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Valerio Carocci: «Da una bocciatura è nata una passione politica»

Presidente del Piccolo Cinema America di Roma, ha vissuto il primo grande cambiamento al liceo. Complice un anno ripetuto e l’incontro con l’attivismo dei collettivi a due passi dal Colosseo
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3 febbraio 2022 Aggiornato alle 21:00

«Quando è arrivata la svolta, non l’ho riconosciuta subito: aveva le sembianze della mia bocciatura in quarta liceo».

Valerio Carocci, 30 anni, presidente del Piccolo Cinema America di Roma, vive il primo grande cambiamento nel bel mezzo dell’adolescenza, in quel momento in cui sei sull’uscio della vita e non vedi l’ora di fare un ingresso trionfale e rumoroso. La svolta scolastica, a sua volta, ne genera una politica: cambiando frequentazioni e classe, Valerio si mette in testa di creare qualcosa che lasci il segno.

Fonda il collettivo Tommie Smith al Liceo Scientifico Cavour, una realtà antirazzista, antifascista, antisessista e anticapitalista a pochi passi dagli archi imponenti del Colosseo. Sono passati più di 15 anni da quando quel seme è germogliato, da quando ha imparato a prendere in mano la sua vita attivamente: nel 2012, insieme ad altri studenti di periferia e del centro di Roma, fonda l’associazione “Piccolo Cinema America”, portando a Trastevere una svolta che sa di cinema e collettività lì dove gli edifici sembravano ormai destinati ad altro. Ciò che desidera per il futuro è continuare questo progetto, fare in modo che la fiamma bruci e divampi nei più giovani.

«Noi del Piccolo America abbiamo ricevuto molti riconoscimenti dalle Istituzioni e dalla politica perché siamo stati coraggiosi, abbiamo lavorato sodo e ci siamo messi in gioco senza paura. La svolta per i giovani devono essere i giovani». Quelli caparbi, intraprendenti, credibili.

Valerio e i ragazzi del Piccolo America, infatti, sono sempre alla ricerca di coetanei, «con loro c’è una condivisione diversa, una volontà diversa. Non vogliamo che si sentano intrappolati a lavorare per studi o agenzie legate alle dinamiche del passato, senza un rinnovamento culturale». Ed è qui che dovrebbero intervenire le istituzioni, che per Valerio non valorizzano abbastanza le idee delle nuove generazioni, non offrono incarichi di responsabilità, hanno paura del cambiamento.

«Io ho dovuto essere bocciato per capire che stavo sbagliando qualcosa. Forse anche l’Italia dovrebbe provare questa sensazione, per svoltare veramente»