Ambiente

Pollo a chi?

Studi scientifici, come quello pubblicato sulla rivista Antiquity, fanno luce sulle origini dell’animale domestico più diffuso al mondo. Prima che iniziassero a nutrirsene, le persone lo consideravano una specie tanto preziosa da seppellirlo con loro
Chicken reigns in the 21st century
Chicken reigns in the 21st century Credit: Tim O’Brien
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 giugno 2022 Aggiornato alle 11:00

Quando diamo del “pollo” (o “polla”) a qualcunə ci riferiamo al fatto che una persona si è lasciata raggirare. Forse perché influenzatə dallo sfruttamento intensivo al quale associamo quello che oggi è l’animale domestico più diffuso al mondo. Secondo gli scienziati, però, le sue origini hanno una storia ben diversa.

Due articoli pubblicati il 6 e 7 giugno sulle riviste Proceedings of the National Academy of Sciences (“The biocultural origins and dispersal of domestic chickens”) e Antiquity (”Redefining the timing and circumstances of the chicken’s introduction to Europe and north-west Africa”) provano a fare chiarezza sulla diffusione del pollo e sul modo in cui è stato addomesticato dal genere umano nel corso dei secoli.

Finora, infatti, la tesi più accreditata era che i polli fossero stati allevati e addomesticati nel sud-est asiatico intorno al 6000 a.C., prima di stabilirsi in Cina e diffondersi con rapidità nell’Eurasia occidentale. Ma entrambi gli studi sostengono che questi dati non siano stati valutati in modo critico e che la scarsità dei resti archeologici abbia condizionato la ricerca.

«La letteratura sulla storia antica dei polli è in gran parte speculativa», sostengono i ricercatori. Ora i nuovi risultati, ottenuti valutando resti provenienti da oltre 600 siti archeologici in 89 Paesi, suggeriscono che i polli domestici sarebbero emersi nel villaggio di Ban Non Wat nella Thailandia centrale non prima del 1650-1250 a.C., e che non furono addomesticati nel subcontinente indiano come sostenevano altre ricerche.

Fino alla fine del II millennio a.C. non sarebbero apparsi nella Cina centrale, in Asia meridionale o in Mesopotamia, e sarebbero quindi arrivati in Europa e in Etiopia intorno all’800 a.C. Secondo Joris Peters della Ludwig Maximilian University di Monaco (uno degli autori dell’articolo pubblicato su Proceedings), lo studio «riscrive le origini e la storia dell’allevamento di pollame».

Le ricerche, inoltre, hanno individuato una correlazione tra il diffondersi della coltivazione del riso e del miglio e le prime apparizioni del gallo bankiva o gallo selvatico (Gallus gallus), ritenuto il progenitore del pollo domestico. Le pratiche agricole avrebbero spinto gli animali ad allontanarsi dal loro habitat per avvicinarsi alle comunità umane, dove il pollo si sarebbe infine integrato.

In Gran Bretagna e in altri siti europei, sono stati rinvenuti scheletri di polli a cui era stata data autonoma sepoltura. Secondo l’articolo apparso su Antiquity, «nessuno di questi scheletri mostra prove di macellazione o consumo da parte umana». Un esemplare maturo presentava una frattura alla gamba guarita, circostanza che secondo la ricerca «potrebbe suggerire prove di cure umane».

«Piuttosto che essere considerati una fonte di cibo, questi primi esemplari nel nord Europa erano più probabilmente considerati esotici, soprattutto data la loro popolazione all’epoca limitata», afferma la ricerca. Questa tesi sembrerebbe confermata dalla loro effigie sulle monete della tarda età del ferro. Un’altra testimonianza è offerta dal De bello Gallico, nel quale Giulio Cesare scrive che «I Britanni considerano contrario alla legge divina mangiare la lepre, il pollo o l’oca».

Altri indizi suggeriscono che i polli potrebbero essere stati sepolti con gli umani in qualità di psicopompi, figure che nella religione greca avevano il ruolo di traghettare le anime dei morti nell’aldilà. «Un tale ruolo si sarebbe adeguato alla loro associazione col dio Mercurio, al quale furono sacrificate grandi quantità di galletti presso il Tempio di Uley, nel Gloucestershire», si legge nello studio.

Solo con l’espansione dell’Impero romano polli e uova iniziarono a essere diffusi come prodotti alimentari. In Gran Bretagna sarebbero trascorsi 700-800 anni prima che l’uomo iniziasse a nutrirsene, un intervallo simile a quello registrato in Italia, dove sarebbero diventati un alimento frequente a partire dal IV secolo a.C.

Oggi sulla Terra ci sono 70 miliardi di polli. La maggior parte di loro è destinata all’allevamento da carne e vive in media 42 giorni prima di essere macellata.

«Sebbene i recenti cambiamenti nelle dimensioni, nella forma, nella genetica e nella dieta dei polli consentano una valutazione più solida del loro stato intrusivo in contesti archeologici - conclude il rapporto - queste caratteristiche sono anche un’espressione eloquente di quanto drammaticamente siano cambiate le relazioni umani-polli negli ultimi tre millenni».

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