Bambini

Tra i banchi della scuola del futuro

Ti sei mai chiestə come potrebbe essere? C’è chi ha provato a immaginarla green, inclusiva, luminosa. Capace di creare una comunità civica
Credit: Rejaul Karim/Unsplash

Una scuola che voglia dirsi al passo coi tempi deve essere di qualità, a basso consumo, sostenibile, inclusiva, integrata con gli ambienti esterni, connessa e interconnessa.

Un luogo destinato a durare nel tempo, a impatto ambientale pressoché nullo, rimodulabile negli spazi e negli arredi in funzione delle mutevoli attività didattiche. Ma anche una struttura con finalità aggregative e d’integrazione a beneficio non solo dei più giovani, ma dell’intera comunità.

Questo, in estrema sintesi, è quanto descritto nel documento Futura, progettare, costruire e abitare la scuola, redatto da un gruppo di lavoro istituito dal Ministero dell’Istruzione col proposito di stabilire le linee guida per i bandi stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (17,59 miliardi di euro in totale) per la progettazione e la costruzione di scuole, asili, palestre e mense.

Firmatari del documento sono gli architetti Renzo Piano, Stefano Boeri, Massimo Alvisi, Sandy Attia, Mario Cucinella e Cino Zucchi. Quindi Andrea Gavosto (docente e membro del Comitato tecnico scientifico del MIUR), Luisa Ingaramo (esperta in valutazione economica-finanziaria di piani e progetti), Franco Lorenzoni (insegnante e pedagogo), Carla Morogallo (direttrice generale della Triennale di Milano) e Raffaella Valente (neuropsichiatra infantile).

La filosofia progettuale

Secondo quanto delineato nelle linee guida del Miur, la scuola, nella sua duplice natura simbolica e pedagogica, deve essere non solo un condensato di integrazione, quindi rappresentativa della comunità a cui si rivolge, ma volano per la rigenerazione urbana.

In fase progettuale occorre cioè interpretare anche quel ruolo di presidio territoriale e civico che l’istituzione scolastica dovrebbe assolvere. I nuovi edifici dovranno pertanto proporre soluzioni facilmente adeguabili ai mutevoli piani didattici e contemporaneamente aprirsi all’esterno con servizi destinati alla comunità.

Una struttura green

I nuovi edifici devono puntare a essere a basso consumo, a partire dalle cosiddette soluzioni low tech, in grado cioè di sfruttare quanto disponibile in natura evitando dispendio di risorse extra.

Strutture, quindi, in cui sia ampiamente diffusa la luce solare, in cui l’aria sia veicolata attraverso sistemi di ventilazione naturale e l’energia impiegata derivi quanto più possibile da fonti rinnovabili.

Edifici duraturi

Considerando lo stato in cui versano molti degli attuali istituti scolastici italiani, malgrado la relativamente giovane età (la media nazionale è di 55 anni), strutture che vogliano dirsi innovative dovranno essere progettate con l’obiettivo di una durata protratta nel tempo.

Non solo, dovranno essere realizzate con materiali eco-compatibili a basso impatto ambientale (per esempio il legno) di provenienza locale o riciclati. Il modello architettonico nel suo insieme deve risultare in sintesi economico, di rapida esecuzione e assemblaggio e di semplice gestione.

Scuola = centro civico

Se aperta anche oltre il normale orario di lezione, la scuola può diventare il centro civico per eccellenza e ospitare attività culturali che possano facilitare le relazioni tra le diverse generazioni e culture presenti nel territorio.

Il suo obiettivo deve essere infatti anche quello di favorire la mescolanza di età, saperi, competenze e idee. Quindi spazi condivisi, biblioteche aperte a tutta la comunità e mense che, oltre che a essere luogo di convivialità, incentivino l’educazione alimentare.

Uno sguardo verso l’esterno

La “nuova scuola”, però, è quella che non si limita all’impiego degli spazi interni ma valorizza tutto ciò che gli è contiguo (cortili, giardini, corti interne, verande, logge, giardini pensili, etc.) e che possa risultare funzionale come ulteriore risorsa esperienziale ed educativa.

Laddove possibile, e con particolare attenzione alla scuola dell’infanzia e primaria, le classi e gli spazi di apprendimento dovrebbero poter avere un’apertura diretta verso l’esterno, così da costituire una sorta di prolungamento immerso nel verde.

Ambienti modulabili

Per strategie didattiche efficaci e coinvolgenti sono necessari ambienti con arredi riconfigurabili a seconda che si svolgano attività individuali o di gruppo. Una soluzione che non riguarda solo le aule ma anche corridoi, atri e scalinate che possono adattarsi alle diverse necessità in base all’età di studenti e della loro fase evolutiva.

L’aula si trasforma così da luogo rigido e stereotipato a fulcro di un sistema in grado di ospitare diverse configurazioni e di espandersi per attività comuni agli spazi limitrofi, per esempio anche ad altre aule attigue.

Lo stesso dicasi per gli ambienti a uso dei docenti che dovranno essere luoghi di lavoro accoglienti dove pianificare le lezioni, correggere i compiti, confrontarsi con i colleghi e collaborare in un ambiente che sia al tempo stesso di confronto e di convivialità.

Una scuola in rete

La nuova scuola dovrà infine essere dotata di una rete internet tecnologicamente avanzata, capillare, stabile e sicura al punto di favorire i processi didattici e al tempo stesso il lavoro del personale amministrativo. Una rivoluzione imprescindibile anche per abilitare, in caso di necessità, servizi come la didattica a distanza, in tempi rapidi e con la massima efficienza.

Alcuni esempi in Europa

Quanto raccomandato nel documento diffuso dal Ministero dell’Istruzione non è pura teoria. Esistono nel nostro continente diversi esempi concreti di complessi scolastici avanzati che sembrano ispirati (o aver ispirato) alcune delle soluzioni sin qui accennate.

Alle porte di Parigi, per esempio, sorge dal 2010 la scuola materna e primaria Bailly di Saint Denis, una struttura su due livelli che si sviluppa prevalentemente in lunghezza sul versante Nord-Sud, così da poter contare sulla massima esposizione solare nell’arco di tutta la giornata.

All’interno delle colorate aule, collocate intorno a un ampio giardino (direttamente accessibile), l’isolamento acustico è garantito da pareti finestrate e chiostrine in vetro serigrafato che aprono lo sguardo verso l’esterno, lasciano passare la luce e al tempo stesso proteggono la privacy dei bambini.

L’Ørestad Gymnasium di Copenhagen in Danimarca, edificio completato nel 2007, rappresenta invece un caratteristico ambiente di studio open space. Organizzato su sei livelli e attraversato da una grande scala e relativi ballatoi, questo liceo è di fatto privo di aule: si studia semplicemente dove è più conveniente riunirsi.

Al piano terra sono collocate la mensa, gli uffici amministrativi, il laboratorio di musica e una palestra con pareti modulabili che consentono, all’occorrenza, di suddividerla in più ambienti. Anche in questo caso si fa ampio uso della luce naturale che filtra dall’alto e dalle vetrate che circondano l’intera struttura.

L’Ørestad Gymnasium ha fatto da fulcro alla riqualificazione di un’intera area urbana convertita in “smart city”. Un caso, quello della scuola di Copenhagen, studiato a livello internazionale e documentato anche dal New York Times.

Altrettanto rivoluzionaria risulta essere l’Het 4e Gymnasium di Amsterdam, in Olanda. Costituito da diversi moduli assemblati tra loro ed edificato nel 2008 in soli sei mesi, questo avveniristico liceo che sembra costruito all’Ikea, potrebbe essere facilmente smontato e rimontato altrove.

La sua struttura a blocchi con ampie pareti e soffitti vetrati, insiste su un’ampia area pedonale e si caratterizza per la convivenza di classi tradizionali, ambienti aperti, corte interna e terrazzamenti adibiti a luogo di socializzazione e attività all’aperto. Non mancano naturalmente laboratori, auditorium, palestra, mensa, sala prove musicale, sala cinema e molto altro.

A Stoccolma, in Svezia, sorge invece la Vittra Telefonplan, ex capannone industriale della Ericcson, in cui domina (come nell’Ørestad Gymnasium di Copenhagen) la filosofia open space.

Gli studenti possono socializzare e lavorare insieme in ambienti adibiti al lavoro di gruppo, ma dispongono anche di aree silenziose in cui è garantita la massima concentrazione. Il tutto in una struttura che nel suo insieme risulta priva di pareti.

Oltre all’area prettamente “didattica” ci sono la mensa e alcune stanze adibite a laboratori. La scuola è aperta oltre il normale orario scolastico (dalle ore 8,30 alle ore 15) per attività pomeridiane ricreative facoltative (musica, arte, disegno, sport, etc.). Peculiarità di questa scuola: si fa lezione senza scarpe che vengono lasciate dagli studenti all’interno di un apposito armadietto.

Altro caso, la Thor Heyerdahl school of advanced and further education di Larvik, la scuola più grande della Norvegia. Ospita studenti di tutte le età, dalle primarie all’università.

L’edificio è stato progettato nel 2009 ed è diviso in cinque piani digradanti con quello superiore ruotato di 180° rispetto all’asse centrale dell’intera struttura. In questo modo si favorisce il contatto visivo tra i vari ambienti e l’esterno.

Anche qui, sono previste aree comuni per socializzare e classi raccolte per una maggiore concentrazione e riservatezza. La luce è prevalentemente quella esterna che filtra da aperture sul soffitto e ampie pareti vetrate.

Leggi anche
Un progetto di sistemazione urbana a Bogotà, in Colombia.
Inquinamento
di Claudia Testa 2 min lettura
italia
di Cristina Sivieri Tagliabue 3 min lettura