istituzionali, proviamo a trarne una lezione per l’Italia.

La sentenza sull’aborto è figlia del rovesciamento di una precedente sentenza del 1973.

Ma dal 1973 la politica americana ha scelto di occuparsene solo marginalmente, senza dare concretezza normativa con una legge specifica a questo precedente ed è anche per questo che la nuova corte a maggioranza ultraconservatrice è potuta intervenire con questo livello di incisività. Vi ricorda qualcosa?

A noi i molti richiami della nostra Corte Costituzionale e le sentenze rimaste inattuate da un Parlamento che non ha avuto ancora il coraggio di trovare i giusti compromessi.

Tra tutti, spiccano il tema del suicidio assistito e la decisione sulla fine vita, che lasciano decine di persone afflitte da intollerabili sofferenze in un limbo giuridico, costrette a chiedere agli avvocati di rivolgersi alla Asl, a infilarsi in tunnel amministrativi dall’esito incerto.

Il tempo c’è ancora.

Avranno i nostri leader la forza, la fermezza e l’audacia per mettere fine a tutto questo?

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