Diritti

Ius Scholae. E il dibattito si infiamma

Mercoledì approderà in Parlamento il disegno di legge sulla riforma della cittadinanza per i figli di persone straniere. C’è chi parla di “banca di voti” per i partiti favorevoli, come se questi ragazzi fossero solo dediti al voto di scambio
Credit: Cottonbr
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27 giugno 2022 Aggiornato alle 06:30

Già in previsione del 29 giugno la discussione si è riaccesa. È facile che in questa settimana la questione di come e quando concedere la cittadinanza ai figli di stranieri che vivono nel nostro Paese torni al centro della scena.

Mercoledì approda in Parlamento il disegno di legge di Giuseppe Brescia (M5S) che prevede che diventino Italiani tutti coloro che - arrivati qua prima del dodicesimo anno di età - abbiano completato almeno un ciclo scolastico o abbiano fatto almeno cinque anni in una delle nostre aule.

La frattura, non solo politica, è insanabile: da una parte chi trova assurdo che si possa discutere intorno a ragazzi che sono sostanzialmente già Italiani, dall’altra chi pensa che la cultura d’origine di questi bambini prevalga inevitabilmente e che si debbano aspettare i 18 anni perché effettuino una scelta.

Ma quale cultura? Di quale Paese? E cosa caratterizza esattamente quella italiana? Cosa hanno in comune culinariamente, in termini di formazione, di attitudine, di gestione dei rapporti un altoatesino e un napoletano, tanto da poter identificare un tratto comune nel quale i giovani stranieri possano riconoscersi?

Dal nostro punto di vista sono domande che restano senza risposta. Ma l’obiezione più stupida che sentirete in giro è quella secondo la quale costoro diventeranno una banca di voti per i partiti che favoriranno l’ottenimento dell’agognato documento d’Identità con scritto “Repubblica Italiana”. Come se - stranieri solo legalmente - non abbiano le loro idee su come debba essere governato il Paese, non siano in grado di riconoscere la rispondenza di un certo partito al loro modo di sentire.

Come se non esistessero tra loro tradizionalisti che giudicheranno le idee dell’area più cattolica della Lega o di Fratelli d’Italia molto vicine; come se non ci fossero tra loro persone che giudicheranno questa legge debole, insufficiente e tardiva e ne incolperanno proprio i Cinque Stelle e il PD; come se non ci fossero (per esempio) tra i cittadini dell’est Europa extracomunitario uomini e donne contrari alla cosiddetta “immigrazione selvaggia” dal Nordafrica.

Come se fossero una massa informe dedita al voto di scambio: tu dammi la cittadinanza, io barro il tuo simbolo nell’urna, come balneari, tassisti o farmacisti con le leggi che li riguardano. Ma sono singoli individui, non una categoria.

Al limite costituiscono comunità che si generano per origine, quartiere di residenza, vita sociale, frequentazioni, letture, fede religiosa, lavoro svolto e mille altre contaminazioni. Proprio come balneari, tassisti e farmacisti, che infatti non votano in blocco gli stessi partiti.

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