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Essere vegani è sostenibile? L’etica del veganesimo in base all’impatto ambientale

Per molte persone, il veganesimo è uno stile e una filosofia di vita. Ma sai quanto fa bene all’ambiente?
Un raduno vegano a Seoul per l'abolizione dell'allevamento di pollame in gabbia e per chiedere alle persone di diventare vegane a beneficio della propria salute.
Un raduno vegano a Seoul per l'abolizione dell'allevamento di pollame in gabbia e per chiedere alle persone di diventare vegane a beneficio della propria salute. Credit: EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT

Veganesimo e sostenibilità, un binomio che nel tempo ha sempre più preso piede nel mondo dell’alimentazione. Veganesimo e sostenibilità sono stili di vita, scelte consapevoli che coinvolgono sempre più persone: in Italia l’8,2% della popolazione dichiara di essere vegetariana o vegana. Un trend in crescita soprattutto per i vegani che nel 2021 sono aumentati del 9% rispetto all’anno precedente.

Una delle motivazioni di questo aumento sarebbe proprio legata all’etica del veganesimo sempre più vicina, secondo i sostenitori di questo tipo di filosofia, alla sostenibilità ambientale.

Storia del veganesimo

L’alimentazione vegana nasce nel 1944 quando due membri della Vegetarian Society, Donald Watson e Elsie Shrigley, radunarono in un altro gruppo alcuni vegetariani che avevano deciso di non consumare nessun prodotto di origine animale.

La storia del veganesimo parte così, con la nascita della Vegan Society il primo novembre, data in cui oggi si festeggia la Giornata Mondiale Vegana. Il termine Vegan, è stato coniato da Watson come contrazione di Vegetarian. La storia del veganesimo, infatti, racchiude in sé il pensiero del suo fondatore: la filosofia vegana doveva porsi come “inizio e fine del vegetarianismo”.

Il principio della filosofia vegana prevede soprattutto il distacco nei confronti di attività nelle quali l’uomo esercita un potere assoluto sulla vita di altri animali. Anche se ufficialmente non esistano criteri fissi per l’alimentazione vegana, chi decide di adottare uno stile di vita dovrebbe rifiutare non solo il cibo di origine animale, ma anche tutta una serie di prodotti di uso quotidiano derivanti dagli animali (come cosmetici, capi di abbigliamento o prodotti per la pulizia).

La vera filosofia che muove queste convinzioni, a differenza di quanto si pensa, non si basa solo sull’avversione nei confronti dell’uccisione animale, quanto sul voler andare contro uno stile di vita basato sullo sfruttamento intensivo di ogni forma di vita. Una definizione non solo dietetica e legata all’alimentazione, ma anche etica.

Alimentazione vegana, filosofia di vita

Esistono tre principali motivi per abbracciare la filosofia e l’alimentazione vegana: la salute, il rispetto per gli animali e la tutela dell’ambiente, che ispira anche il forte e attuale connubio veganesimo e sostenibilità.

Una delle prime motivazioni è salutistica, per i benefici di una dieta vegana equilibrata con riduzione dei livelli di colesterolo, prevenzione di molte patologie e miglior controllo del peso.

La dieta vegana è fondamentalmente una dieta cruelty free che si fonda sul rispetto degli animali, sul rifiuto di procurare loro sofferenza, di sfruttarli e di ucciderli per esigenze nutrizionali dell’uomo.

Terza e ultima motivazione è legata all’impatto degli allevamenti sull’ambiente e sul clima, e al binomio veganesimo e sostenibilità.

In un recente Rapporto Eurispes emerge che il 2,2% degli italiani ha scelto un’alimentazione vegana e quindi completamente priva di prodotti animali. Tra le motivazioni alla base di questa scelta ci sono la salute e il benessere (23,2%), seguiti molto da vicino dall’amore e dal rispetto per il mondo animale (22,2%).

Nonostante la crescita dell’adesione al regime alimentare vegano, questo resta uno dei più controversi per molti nutrizionisti ma non solo. Da una parte viene lodato per i suoi effetti positivi sulla salute, dall’altra criticato per l’elevato rischio di carenze nutrizionali per chi sceglie di seguirlo.

I principi del regime alimentare vegano sono riassunti dalla famosa piramide alimentare vegana che riassume i gruppi di alimenti che devono essere presenti in questo tipo di alimentazione, indicando anche in che misura e con quale frequenza consumarli.

Alla base della piramide ci sono i gruppi di alimenti da portare in tavola più frequentemente e in abbondanza. Salendo i gradini, sono rappresentati quelli da mangiare in misura minore. Esistono molti modelli di piramidi alimentari vegetariane: alcune pongono alla base il consumo di frutta e verdura, altre quello dei cereali.

Considerando il tipo di alimenti che vengono utilizzati solitamente nell’alimentazione vegana, molte persone si avvicinano a questa filosofia anche con l’intento di seguire la dieta vegana per dimagrire.

Dieta vegana per dimagrire

La dieta vegana è un regime alimentare che non comprende alimenti di origine animale come carne, pesce, latte, uova e derivati e si basa molto invece sul consumo di cereali, legumi, verdura e frutta, bevande vegetali, semi. Alcuni decidono di seguire la dieta vegana per dimagrire, essendo di base vegetale, nella convinzione di mangiar meno e meglio.

A pensarla così soprattutto gli uomini, che hanno aderito alla dieta vegana equilibrata nel 22,6% dei casi proprio per avere benefici alimentari, contro il 15,2% delle donne.

Secondo molti sostenitori di quella che è a tutti gli effetti una filosofia di vita, l’esempio di dieta vegana dimostra come si possano bilanciare gli alimenti e costruire una dieta vegana equilibrata.

Abbiamo un esempio di dieta vegana proteica che vede l’utilizzo di alimenti ricchi di proteine rigorosamente vegetali come le lenticchie, i fagioli, la quinoa, i ceci, il tofu, i fiocchi d’avena, i semi di zucca, le mandorle e il seitan.

In generale un esempio di dieta vegana da seguire in settimana vedrebbe l’utilizzo di almeno sette porzioni di cereali, sei di verdure, uno di frutta, uno di grassi e per restare in una dieta vegana proteica anche tre porzioni a settimana di alimenti ricci di proteine.

Dieta vegana equilibrata

Per seguire una dieta vegana equilibrata è necessario però, oltre avere un regime alimentare vegano, anche seguire quotidianamente alcune azioni.

Come essere a conoscenza del proprio fabbisogno calorico, dei grammi di proteine necessari per il proprio fisico e conoscere di conseguenza gli alimenti proteici vegetali adatti per calcolare il corretto bilanciamento dei macronutrienti, in base alle proprie esigenze e agli alimenti a disposizione. Cibi come i legumi o i semi e la frutta fresca sono ricchi di proteine ma anche di carboidrati (per i legumi) e di grassi (per la frutta secca): è bene quindi fare attenzione per non avere effetti contrari a quelli voluti.

Nell’alimentazione vegana non bisogna trascurare la possibile carenza di vitamine: bisogna quindi includere nella dieta cibi che apportino le vitamine necessarie all’organismo per restare in salute. Inoltre, si consiglia sempre di consultare un esperto specializzato che possa dare un esempio di dieta vegana corretta (sconsigliato il fai-da-te, soprattutto se si vuole seguire una dieta vegana equilibrata).

La dieta vegana inquina? Veganesimo e sostenibilità

Se l’argomento “regime alimentare vegano” è già molto discusso, lo è ancor di più quando si parla di veganesimo e sostenibilità. Ci si chiede infatti se la dieta vegana inquini oppure no. Molte le versioni e le interpretazioni intorno al tema.

Secondo uno studio dell’Università di Oxford, l’alimentazione vegana porterebbe alla riduzione del 49% delle emissioni di gas serra per la produzione di cibo, a una riduzione del 76% dei terreni utilizzati per produrre cibo. Ci sarebbe il 49% in meno di eutrofizzazione, di fertilizzanti che si riversano in laghi e fiumi, che danneggiano gli ecosistemi e una riduzione del 19% dei prelievi di acqua dolce.

Esiste, però, un’altra versione del tema che afferma che il rapporto tra veganesimo e sostenibilità non è così stretto anzi, che l’alimentazione vegana non farebbe così bene all’ambiente come si pensa. Il motivo sarebbe nell’eccessivo sfruttamento del suolo, che permetterebbe di sfamare meno persone rispetto alle alimentazioni vegetariane e onnivore.

La dieta vegana inquina, secondo questa parte di opinione pubblica, in termini di consumi di risorse, soprattutto petrolifere e di utilizzo di fertilizzanti. Questi, per essere utilizzati per frutta e verdura e sostenerne la produzione, sarebbero quasi solamente chimici.

A sostenere la tesi della poca sostenibilità della filosofia vegana anche il tema dell’abbigliamento: i capi di vestiario esclusi dallo stile di vita vegano come lana, seta e pelle, che con la loro uscita di scena darebbero ancora più spazio a quelli sintetici, di origine petrolifera e quindi inquinante.

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