Futuro

2035 elettrico: ostacolo o opportunità?

Con la decisione del Parlamento Ue di bandire la produzione e vendita di auto a motore endotermico, l’Italia deve prepararsi a diverse sfide. Tra cui la semplificazione burocratica per la realizzazione di impianti eolici e solari e la generazione distribuita di energia
Credit: Silla Industries
Tempo di lettura 4 min lettura
19 giugno 2022 Aggiornato alle 07:00

Nel 2015 ho scelto di mutare radicalmente il corso della mia vita imprenditoriale, passando dal vendere auto a motore endotermico gestendo la concessionaria di famiglia al guadagnarmi da vivere con e grazie alla mobilità elettrica, inseguendo un’intuizione.

Oggi, sette anni dopo, l’azienda da me co-fondata e totalmente made in Italy e in Europe, è una realtà che sta conoscendo una crescita che sorprende in primis noi. La piccola premessa è utile per raccontare come io stesso abbia vissuto e portato nel mio “micro” ciò che a livello “macro” sta accadendo in Europa e in Italia.

La settimana scorsa siamo stati testimoni di una svolta storica: il Parlamento Europeo si è espresso a favore dello stop alla produzione e vendita di automobili a motore endotermico. Un’uscita dalla propria comfort zone per andare verso innovazione e progresso che ha generato un coro di voci pro e (soprattutto) contro, un po’ come capitato anche a me.

L’opinione pubblica si è spaccata tra chi si dice d’accordo e trova, anzi, che 13 anni siano un intervallo di tempo ancora troppo lungo per attuare il cambiamento e chi osteggia la decisione con due tesi principali: la filiera Italiana verrebbe depressa a scapito di posti di lavoro e verrebbero favoriti mercati (come quello cinese), storicamente forti nella produzione di batterie e affini.

Due orizzonti futuribili? Se ci ostiniamo a interpretare l’intervallo che ci separa dall’anno zero come un ostacolo invece di un’opportunità, forse sì. Senza contare le percentuali positive che riguardano noi e l’Europa per elettrico e rinnovabili.

In Italia il 38% del fabbisogno di energia elettrica è coperto da un mix di fonti rinnovabili, per esempio. Inoltre, in Europa il mercato automotive vede i big player già da tempo organizzati nella riconversione dei propri stabilimenti, formando risorse e investendo nell’elettrificazione.

Qualche esempio? Già nel 2018 Volkswagen dichiarava di voler diventare il “produttore più redditizio di auto elettriche al mondo”, aumentando la produttività del 30% entro il 2025. Così come Audi non ha mai taciuto di volere eliminare progressivamente la produzione dei modelli con motori endotermici.

Aggiungiamoci la propensione d’acquisto verso l’elettrico, fotografata da EY mobility consumer index: sono pari al 70% gli Italiani che vogliono cambiare auto per un elettrico, opinione diffusa soprattutto tra i più giovani, i futuri acquirenti di domani. Altro dato interessante: l’auto elettrica più venduta in Europa in aprile è stata la Fiat 500 elettrica e il gruppo Stellantis nelle vetture elettriche ha pesato più di Volkswagen.

Quindi, nonostante paure e sfide collaterali da affrontare, lo switch alla mobilità elettrica è solo una voce delle azioni complessive da mettere in atto per la transizione: dalla semplificazione burocratica per la realizzazione di impianti solari o eolici, alla generazione distribuita di energia, per citarne alcune. Il passaggio all’elettrico è una via ormai segnata e (voglio dire) attesa.

Sapremo uscire dalla nostra comfort zone, come noi con Silla Industries, o perderemo tempo e risorse in questi 13 anni cercando di combattere una decisione già determinata?

Ritengo anacronistico pensare che il nostro sistema industriale e imprenditoriale stia fermo consegnandosi passivamente all’obsolescenza, ma bisogna agire. Se non inizieremo a considerare questo tempo come un’opportunità per cambiare, ispirandoci ad altre realtà europee, e sopperire alla carenza normativa che gravita attorno allo sviluppo delle tecnologie sostenibili nonché al loro riciclo, allora ci dirigeremo a un punto di non ritorno e non sarà possibile restare competitivi e vincenti.

Io credo l’Italia abbia tutte le carte in regola per farsi trovare pronta, chiaramente seppur non guidando il mercato automotive perché il ritardo è innegabile. Che questa sia solo una delle prime decisioni ambiziose e coraggiose di un’Europa che ha finalmente capito il percorso da seguire verso una mobilità a impatto zero e che l’approccio di industria e politica sia sempre più orientato all’evoluzione anche per il nostro Paese.

Così sapremo cavalcare questi 13 anni con visione e consapevolezza.

Alberto Stecca, Ceo di Silla Industries

Leggi anche
Filip Lovstrom, Filip Gardler, Johanna Alander och Mikael Gange: i fondatori di Opibus
tecnologia
di Valeria Pantani 3 min lettura
Mobilità
di Emanuele Bompan 4 min lettura