Bambini

Gli “sprint” della crescita dei bambini

Come ben dice il nome, gli scatti di crescita sono normali fasi di accelerazione dello sviluppo del piccolo, ma che spesso possono cogliere i genitori impreparati. Per fortuna, c’è un modo per riconoscerli e gestirli al meglio
Credit: Kyle Nieber/unsplash
Tempo di lettura 4 min lettura
2 luglio 2022 Aggiornato alle 06:30

Un proverbio africano afferma «Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio», un saggio detto per ricordare quanto impegno, tempo e competenze servano per svolgere il lavoro di genitori… e quanta pazienza. Una delle cose che mette a dura prova le famiglie sono i cosiddetti “scatti di crescita”.

Si tratta di fasi fisiologiche di accelerazione della crescita che si verificano normalmente nel corso dello sviluppo, ma che possono cogliere i genitori impreparati. Sono caratterizzate da veri e propri “salti” nello sviluppo fisico, motorio, cognitivo ed emotivo. Tali situazioni possono facilmente destabilizzare i genitori (abituati a una consolidata routine con i loro piccoli, spesso acquisita con sacrificio) che improvvisamente hanno la percezione di non sapere come comportarsi nella gestione dei loro bambini.

A tal proposito, la più recente letteratura scientifica ha evidenziato l’importanza del sostegno alla madre durante l’allattamento. La donna, infatti, in assenza di un adeguato supporto e di una corretta informazione, può vivere con preoccupazione i possibili cambiamenti comportamentali del bambino e l’aumento della richiesta di latte da parte del piccolo. I rischi conseguenti a questo disagio sono l’abbandono dell’allattamento al seno e il peggioramento di un eventuale stato di depressione post-partum.

Molti genitori chiedono al proprio pediatra di riferimento se esiste una tabella degli scatti di crescita, o comunque vogliono sapere esattamente quanti sono questi scatti di crescita nell’età infantile. Se ci si affida unicamente a internet, è possibile trovare varie indicazioni a 3 o a 4 mesi, così come sugli scatti di crescita a 6 mesi e così via. Non è precisamente così perché dobbiamo considerare l’unicità di ogni gravidanza, di ogni parto e di ogni diade madre-bambino.

Questo vuol dire che ogni caso è a sé e che è poco utile, se non controproducente, tracciare scadenze definite per ogni scatto di crescita, soprattutto per quanto riguarda le storie di allattamento gravate da qualche difficoltà.

Questi fenomeni del tutto fisiologici possono peggiorare situazioni a rischio di depressione post-partum, una condizione che, se ignorata o misconosciuta, può portare a gravi conseguenze. Una madre non correttamente supportata e informata, infatti, può arrivare a sentirsi inadeguata nel momento in cui non riesce a spiegarsi i cambi repentini di comportamento del bambino, o temere di essere impreparata e di non riconoscere i segnali dello “scatto di crescita della settimana X”.

Come riconoscere gli scatti di crescita?

La capacità di individuare e riconoscere lo scatto di crescita è un aspetto che viene sottolineato nelle raccomandazioni dell’Unione Europea riguardo l’alimentazione dei lattanti e dei bambini fino ai 3 anni.

Per scendere nello specifico, in questi frangenti il piccolo o la piccola: aumenta la frequenza delle poppate, ha episodi di pianto frequenti, richiede più latte rispetto alle poppate usuali. La cosa positiva è che tali sintomi durarono al massimo due/tre giorni.

Come gestirli?

Quando siamo di fronte a uno scatto di crescita dobbiamo fare innanzitutto una distinzione tra i casi in cui il piccolo è nutrito al seno o con formula artificiale.

Nel primo caso, riconosciuti i possibili segnali e dopo aver valutato che vi sia una correlazione con l’aumentata richiesta di latte, è bene cercare di assecondare il bambino attaccandolo più spesso al seno. Se vengono sporcati almeno cinque-sei pannolini al giorno con feci giallastre e urine trasparenti, non c’è bisogno di preoccuparsi o di dubitare della sufficienza del latte.

Nel caso di allattamento con latte artificiale è bene cercare di mimare quanto più possibile l’allattamento materno, incrementando per qualche giorno la quantità di formula finché il bambino lo richiede, per poi tornare alle quantità abituali al termine dello scatto di crescita.

Quella che ritengo però sia la cosa fondamentale, è favorire un lavoro di squadra che ponga al centro la madre e il bambino, che devono essere sostenuti dalla complicità e dalla empatia del partner. E, perché no, quando è possibile dei nonni a patto che vi sia una chiara definizione dei ruoli e che tutti lavorino per la serenità del bambino.

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