Diritti

A Milano le mamme under 14 sono sempre di più

Nel capoluogo lombardo le gravidanze precoci sono in aumento. Per questo, il progetto SAGA offre assistenza alle ragazze tra gli 11 e i 21 anni rimaste incinte, fornendo loro supporto anche dopo il parto
Credit: Glitch Lab App/Unsplash
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
24 giugno 2022 Aggiornato alle 21:00

A Milano le gravidanze precoci sono in aumento: la fascia d’età interessata è perlopiù quella tra i 14 e i 15 anni. Un problema che nell’ultimo decennio si è ridotto del 20% in Italia, ma che l’onda d’urto della pandemia rischia di aggravare. Il fenomeno delle mamme bambine è di per sé piuttosto circoscritto nel nostro Paese. Nel 2019, infatti, in Lombardia hanno partorito 110 ragazze dai 14 ai 17 anni, contro le 317 che hanno interrotto la gravidanza.

Secondo lo studio condotto sul finire del 2021 dal Laboratorio per la Salute Materna e Infantile del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto Mario Negri di Milano, ogni anno per ogni scuola superiore almeno una studentessa rimane incinta: una ragazza ogni 400 coetaneə.

«Nel caso delle mamme minorenni il rischio di disagi nello studio, sul lavoro, nelle relazioni familiari è maggiore che non nelle donne adulte», ha raccontato Maurizio Bonati, responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica a Osservatorio Diritti. «Il livello di autostima è spesso basso, fenomeni di depressione sono frequenti, così come i disturbi alimentari o l’abuso di sostanze, più spesso nelle giovani madri che vivono in condizioni di deprivazione sociale ed economica». Problematiche che ovviamente si riversano suə bambinə sin dai primi mesi di vita, con il conseguente aumento del rischio di abuso, trascuratezza e disturbi cognitivi.

Il progetto di neuropsichiatria infantile SAGA (Servizio di Accompagnamento alla Genitorialità in Adolescenza) dell’Asst Santi Paolo e Carlo è nato nel 2007 in collaborazione con l’Università Bicocca di Milano: un team di 5 psicoterapeute che da allora assiste giovani madri e donne in gravidanza tra gli 11 e i 21 anni d’età. Il numero di future e neo mamme coinvolte nel progetto è aumentano nel corso del tempo. «Durante il primo anno, abbiamo dato assistenza e aiuto a 25 ragazze. L’anno scorso a circa 70. Dall’inizio di quest’anno, invece, abbiamo già aperto 43 cartelle», racconta a La Svolta la dottoressa Margherita Moioli che lavora presso l’ospedale San Carlo.

Il lavoro è tanto, ma la rete di collaborazioni esterne fornisce un aiuto essenziale: Terre des Hommes con i pacchi spesa, la Caritas ambrosiana con i prodotti di seconda mano, passeggini, vestiti, fasciatoi e la Cooperativa sociale Zero 5 con le quote degli asili nido.

Il servizio, infatti, si propone di affiancare le mamme e le future mamme (ed eventualmente i loro partner) durante tutta la gravidanza e nelle prime fasi della crescita dellə bimbə, fino anche al secondo anno di vita. L’obiettivo è quello di prevenire i cosiddetti disturbi di interazione genitoriale nei confronti dellə piccolə. L’adolescenza, come anche le tossicodipendenze o l’abuso di alcol, è considerata un indicatore importante per classificare gravidanze ad alto rischio.

Sono ragazze che cercano aiuto tramite il web e i social, si mettono in contatto con la struttura e sperano di trovare un supporto concreto. Sicuramente investire nella prevenzione e nell’informazione nelle scuole è importante, ma servono anche servizi che affrontino il problema “a valle” e forniscano un supporto a chi decide di portare avanti la gravidanza. «Molte scoprono di essere incinte troppo tardi, anche alla ventesima settimana. Altre vedono nella gravidanza una possibilità di riscatto, un modo per dare inizio a una nuova vita. Ma, lo scontro con la realtà e le sue difficoltà quotidiane rischia di creare danni psicologici permanenti a lei e ai bambini».

Nella prima fase, quella che precede il parto, ci si concentra esclusivamente sulla ragazza e sul rapporto con se stessa, con incontri individuali, dedicati ai colloqui con specialistə o al rilassamento corporeo. In tanti casi, inoltre, bisogna spiegare loro i rischi derivanti dal consumo di fumo, alcol e droghe durante i 9 mesi. In particolare, il presidio del SAGA ha registrato un certo incremento nel numero di under 14 incinte dopo il primo lockdown. L’ipotesi è che molte di loro abbiano deciso di passare l’isolamento a casa dei fidanzati, con un conseguente aumento delle possibilità di rimanere incinte. Altre, invece, in quei mesi hanno subìto violenze tra le mura domestiche.

In genere, provengono da contesti caratterizzati da degrado, in cui hanno sperimentato trascuratezza o, nei casi peggiori, veri e propri abusi: schemi comportamentali che saranno propense a riproporre nel rapporto con ə figliə.

Nella fase post parto, la neomamma ed eventualmente il neopapà vengono aiutati a “sintonizzarsi” con lə piccolə e le sue esigenze. Si parte ovviamente dalle basi: la messa in sicurezza degli ambienti, la pulizia e l’alimentazione.

Una delle tecniche utilizzate per rendere le ragazze consapevoli della propria maternità è quella del videofeedback, già ampiamente sperimentata in Nord Europa e che consiste nel filmare e rivedere con il supporto di unə professionista le proprie azioni e il proprio modo di interagire con ə figliə. «Le ragazze sono abituate a filmarsi e a rivedersi, quindi lo trovano coinvolgente».

Si tratta di filmati della durata di 5 minuti, che le riprendono nei momenti di gioco con ə piccolə. «Genitori così giovani rischiano di mettere in atto comportamenti scorretti nelle prime interazioni con il bambino. Potersi osservare dall’esterno e avviare una riflessione assieme a uno psicoterapeuta, aiuta a individuare le maggiori criticità e a correggersi. Molti assumono atteggiamenti eccessivamente intrusivi, altri al contrario sfociano in forme di neglect, di incuranza: nel primo caso, interferiranno spesso prendendo i giocattoli o toccando continuamente il bambino, nel secondo lo ignoreranno, per esempio distraendosi col telefono, senza rispondere alle sue richieste d’attenzione».

C’è poi il problema della dispersione scolastica. Troppo spesso, infatti, queste ragazze sono costrette a lasciare la scuola e raramente hanno l’opportunità di riprendere gli studi dopo la nascita dellə bambinə. L’ambulatorio multidisciplinare ha avviato assieme alla cooperativa Zero5, che da anni si occupa di adolescenti, un programma a hoc, il primo nel suo genere in Italia e punto di raccordo tra i poli ospedalieri e il terzo settore.

«Per molte di loro due anni di percorso non bastano. A conclusione del progetto, si rischia di lasciarle a loro stesse», ci ha spiegato Francesca Sozzi, coordinatrice del progetto In-Bloom (rifiorire), partito sul finire del 2021 in collaborazione con SAGA: un’iniziativa che offre sostegno alle ragazze nel trovare la propria autonomia e indipendenza economica.

Il percorso si suddivide in 50 ore da dedicare alla formazione o al lavoro. La fascia d’età 14-21 è piuttosto ampia e quindi l’approccio varia molto in base alle esigenze della giovane mamma: la cooperativa la supporta nel reinserimento in classe per finire la scuola dell’obbligo e ottenere il diploma, ma anche nel cercare un’occupazione stabile, nell’esercitarsi per i colloqui di lavoro e costruire il CV.

«Sono i primi mesi di attività e dovremo verificare gli effetti a lungo termine. Per ora seguiamo una ventina di ragazze e i risultati sembrano incoraggianti. All’inizio bisogna scalfire la loro diffidenza: in fin dei conti siamo degli estranei che irrompono in dinamiche familiari e private già cristallizzate da tempo. Scardinarle non è semplice, ma dopo il primo impatto, cominciano a fidarsi».

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