Diritti

Anche la ricerca scientifica sottovaluta le donne

Uno studio pubblicato su Nature rivela che negli Stati Uniti le ricercatrici sono più ignorate e meno citate come autrici rispetto ai colleghi uomini. Inoltre, ottengono meno sovvenzioni e solo raramente ricoprono posizioni di leadership
Una patologa osserva un vetrino istologico al microscopio
Una patologa osserva un vetrino istologico al microscopio Credit: National Cancer Institute/unsplash
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26 giugno 2022 Aggiornato alle 11:00

Neanche la scienza è immune dal gender gap. Lo dimostra una ricerca pubblicata sulla celebre rivista scientifica Nature e condotta da un team composto da studiosə che, in linea con la tesi della ricerca, vanno giustamente citatə: Julia I. Lane, Britta M.Glennon, Bruce A. Weinberg, Raviv Murciano-Goroff, Enrico G. Berkes e Matthew B. Ross.

Secondo i dati raccolti nella loro pubblicazione, dal titolo “Le donne sono meno accreditate nella scienza rispetto agli uomini”, per guadagnare più riconoscimenti sugli articoli scientifici le ricercatrici devono lavorare più duramente degli uomini.

Non solo: hanno meno probabilità di essere nominate come autrici di studi o inventrici di brevetti, ottengono meno sovvenzioni e ricoprono più di rado posizioni di leadership.

Ə autorə, che provengono da varie università statunitensi, tra cui il National Bureau of Economic Research nel Massachussets, la New York University e la Northeastern University, spiegano che i contributi femminili alla ricerca sono “spesso non riconosciuti, non apprezzati o ignorati”, e questo vale per quasi tutti i campi scientifici e le fasi della carriera negli Stati Uniti.

Virginia Valian, psicologa all’Hunter College di New York City, ha spiegato che questa ricerca è «innovativa e importante» perché in parte spiega il motivo per cui le donne pubblichino meno degli uomini: «È un campanello d’allarme sia per gli scienziati che per le agenzie di finanziamento che dovrebbero preoccuparsi di come i capigruppo accreditano il lavoro dei loro membri».

Come è stata condotta l’indagine? L’economista Matthew Ross e il team hanno utilizzato un set di dati provenienti da un consorzio di università americane, l’Institute for Research on Innovation and Science, prendendo in considerazione circa 10.000 gruppi di ricerca statunitensi e le relative informazioni su 129.000 ricercatorə.

Hanno indagato su titolo di lavoro, campi di ricerca, borse di studio ricevute e sul tempo dedicato a ciascuna sovvenzione tra il 2013 e il 2016. In base al nome proprio deə ricercatorə, ə autorə hanno assegnato un genere a ciascuna persona presente nel dataset, utilizzando due algoritmi informatici, senza tenere conto di non binari o gender-fluid.

Incastrando i team di ricerca, gli articoli scientifici pubblicati e i brevetti, hanno potuto capire chi era stato nominato tra le pubblicazioni uscite tra il 2014 e il 2016 e calcolare le differenze per genere.

La probabilità che un uomo sia mai stato nominato autore o inventore era del 21%, rispetto al 12% per una donna. Anche quando uomini e donne ricoprivano la stessa posizione, le donne avevano il 5% di probabilità in meno di essere nominate autrici o inventrici rispetto agli uomini.

Per stimare le possibili attribuzioni perse dalle ricercatrici, ə studiosə hanno poi confrontato i membri del team impiegati un anno prima della pubblicazione di un articolo, cioè ə potenziali autorə, con l’elenco deə effettivə autorə finali. Il risultato? In tutti i campi di lavoro, gli uomini avevano il doppio delle possibilità delle donne di essere nominati su qualsiasi documento scientifico.

Non si tratta di una novità: molte ricerche precedenti avevano già dimostrato che le autrici senior hanno meno probabilità di essere citate rispetto agli uomini, anche se pubblicano sulle stesse riviste.

Oltre all’analisi dei dati amministrativi e all’indagine suə autorə, Ross e il team hanno voluto sentire l’opinione di alcunə deə direttə interessatə, coinvolgendo 2.660 ricercatorə che hanno pubblicato un articolo dal 2014 in avanti.

Sia donne che uomini hanno dichiarato di essere statə esclusə dai documenti a cui avevano dato il proprio contributo, ma l’universo femminile è stato colpito in modo sproporzionato.

Per il 49% delle ricercatrici e il 39% dei ricercatori, il motivo più comune per non aver ottenuto uno spazio come autorə è stato che il loro contributo scientifico sia stato sottovalutato.

E cosa è stato fatto per ottenere l’attribuzione di uno studio? Le donne, in media, hanno dovuto lavorare più duramente, facendo molto di più in termini di cura dei dati, scrittura, revisione e modifica. L’unica categoria in cui gli uomini hanno dato un contributo maggiore è lo sviluppo di software.

«Capire come funzionano i team è importante per migliorare la cultura della ricerca», ha spiegato la coautrice dello studio Julia Lane, economista della NYU. «Documenti e borse di studio non fanno scienza. Le persone e le squadre fanno la scienza».

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