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Perché Nettuno è “più blu” di Urano

I due giganti di ghiaccio sono considerati pianeti gemelli, ma le loro diverse tonalità di colore erano ancora avvolte dal mistero
Credit: Nasa
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
6 giugno 2022 Aggiornato alle 13:00

Perché Urano e Nettuno hanno colori diversi? Sembra una domanda oziosa, ma a farsela è stato un team di ricercatori dell’Università di Oxford guidato dal professore di planetologia Patrick Irwin, che martedì ha provato a dare una risposta sulla rivista scientifica Journal of Geophysical Research: Planets.

Pur presentando moti orbitali differenti, il settimo e l’ottavo pianeta del sistema solare vengono spesso considerati gemelli per una serie di caratteristiche comuni. Hanno massa simile, rispettivamente 14,5 e 17 volte quella della Terra. Ad avvicinarli sono anche le dimensioni, con un diametro circa 4 volte quello del nostro Pianeta.

Entrambi hanno campi magnetici inclinati e asimmetrici rispetto al loro asse di rotazione. Urano, in particolare, ha un’inclinazione assiale che sfiora i 98 gradi. Come se invece di trottolare su sé stesso come fa la Terra rotolasse sul piano orbitale su cui giace.

Sono entrambi pianeti gassosi, ovvero composti in larga parte di gas a differenza dei pianeti terresti – Mercurio, Venere, Terra e Marte – ma con composizioni differenti rispetto agli altri due giganti gassosi Giove e Saturno.

Urano e Nettuno, infatti, hanno un mantello di ghiacci composto da acqua, ammoniaca e metano che fanno registrare ai due pianeti record di freddo gelido, con una temperatura minima che su Urano può raggiungere i 224,2 °C sotto lo zero. Per questo sono stati ribattezzati “giganti di ghiaccio”.

Ad alterare la loro armonia, però, è il colore. Entrambi virano sul blu per la presenza del metano, che assorbe l’estremità rossa dello spettro visibile e riflette il blu. Urano però rivela un azzurro pallido e compatto, mentre Nettuno sfoggia un blu intenso contraddistinto da macchie sporadiche e occasionali.

La prima di queste macchie venne osservata nel 1989 dalla sonda spaziale della Nasa Voyager 2, ed è nota come la Grande Macchia Scura. La stessa sonda osservò anche una seconda macchia più piccola, che prende il nome di Piccola Macchia Scura o, a causa del suo aspetto, Occhio del mago.

Ora il telescopio spaziale Hubble del Nasa Infrared Telescope Facility (IRTF) e il telescopio Gemini North delle Hawaii hanno rivelato che su Urano sarebbe presente uno strato di foschia atmosferica due volte più denso dello strato presente su Nettuno, e questo spiegherebbe la diversità nella gradazione di colore dei due pianeti.

Secondo Leigh Fletcher, professore di Scienza planetaria all’Università di Leicester in Inghilterra e coautore della ricerca, tale foschia potrebbe essere il risultato di un gigantesco impatto avvenuto alle origini del pianeta che lo avrebbe fatto cadere su un lato. «Tutta la sua energia interna e le fonti di calore potrebbero averlo abbandonato in quell’enorme collisione», ha dichiarato. «Quindi quello che vediamo oggi è un mondo più stagnante».

«Quella foschia ha un aspetto biancastro» ha affermato il dottor Irwin sentito dal New York Times. «Ecco perché Urano sembra più pallido di Nettuno». Lo studio, inoltre, spiegherebbe anche l’origine delle macchie di Nettuno, dovute forse a un oscuramento delle particelle di foschia causato dall’evaporazione del ghiaccio di idrogeno solforato.

Si tratta a tutt’oggi di una frontiera in parte sconosciuta. «C’è ancora molta incertezza» ha concluso Irwin. «Non sappiamo davvero di cosa siano fatte le particelle. L’unico modo per sapere davvero cosa stia succedendo è far cadere una sonda in queste atmosfere profonde».

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