Economia

L’America Latina avrà una moneta unica?

Le valute nel Paese sono tanto diverse quanto le sue culture, ma stanno aumentando le richieste per una moneta unica in tutta la regione. L’ultima arriva da Lula
Banconote sudamericane
Banconote sudamericane Credit: Greg Goodman
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
13 giugno 2022 Aggiornato alle 19:00

Potrebbe chiamarsi sur, che in spagnolo significa “sud”, e dare una svolta all’America Latina. Si tratta della moneta unica, una questione dibattuta da tempo e tornata alla ribalta ora che Luiz Inacio Lula da Silva, ex presidente brasiliano dal 2003 al 2010, è nuovamente candidato alle elezioni che si terranno nel Paese il prossimo 2 ottobre. «Se Dio vuole, creeremo una valuta comune per l’America Latina, perché non dovremmo dipendere dal dollaro», ha detto Lula a maggio.

L’idea proviene da Fernando Haddad, sindaco del centro finanziario del Brasile San Paolo dal 2013 al 2017, ed ex ministro dell’Istruzione dal 2005 al 2012, proprio durante il mandato di Lula. Nel 2018 è stato anche candidato alla presidenza del Paese per il Partito dei Lavoratori, perdendo contro l’attuale leader di estrema destra in carica Jair Bolsonaro.

L’idea originale era di creare una moneta unica per il sud America, ma nel suo discorso Lula ha proposto di estenderla a tutta l’America Latina, che comprende non solo i Paesi sudamericani, ma anche quelli dell’America centrale che furono conquistati e colonizzati da popolazione provenienti da Paesi latini quali Spagna, Portogallo e Francia.

In Sud America, attualmente, sono numerose le monete in circolazione: il Real brasiliano, il peso argentino, quello cileno, colombiano, uruguaiano, il Bolivar venezuelano, il dollaro statunitense in Ecuador, il dollaro della Guyana, quello del Suriname, il Guaraní paraguaianao, il Boliviano, il Nuevo Sol peruviano.

Alcuni Paesi della zona, invece, utilizzano euro o sterlina, a seconda dei territori da cui dipendono: si tratta, per esempio, delle Isole Falkland e della Guyana francese.

Secondo un articolo pubblicato ad aprile dal quotidiano Folha de San Paolo a firma di Haddad e del collaboratore del governo di Lula Gabriel Galípolo, la valuta unica dovrebbe essere emessa da una banca centrale sudamericana, con una capitalizzazione iniziale effettuata dai Paesi membri, “proporzionale alle rispettive quote nel commercio regionale” ed effettuata “con le riserve internazionali dei paesi” o con “una tassa sulle esportazioni dei paesi fuori regione”.

L’intenzione è di utilizzarla fondamentalmente per “flussi commerciali e finanziari tra i Paesi della regione”.

Per questo motivo l’idea sarebbe di creare una valuta digitale per il sistema intercommerciale dei Paesi, non sostenuta da una tecnologia blockchain ma da una banca centrale. Insomma, non si tratterebbe di una criptovaluta e ogni Paese potrebbe decidere se adottarla anche a livello nazionale o mantenere la propria.

Ma per fare il primo passo in questa direzione è necessaria una dichiarazione pubblica di intenti da parte di diversi governi affinché possano iniziare i negoziati. Possibilità che appare ben lontana dalla realtà.

L’emittente tedesca Deutsche Welle ha raggiunto Jacques D’Adesky dell’Università Federale Fluminense di Rio de Janeiro, che ha fatto riferimento alle differenze esistenti e alle rivalità storiche nella zona, per esempio tra Argentina e Brasile. «La formazione di una zona monetaria unica richiederebbe inizialmente molti negoziati tra i futuri partner», ha detto a Dw, sottolineando che un percorso simile richiederebbe anni di trattative.

Molti economisti pensano, comunque, che si tratti di una trovata elettorale e che, dopo ottobre, perderà la visibilità conquistata finora. Il presidente socialista Nicolas Maduro, che guida un Paese, il Venezuela, che soffre da anni di inflazione cronica, sarebbe d’accordo all’utilizzo di una moneta unica per ovviare al dollaro. Ha suggerito, però, di promuovere il sucre: come spiega Dw, si tratta di un mezzo di pagamento utilizzato dall’alleanza di Stati Alba, dominata da governi di sinistra, tra cui Bolivia, Cuba e alcune nazioni più piccole delle Indie occidentali.

Al quotidiano El Destape, l’economista e ricercatore Marcelo Bruchanski ha ricordato che «Argentina e Brasile hanno già la Sml [Sistema de moneda local], per cui si potrebbe promuovere un’espansione che vada in quella direzione». Il Local Currency System è un meccanismo che consente di effettuare operazioni a un costo inferiore (perché si ottengono tassi di cambio migliori) nelle valute dei paesi che compongono il Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale.

L’introduzione di una moneta latino-americana unica, comunque, avrebbe anche una dimensione politica, come l’ha avuta l’euro in Europa.

L’America Latina – o il Sud America - verrebbe vista come un’area economica unificata e il sur proposto da Haddad potrebbe essere precursore di uno sviluppo politico che alla fine potrebbe portare a un’Unione latinoamericana.

Ma bisognerebbe fondere le norme sul lavoro, sulla fiscalità, le politiche di esportazione, costruire un sistema statistico condiviso, relative politiche di sviluppo che vadano verso l’integrazione produttiva. Una soluzione che diventerà concreta con Lula?

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