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Una spesa 100% sostenibile è possibile. Ecco come farla

Anche se a un primo sguardo possono sembrarlo, non tutti gli alimenti sono veramente green. Come riconoscerli? Seguendo qualche utile suggerimento per realizzare una lista della spesa davvero eco-friendly
Credit: nrd/unsplash

Andare al supermercato per fare la spesa è un meccanismo quasi quotidiano a cui spesso non diamo molta importanza. Caricare il carrello con i prodotti che mancano in casa e che molte volte risultano superflui è un gesto a cui badiamo poco, spinti dal consumismo e dal mercato.

Fare una spesa sostenibile, invece, risulta necessario per migliorare il proprio stile di vita e portare benefici all’ecosistema del Paese.

Spesa sostenibile: cos’è e perché farla

Fare una spesa consapevole e sostenibile significa scegliere i prodotti giusti, di qualità, di cui si conosce la provenienza reale e che durante la produzione e la distribuzione non abbiamo recato danni a cose e persone, a animali e all’ambiente.

In linea generale, sostenere l’acquisto sostenibile e fare una spesa intelligente oggi è sempre più richiesto dalla società. Prima, poteva essere vista più come una moda ma adesso potrebbe diventare un vero stile di vita, un’occasione per occuparci del Pianeta già dalle piccole azioni quotidiane.

Nell’era del digitale, poi, l’evoluzione del tema (sempre con l’obiettivo di tutelare l’ambiente) è anche quello di digitalizzare i nostri movimenti e fare una spesa sostenibile online.

Spesa consapevole e sostenibile: come farla

Per una vera spesa intelligente, il primo step è quello di acquistare alimenti sostenibili, di scegliere prodotti freschi con pochi imballaggi in plastica o cartone. In molti supermercati i sacchetti per frutta e verdura non sono più monouso ma si possono riutilizzare per l’umido.

A proposito di buste e sacchetti per la spesa, conviene portare sempre dietro quelle riutilizzabili: per non dimenticarle, basterà lasciarle in macchina o in un posto comodo in casa così da ricordarsi prima di andare al supermercato.

Inoltre, sarebbe meglio scegliere cibi naturali rispetto a quelli elaborati. In pratica, per lo spuntino di metà pomeriggio, meglio frutta fresca e secca che merendine e dolciumi, sia per avere un’alimentazione più sana che sostenibile, a vantaggio nostro e dell’ambiente.

Sempre per ragioni di inquinamento atmosferico, sarebbe meglio ridurre il consumo di prodotti tropicali e di carne (a causa dello sfruttamento dei territori).

Diffidare, infine, dai prodotti cosiddetti “sottocosto”: spesso, infatti, essendo di qualità inferiore, possono essere trattati con agenti inquinanti e quindi dannosi per le persone.

Non proprio quindi in linea con la filosofia della spesa intelligente.

Alimenti sostenibili, quali sono?

Ma quali sono gli alimenti sostenibili da acquistare e da inserire nella nostra lista della spesa sostenibile?

Esistono infatti prodotti non sostenibili e cibi che, invece, rafforzano l’alimentazione sostenibile. Facendo attenzione, nella nostra spesa quotidiana, ad acquistare prodotti che non derivano da raffinamenti e lavorazioni inquinanti e dannose, possiamo contribuire a per fare bene al Pianeta.

In questa categoria spiccano sicuramente frutta e verdura di origine italiana, non per una questione di patriottismo, ma per evitare di incrementare lavorazioni e trasporto con costi elevati per l’ambiente.

In una lista sostenibile che si rispetti non possono mancare legumi, cereali, frutta secca. Per latte, formaggi e uova, attenzione ad acquistare quelli provenienti da allevamenti certificati. In particolare, si possono individuare le uova biologiche e provenienti da galline allevate all’aperto tramite un piccolo accorgimento, ovvero il numero riportato sulla scatola: da scegliere quelle che hanno come primo numero uno zero; il 3 indica uova provenienti da galline in gabbia, mentre il numero 1 e 2 e indicano allevamenti intensivi.

Lista spesa sostenibile, le cose da ricordare

L’alimentazione italiana si basa sulla dieta mediterranea che aiuta molto in questo senso ad aderire a una spesa consapevole e sostenibile. La dieta mediterranea, inserita nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’Umanità nel 2010 e riconosciuta dall’UNESCO come bene protetto, rappresenta un vero stile di vita tramandato dai nostri nonni e perfezionato dai nostri nutrizionisti.

Alla base della sua piramide alimentare, ci sono molte verdure, un po’ di frutta e cereali, preferibilmente integrali.

Più in alto, abbiamo il latte e i derivati a basso contenuto di grassi che si possono consumare in 2-3 porzioni da 125 ml.

Ad accompagnare questi alimenti, i condimenti fondamentali, come l’olio extravergine di oliva da consumare a crudo (senza esagerare) insieme ad aglio, cipolla, spezie ed erbe aromatiche.

Il modello alimentare italiano è quindi ideale per la salute delle persone, oltre che sostenibile. Ma ci sono alcune semplici indicazioni da ricordare. Comprare frutta e verdura di stagione, biologica e di produzione locale, acquistare uova da allevamento biologico all’aperto, puntando sulla qualità e non sulla quantità dei cibi acquistati.

Bisogna limitare il consumo di carne, latte, formaggi e derivati e preferire il pesce locale e le proteine vegetali, come a esempio i legumi. Acquistare cibi sfusi e non imballati, come abbiamo già detto, soprattutto con plastica e cartone, evitare gli alimenti processati e non seguire mode alimentari passeggere e non sostenibili.

Prodotti non sostenibili: a cosa fare attenzione

Dopo aver stilato una lista della spesa sostenibile, è evidente che esistano alcuni prodotti non sostenibili di cui andrebbe limitato l’acquisto e quindi il consumo.

Per questi alimenti bisognerebbe approfondire molte variabili per capire perché rappresentano un ostacolo per la sostenibilità della nostra alimentazione (dalla produzione della materia prima all’imballaggio, fino al trasporto).

I prodotti non sostenibili che si trovano in commercio anche fuori stagione, producono nella loro fase di lavorazione emissioni nocive e imballaggi non riciclabili, provengono da colture estere e per questo hanno bisogno di un costoso trasporto in termini di impronta ecologica. Questi alimenti sono il risultato di una catena di produzione poco etica, con allevamento intensivo e metodi di agricoltura poco rispettosi del suolo e dell’ecosistema.

Ecco alcuni dei prodotti non sostenibili molto utilizzati in Italia: carne, pesce, latticini e derivati, cioccolato, banane, quinoa, soia e olio di palma. Per la carne, studiosi confermano la sua insostenibilità a causa del consumo energetico, di terra e acqua.

Alcuni tipi di pesce gravano sull’ambiente perché comportano squilibri negli ecosistemi marini, con una pesca intensiva e illegale. Tra i pesci meno sostenibili troviamo il salmone, tonno rosso, pesce spada e crostacei.

Anche per i latticini e i derivati, come per la carne, l’indicazione è quella di prediligere allevamenti ecologici all’aperto dove l’alimentazione dell’animale si basa sul pascolo e sui residui agricoli.

In questa lista dei prodotti non sostenibili purtroppo c’è da annoverare il cioccolato. I più golosi storceranno il naso, ma questo alimento tanto amato proviene da una pianta che cresce solo in alcune aree delle foreste equatoriali e, a causa della forte richiesta, i produttori del luogo stanno piantando cacao deforestando e distruggendo la biodiversità del territorio.

Anche per la banana, tra i frutti più mangiati al mondo, il problema è il suo impatto ambientale, non tanto per la coltivazione ma per l’esportazione: da Ecuador, Filippine, Costa Rica, Colombia e Guatemala al resto del mondo.

La quinoa, invece, arriva in Europa dalle Ande, comportando ingenti emissioni di CO2. Con l’aumento della domanda, ci sono stati grossi cambiamenti nella vita sociale ed economica delle popolazioni locali.

Lo stesso vale per la soia. Proprio per la sua massiccia richiesta, questo alimento non rientra tra quelli sostenibili (gli agricoltori di Stati Uniti, Brasile e Argentina, distruggono illegalmente aree di foresta per coltivarla).

L’olio di palma, infine, è ancora oggi motivo di deforestazione (nonostante la moda della dicitura “senza olio di palma” sulle etichette dei prodotti) e del conseguente squilibrio della flora e della fauna locali.

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