Bambini

Come si mangia nelle scuole?

Secondo il report di Foodinsider, le mense degli istituti primari migliorano la qualità anche grazie a scelte più sostenibili. Ma le criticità non mancano
Credit: Jonathan Borga/Unsplash
Tempo di lettura 4 min lettura
4 giugno 2022 Aggiornato alle 17:00

I menù scolastici si adeguano ai criteri di sostenibilità. È quanto emerge dall’ultimo rating di Foodinsider, l’osservatorio sulle mense scolastiche che ogni anno monitora lo stato della ristorazione italiana del settore.

L’indagine, che ha presentato i suoi risultati l’1 giugno presso la Camera dei deputati, si concentra sull’equilibrio della dieta, la qualità del cibo, l’impatto del servizio sull’ambiente e la trasparenza dei menu.

Secondo il sondaggio realizzato dall’Osservatorio su un campione rappresentativo di circa il 30% del servizio di ristorazione delle scuole primarie sull’intero territorio nazionale, diversi menu si sono infatti adeguati ai Criteri Ambientali Minimi (CAM), i requisiti socio-ambientali in vigore dall’agosto 2020 nell’ambito del Piano per la sostenibilità ambientale dei consumi del settore della pubblica amministrazione.

I menu che hanno adeguato le gare d’appalto adempiendo alle nuove disposizioni di legge, si apprende dal rapporto, hanno eliminato il cibo processato, rimosso le monoporzioni di plastica, introdotto un maggior numero di alimenti sostenibili e connesso le forniture ai prodotti del territorio.

Tuttavia, dichiara l’Osservatorio, «è auspicabile è che si crei anche un sistema sanzionatorio affinché l’adozione dei Criteri Ambientali Minimi non dipenda solo dalla buona volontà o dalla visione delle Amministrazioni e, soprattutto, si crei una strategia premiante che finanzi quelle realtà che hanno un servizio mensa più sostenibile».

Per questo Foodinsider propone di premiare i menu a minore impatto ambientale a partire dalla misurazione della carbon footprint della dieta, direttrici su cui diversi Comuni stanno già lavorando a partire dall’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della Val Padana.

L’Osservatorio rivela anche un generale miglioramento della qualità dei pasti, anche se il 42% degli insegnanti intervistati dal sondaggio valutano il servizio ancora «insufficiente». Sempre secondo gli insegnanti, inoltre, il 47% dei bambini mangia meno della metà del pasto, e solo il 7% lo completa.

“La percezione è che il problema degli scarsi consumi in mensa sia legato non solo alla qualità della mensa, ma sia da associare a un disagio che sta emergendo sempre più evidente di una diffidenza verso il cibo», si legge nelle conclusioni della valutazione. Un fattore che, se non affrontato, «rischia di diventare un’ulteriore causa di obesità» o «un disturbo vero e proprio”.

Significativo, infine, l’aumento del divario tra i menu considerati virtuosi e quelli in fondo alla classifica. «Il punteggio tra il primo e l’ultimo non è mai stato così ampio», rivela l’Osservatorio, «un aspetto che si lega alla competenza di chi gestisce il servizio e all’assenza di governance delle amministrazioni sulla mensa scolastica».

Tra i Comuni valutati dal rating, il 42% ha registrato un salto di qualità. In testa Fano e Parma, primi ex aequo seguiti da Cremona. Meglio Aosta, ex maglia nera con una cucina a base di bastoncini di pesce, tonno, pasta e riso in bianco o al pomodoro e pizza. In ripresa Roma, che guadagna 12 posizioni puntando al biologico e promuovendo l’acquisto dei prodotti in un raggio di 300 km.

Bene anche Lecce, che «interpreta perfettamente il valore della dieta mediterranea» attraverso i piatti della gastronomia locale inclusa la patata dolce, di cui l’agro leccese è uno dei tre presidi a livello nazionale dopo l’Agro Pontino e il Veneto.

«Un modo per rilanciarla ed evitare che scompaia dai consumi e dalle produzioni locali», afferma Foodinsider, che sottolinea l’importanza di una dieta corretta in una provincia dove l’obesità infantile è più alta della media nazionale.

Leggi anche
alimentazione
di Materia Rinnovabile 4 min lettura
La mostra 'Io non esisto' dedicata ai disturbi alimentari.
salute
di Laura Dalla Ragione 3 min lettura