Ambiente

Il rischio incendi è alle porte: siamo pronti ad affrontarlo?

Scattano le prime allerte in Emilia Romagna, mentre la Sicilia è già interessata da diversi roghi. Agronomi e forestali ricordano l’importanza di giocare d’anticipo: il loro auspicio è dedicare una quota maggiore del Pnrr alla pianificazione del territorio
Alcuni momenti dell'incendio che il 27 giugno ha colpito una vasta area di vegetazione nella zona di via dell'Idroscalo ad Ostia
Alcuni momenti dell'incendio che il 27 giugno ha colpito una vasta area di vegetazione nella zona di via dell'Idroscalo ad Ostia Credit: TELENEWS
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4 luglio 2022 Aggiornato alle 13:00

L’Italia secca è una polveriera potenzialmente pronta a esplodere. Anche quest’anno, come nella scorsa estate, il rischio incendi resta elevato per uno Stivale sempre più secco e che soffre di una siccità tra le peggiori degli ultimi 70 anni.

Con le temperature che dal primo luglio sino al 6 resteranno elevate in molte aree del Nord e del Centro-Sud, e con pochi territori soltanto nella zona dell’arco alpino e delle pre-Alpi che sono stati bagnati dai violenti temporali dei giorni scorsi, i rischi restano dunque concreti.

In Emilia-Romagna, già da questo week-end, è stata emessa un’allerta arancione che riguarda diverse province per il rischio incendi boschivi che viene esteso a tutto il territorio. Sotto stretta osservazione anche le isole, dalla Sardegna dove lo scorso anno bruciarono migliaia di ettari di territorio sino alla Sicilia che, nella zona del catanese, in questi giorni ha già a che fare con le prime fiamme.

In zone boschive, nel frattempo, si tenta di giocare d’anticipo: lo splendido Parco delle Foreste Casentinesi per esempio questa estate ha deciso di vietare a priori i barbecue, adottando nella lotta agli incendi la “strategia del riso freddo”, come hanno ironicamente spiegato dall’ente parco.

Nel frattempo, in previsione di mesi sempre più bollenti in terreni aridi dove i venti che soffiano potrebbero alimentare le fiamme, anche la CONAF (Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali) fa il punto della situazione chiedendo di «uscire dalla logica dell’emergenza per passare alla pianificazione del territorio».

Proprio CONAF in questi giorni ha tracciato una sorta di primo bilancio della primavera e dell’inizio estate spiegando che «le scarse precipitazioni di questi giorni nel Nord Italia non hanno allontanato la siccità che sta continuando ad avvolgere la Penisola. Dalla Sardegna all’Abruzzo, dall’Emilia-Romagna alla Sicilia l’estate rovente rischia di diventare un bollettino di incendi boschivi, purtroppo quasi sempre di origine dolosa o colposa.

Finora, fortunatamente le cronache riportano solo piccoli episodi locali prontamente risolti, ma con la siccità prolungata e le temperature torride di questi giorni, il rischio incendi è davvero concreto.

L’esperienza sul campo di migliaia di dottori agronomi e forestali porta verso un’unica soluzione: pianificare per tempo gli interventi, con un impegno a lungo termine e con adeguati investimenti in prevenzione. Già, ma come fare per cercare di prevenire i roghi?

Gli esperti spiegano che fra le attenzioni necessarie «si deve incentivare il presidio del territorio, ricordando agli imprenditori agricoli il ruolo di sentinelle, consentendo loro di svolgere serenamente le attività rurali e zootecniche, compreso il pascolamento in bosco. Per contrastare gli incendi si deve riscoprire la cura del territorio. I devastanti incendi della scorsa estate, in particolare quelli accaduti in Sardegna, hanno evidenziato le tante, troppe superfici abbandonate dai proprietari, che non trovano remunerazione adeguata per occuparsi delle proprietà».

Nello specifico, come ha ricordato il presidente CONAF Sabrina Diamanti, serve soprattutto «la pianificazione e la progettazione del territorio, anche quello forestale, la realizzazione di opere specifiche quali fasce parafuoco, la realizzazione di invasi e l’attuazione di incendi di interfaccia, la sistemazione della viabilità forestale, e soprattutto gestione attiva del bosco».

«Attraverso la pianificazione di area vasta si può contribuire alla prevenzione degli incendi boschivi e al restauro di aree frammentate, degradate e percorse da incendio. Urgono piani antincendio, coordinati con la corretta pianificazione territoriale delle aree boscate a macchia mediterranea e non. Inoltre, un’adeguata pianificazione consente di individuare le criticità e le vocazioni delle aree agricole e forestali per organizzare gli interventi migliorativi e manutentivi nel tempo».

Tutte strategie preventive, perché non possiamo aspettare semplicemente l’arrivo delle fiamme e poi, ogni volta, gridare all’emergenza. Bisogna giocare d’anticipo: «Le risorse che oggi il Pnrr dedica agli incendi sono ancora molto orientate all’acquisto di macchinari e tecnologie per lo spegnimento e ai fondi per il ripristino delle aree percorse dal fuoco. Si tratta di momenti decisivi, ma questi interventi mantengono un approccio emergenziale che dobbiamo imparare a contenere. Vorremmo invece che una quota superiore dei fondi si spostasse alla fase di pianificazione del territorio, per contare meno danni, meno morti e avere soluzioni di lungo periodo», concludono agronomi e forestali.

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