Bambini

Il bambino digitale

Le tecnologie vanno prese per ciò che sono: un aiuto e supporto utile e spesso indispensabile. Ma da usare sempre con qualche accortezza
iHeart illustra l'ironia dei social media
iHeart illustra l'ironia dei social media Credit: iHeart
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25 giugno 2022 Aggiornato alle 06:30

Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che alla fine degli anni Cinquanta aveva la televisione e il telefono in casa. Mio padre, anche per il suo lavoro, è sempre stato un appassionato di tecnologia e mi ha trasmesso questa passione che mi ha consentito, durante il periodo universitario, di poter essere inviato a imparare presso il CNUCE di Pisa, che all’epoca era come andare da Steve Jobs, l’utilizzo di uno dei primi computer della Clinica Pediatrica con il quale avevamo la possibilità di elaborare i dati in nostro possesso per fare pubblicazioni scientifiche.

Oggi nel nostro Paese, 8 bambini su 10 tra i 3 e i 5 anni sanno usare il cellulare dei genitori e bambini ancora più piccoli hanno familiarità con il telecomando della tv e con i computer, non solo, molti genitori usano il “telefonino” per distrarre o calmare i figli già durante il primo anno di vita.

Ma siamo davvero consapevoli dei rischi per la salute psicofisica di un utilizzo precoce dei dispositivi digitali nei bambini? In realtà se ne parla poco e, se da un lato i cosiddetti nativi digitali (nati dagli anni ’80, la maggior parte dei genitori di oggi) hanno con questi strumenti una familiarità incredibile, che influenza tutti gli ambiti della loro vita, dal gioco alle relazioni sociali, fino al modo in cui si rapportano alle conoscenze, dall’altro mancano spesso di una consapevolezza nell’utilizzo di tali tecnologie.

I computer, i tablet, gli smarthphone, costituiscono fonti fondamentali per la comunicazione e per l’informazione, inoltre contribuiscono sicuramente a migliorare l’efficacia del sistema educativo e a sviluppare le cosiddette reti sociali. Per non essere considerati analfabeti oggi non basta più imparare a leggere, scrivere e far di conto, ma è necessario acquisire le abilità per utilizzare al meglio la tecnologia.

Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia; le opportunità che la moderna informatica ci offre, non sempre sono sfruttate in maniera corretta e, nel caso dei bambini, consapevole e possono addirittura provocare danni alla salute e interferire con l’apprendimento e la vita di relazione.

Allora, dobbiamo ritornare al passato? Direi proprio di no, non è né possibile né proponibile ma è giusto che quando diamo un cellulare in mano ai nostri figli teniamo conto dei pro e dei contro. Vorrei condividere a tal proposito ciò che dice la letteratura scientifica sugli effetti sia positivi che negativi degli strumenti digitali sulla salute dei bambini stilando un decalogo di consigli.

1) Evitare l’utilizzo di smartphone e tablet prima dei due anni in quanto non sappiamo ancora con precisione quanto l’influenza delle onde elettromagnetiche e la temperatura siano pericolose soprattutto per i bambini più piccoli.

2) Evitare l’utilizzo di tv e telefonini durante i pasti sia per ragioni di sicurezza legata all’inalazione del cibo, sia perché il bambino non si rende neppure conto di ciò che mangia, sia perché è stata provata una correlazione con sovrappeso e obesità.

3) Evitare l’utilizzo di videogiochi e tv prima di andare a dormire per evitare disturbi della qualità e della quantità del sonno, sia per l’eccesso di stimoli ma anche per la luminosità dello schermo.

4) Limitare l’uso dei device al massimo di 1 ora al giorno nei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni e 2 ore per quelli di età tra i 5 e gli 8 anni. Esiste una stretta relazione tra quantità del tempo trascorso davanti allo schermo, bassi livelli di attenzione e scarso profitto, aumento di casi di cefalea e dolori muscolari da postura scorretta.

5) Attenzione alla vista l’uso continuo dello smartphone può causare la cosiddetta sindrome dell’occhio secco che determina la sensazione di un corpo estraneo nell’occhio e bruciore. Inoltre gli schermi utilizzati a una distanza ravvicinata, affaticano l’occhio e possono determinare una condizione chiamata “esotropia acquisita concomitante”.

6) Attenzione all’udito. La precoce e prolungata esposizione a intensi livelli di rumore senza periodi di interruzione può portare a una alterata percezione dei suoni, con possibili interferenze nello sviluppo del linguaggio, nella socializzazione, nella comunicazione e nell’ interazione con gli altri bambini.

7) Evitare programmi con contenuti violenti.

8) Usare le mani e non solo i polpastrelli. L’uso dei touchscreen può interferire con lo sviluppo cognitivo dei bambini che hanno bisogno di un’esperienza diretta e concreta con gli oggetti in modo da affinare il pensiero e la capacità di risolvere i problemi.

9) Evitare l’uso di telefonini e tablet per “far stare buoni” i bambini.

10) Evitare di lasciare i bambini da soli con i vari device. Non dimentichiamoci che la rete è un mare che richiede una guida esperta per non cadere nelle tante trappole che vi si possono incontrare.

Ovviamente non dobbiamo vietare a prescindere ai bambini l’utilizzo delle tecnologie digitali, anzi alcune applicazioni hanno dimostrato di essere molto importanti per favorire l’apprendimento in età prescolare e scolare, purché usate insieme ai genitori o a insegnanti. Inoltre, c’è una consolidata letteratura sui vantaggi dell’utilizzo del tablet per i bambini affetti da DSA (disturbi dello spettro autistico) e problematiche dell’apprendimento.

Al di là di queste riflessioni, ritengo che tutti noi dovremmo ogni tanto fermarci a osservare, ascoltare, dialogare con i nostri figli e prepararci ad accompagnarli in un mondo nuovo, nel quale essi sono spesso i nostri “maestri”. Non dimenticandoci che sono pur sempre bambini. Come per tutte le cose è fondamentale il buon esempio.

Non dobbiamo essere schiavi della tecnologia ma servirci di essa. Le nuove tecnologie vanno prese per ciò che sono: un aiuto, un supporto utile e spesso indispensabile che dovrebbero però servire a darci più tempo da dedicare ai nostri bambini e ad avere ancora più tempo per un ritorno alle relazioni umane.

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