Città

Milano è più povera che mai

Secondo la fotografia realizzata dal programma Cuore Visconteo, nel capoluogo lombardo, il 35% delle famiglie intervistate sta vivendo una grave (e inedita) condizione di povertà. Tanto da non potersi permettere cibo né medicinali
Credit: ANSA/Matteo Bazzi
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
24 giugno 2022 Aggiornato alle 11:00

Circa 5,6 milioni di persone in Italia vivono in condizione di povertà assoluta: stiamo parlando del 7,5% della popolazione. I dati diffusi dall’Istat delineano un trend preoccupante, aggravato dalla pandemia.

Guardando alla città di Milano, secondo un’indagine realizzata da Fondazione di Comunità di Milano Città, Sud Est, Sud Ovest e Adda Martesana, condotta su un campione di 42 famiglie con figliə minorenni sostenute dal programma Cuore Visconteo, il 35% sta affrontando una situazione di povertà mai sperimentata prima.

Il 40,5% non dispone delle risorse necessarie per l’acquisto del cibo e il 28,6% non può far fronte alle spese sanitarie. Il 45,2% è in arretrato sul pagamento delle rate d’affitto e delle utenze. Il 26% non riuscirebbe a far fronte a spese impreviste.

Inoltre, il 66,7% sostiene di avere debiti e di questa quota il 19% è oggetto di provvedimenti giudiziari legati alla situazione debitoria. Il 48,5% riceve un sostegno economico dalla famiglia allargata, il 40,6% da amicə e il 56,2% e il 45,5% rispettivamente da organizzazioni no profit e dai servizi sociali.

«I dati di questo primo anno di Cuore Visconteo, tracciati grazie a un monitoraggio costante, dimostrano l’efficacia crescente delle azioni di intervento contro le povertà. Un esempio? La maggior parte dei nuclei familiari entrati in contatto con l’equipe socioeducativa di Cuore Visconteo non sono segnalati dai servizi sociali, ma chiedono sostegno in modo autonomo, facendo emergere povertà sommerse cui nessuno prima dava risposte», commenta Filippo Petrolati, direttore di Fondazione di Comunità Milano Città, Sud Est, Sud Ovest e Adda Martesana.

«Questo è una delle finalità del programma: grazie a un network che coinvolge circa 30 organizzazioni con competenze diverse e complementari, il territorio sta costituendo un modello di welfare di comunità capace di intercettare le priorità e rispondere ai bisogni emergenti su impulso e con il supporto della nostra Fondazione», ha aggiunto.

In base ai dati presentati dalla Fondazione, sono 909 i nuclei familiari ad aver ricevuto gli aiuti alimentari per un valore di oltre 220.000 euro; inoltre 240 genitori e 153 bambinə hanno partecipato a laboratori educativi e volti alla socializzazione.

Un altro problema da non sottovalutare è rappresentato dalla povertà educativa, che incide sulla capacità delle fasce d’età più giovani di coltivare le proprie aspirazioni e i propri talenti. Il rischio è quindi quello di innescare un circolo vizioso generazionale.

Guardando alla media nazionale, ci sono oltre 1.200.000 bambinə che vivono in condizioni di grave indigenza: è chiaro che le difficoltà economiche possono creare le condizioni ideali per la povertà educativa. Diventa infatti difficile, di fronte a incombenze come il cibo o l’affitto, permettersi i libri scolastici, una mostra o un film cinema.

Tutto questo priva bambinə e ragazzə di opportunità educative e luoghi in cui dedicarsi ad attività culturali. In Italia, infatti, 1 minore su 7 abbandona prematuramente gli studi e quasi il 50% deə bambinə e adolescenti non ha mai letto un libro.

A ben vedere, Milano è tra i centri urbani che offrono più opportunità da questo punto di vista, a partire dalla presenza di dispositivi elettronici nelle scuole: come riporta lo studio compiuto nel 2021 da OpenPolis e Con I Bambini, circa la metà deə studenti milanesi (44,5%) svolge la didattica in un plesso con oltre 10 pc (contro il 36-37% di Roma e Napoli).

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