Ambiente

A CinemAmbiente vincono il carbonio e l’economia circolare

Domenica si è conclusa la 25esima edizione del più importante festival italiano dedicato ai film ambientali. Scopriamo insieme tutti i vincitori
Credit: Snapshot dal trailer Carbon: The Unauthorised Biography
Giorgia Marino Materia Rinnovabile
Tempo di lettura 6 min lettura
14 giugno 2022 Aggiornato alle 15:00

È stato un finale per molti versi sorprendente quello della 25esima edizione di CinemAmbiente.

Il più importante festival italiano di film a tematica ambientale si è chiuso domenica 12 giugno a Torino, dopo una settimana di proiezioni ed eventi, con una cerimonia di premiazione celebrata per la prima volta nella scenografica Sala Cabiria della Mole Antonelliana. Ma la location non è stata la sola novità.

Dopo anni di premi assegnati a pellicole spettacolari che offrivano sguardi “a volo d’uccello” sul Pianeta, a storie esemplari di attivisti, a emozionanti documentari sugli animali o a viaggi nel cuore nero di problemi come l’inquinamento e la plastica, quest’anno i due riconoscimenti principali – il premio al miglior lungometraggio e il premio del pubblico – sono andati a due film incentrati su temi per così dire “tecnici”: la storia del carbonio e l’economia circolare.

Un’ottima notizia, sia perché vuol dire che gli sforzi di registi, artisti e divulgatori si stanno concentrando anche su temi un po’ più ostici e che non concedono molto all’emotività, sottraendoli finalmente al limbo degli argomenti per addetti ai lavori; sia perché, a quanto pare, è lo stesso pubblico che ha sete di informazioni approfondite e soprattutto che cerca soluzioni positive e reali, come quelle offerte dal paradigma della circolarità, per un futuro sempre più incerto.

Veniamo dunque al palmares.

Il Premio Asja.Energy per il miglior documentario internazionale è andato a Carbon – The Unauthorised Biography di Daniella Ortega e Niobe Thompson, un brillante racconto della liaison dangereuse tra uomo e carbonio, elemento alla base della vita ma anche, paradossalmente, capace di annientarla.

È lo stesso carbonio, attraverso la voce dell’attrice Sarah Snook, a raccontare la sua parabola, dalle origini della vita sulla Terra all’era del riscaldamento globale, confrontandosi via via con le testimonianze di famosi scienziati (tra cui l’astrofisico e star televisiva Neil Degrasse Tyson) che offrono sguardi su possibili soluzioni, come le tecniche di cattura e stoccaggio della CO2.

«Un soggetto difficile reso comprensibile a tutti – recita la motivazione della giuria - Scienza ma anche poesia e creatività si fondono in più linguaggi narrativi, senza trascurare la leggerezza dello humour, per rendere visibile quello che è invisibile».

Un trionfo, viene da dire, di quella che si sta affermando come una vera e propria (e ottima) scuola di documentari “alla Netflix”.

Una menzione speciale per la stessa sezione è andata poi a Pleistocene Park di Luke Griswold-Tergis, la storia di un caparbio scienziato russo e di suo figlio che cercano di ricostruire le condizioni del Pleistocene in una zona remota della Siberia per contrastare lo scioglimento del permafrost.

«Quella che sembra follia visionaria finisce con il conquistare lo spettatore come qualcosa di possibile e anzi necessario per l’interesse comune di fronte agli effetti drammatici dei cambiamenti climatici», chiosa la motivazione della giuria.

È ambientato in Siberia anche il vincitore del Premio Terna per il miglior cortometraggio. Haulout di Evgenia Arbugaeva e Maxim Arbugaev segue la vicenda del biologo marino Maxim Chaliev che, da dieci anni, studia in quella zona le migrazioni dei trichechi, sempre più vulnerabili alle conseguenze incalzanti del riscaldamento globale nell’Artico.

Del lavoro, la giuria ha particolarmente apprezzato «la dimensione narrativa capace di destabilizzare lo sguardo, di lasciare le immagini testimoni degli eventi, senza la mediazione interpretativa della parola. Apertura verso l’immanenza di un mondo animale che ci costringe a dover prendere coscienza dei catastrofici effetti imposti dal cambiamento climatico».

Al cortometraggio Bolo Raz Jedno More… (Once There was a Sea…) di Joanna Kozuch è andata una menzione speciale per «le magnifiche immagini con le quali ha narrato la storia di una catastrofica trasformazione ambientale e sociale, quella del mare d’Aral».

Il lungometraggio Going Circular di Nigel Walk e Richard Dale si è invece aggiudicato il Premio IREN del pubblico, assegnato dagli spettatori del Festival che hanno potuto votare per tutta la settimana all’uscita dal cinema.

Il film, di produzione olandese, è uno dei primi che si pone l’obiettivo di spiegare il potenziale rivoluzionario dell’economia circolare a un pubblico mainstream. E lo fa partendo dai cicli naturali e dalla testimonianza di una leggenda vivente: il 102enne James Lovelock, ideatore dell’ipotesi Gaia.

Dalle meraviglie della biologia in un vetrino da microscopio si salta ai processi industriali, che con la loro logica lineare e anti-naturale stanno distruggendo oggi l’equilibrio ciclico perfetto di Gaia. Serve allora, come spiegano gli altri tre esperti interpellati, riprogrammare tutto: dall’agricoltura all’edilizia, dalla moda all’energia fino alla finanza. Per chiudere il cerchio e tornare a vivere rispettando i limiti delle nostre risorse planetarie.

Altri due premi “senza portafoglio” sono stati infine assegnati a Chemical Bros di Massimiliano Mazzotta (Premio “Ambiente e Società”, istituito dalla Cooperativa Sociale Arcobaleno, per il film che meglio ha saputo coniugare i temi ambientali e la dimensione sociale) e a Suzanne Crocker, regista di First We Eat (Premio “Casacomune”, per il film o l’autore che è stato in grado di riflettere sui temi legati alla spiritualità intesa quale dimensione strettamente legata alla natura).

Non sono stati solo i film a essere premiati durante questa 25esima edizione di CinemAmbiente. Il Festival è infatti diventato negli anni un’occasione per accogliere a Torino il mondo dell’attivismo ambientale internazionale, ospitando personalità che ne hanno fatto la storia.

È il caso di Vandana Shiva, la filosofa e scienziata indiana che ha dedicato la sua vita al diritto al cibo, alla promozione di un sistema agroalimentare globale più equo e sostenibile, alla protezione della biodiversità e ai diritti delle donne, declinati in quello che si va oggi affermando come un vero e proprio movimento culturale, l’eco-femminismo.

Al suo impegno è andato il Premio Dalla Terra alla Terra, offerto dal consorzio Biorepack, per la “figura che meglio illustra le problematiche legate al suolo, alla sua protezione dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici, e alla produzione alimentare sostenibile”.

Infine, il Premio Stella della Mole per l’artista che, attraverso il linguaggio cinematografico, è capace di declinare tematiche legate all’ambiente e alla natura è stato assegnato a Franco Piavoli.

Il Premio Ciak verde, in collaborazione con Legambiente, per una figura del mondo del cinema e dello spettacolo italiano impegnata nella difesa dell’ambiente, è andato a Alessandro Gassmann. Il Premio letterario La Ghianda, dedicato al percorso artistico di un autore che esprima un rapporto profondo e personale con l’ambiente, è stato assegnato alla poeta Antonella Anedda.

Per chi volesse vedere o rivedere i film vincitori e tutti gli altri, i titoli del 25° CinemAmbiente saranno ancora visibili gratuitamente in streaming fino al 21 giugno tramite il sito del Festival, sulla piattaforma OpenDDB.

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