Ambiente

Alberi e addobbi. Belli a Natale, insostenibili a gennaio?

In Italia nel periodo natalizio vengono venduti in media 13,5 milioni di alberi veri e di stelle di Natale. E quelli sintetici? Quale la scelta più sostenibile?
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7 dicembre 2021 Aggiornato alle 09:33

Iconografia di secoli di storia. Mese di dicembre. Babbo Natale. Renne. Regali. Albero. Che al tempo dei social media diventa: gara a chi ha “lo spelacchio” più bello, gli addobbi più speciali, lo scatto migliore davanti alle pile di scatole incartate.

Mese di gennaio: albero di Natale ciao. Cioè che l’indecisione tra albero vero e albero finto è solo di questo mese, per l’avvento? Ma poi?In Italia nel periodo natalizio vengono venduti in media 13,5 milioni di alberi veri e di stelle di Natale, di cui circa 3,6 milioni di abeti. Negli Stati Uniti si va oltre i 30 milioni, mentre la Danimarca è il paese dove se ne coltivano ed esportano di più in Europa, circa 10 su 12 milioni.

E quelli sintetici? Negli Stati Uniti vengono acquistati circa 10 milioni di alberi finti all’anno. Quasi il 90% di questi viene spedito in tutto il mondo dalla Cina, con un conseguente aumento delle emissioni di anidride carbonica. A causa del materiale di cui sono fatti, la maggior parte degli alberi artificiali non sono riciclabili e finiscono nelle discariche locali.

“Un albero di 2 metri ha un’impronta di Co2 di 10 volte superiore a quella di uno vero, che a fine vita può produrre energia o essere ripiantato” - spiega a La Svolta Andrea Zenari, responsabile della Fattoria del Legno, azienda che coltiva e vende abeti destinati alle feste di Natale - “Evitare la plastica in questo senso significa però anche contribuire all’economia di aziende che lavorano nelle aree interne del nostro paese e che hanno al centro della loro attività la sostenibilità e il rispetto delle nostre foreste”.

In media un abete impiega dagli 8 ai 10 anni per crescere fino a 180 centimetri circa. Quelli italiani disponibili sul mercato natalizio derivano per il 90% da coltivazioni vivaistiche specializzate, gestite da piccole aziende agricole del territorio nazionale rurale. Il restante 10%, i cosiddetti cimali o punte di abete o giovani piante destinate al taglio, deriva da normali pratiche di gestione forestale di diradamento, indispensabili per far sviluppare meglio le foreste.

“Scegliere un albero di Natale vero, è un gesto importante sia per l’ambiente che per l’economia del nostro territorio”, dichiara Zenari. Per ridurre l’impatto ambientale, è importante considerare la provenienza dell’albero: più è vicino il luogo di coltivazione o il bosco dal quale è stato prelevato, minore sarà l’impatto sull’ambiente per il trasporto.