Diritti

Auguri, Pamuk!

Premiato a Porto Cervo lo scorso fine settimana, lo scrittore Nobel per la Letteratura compie martedì prossimo 70 anni. E ci invita a litigare!
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 3 min lettura
4 giugno 2022 Aggiornato alle 07:00

Farsi attendere molto e far sì che nessuno si accorga quando sei in procinto di arrivare. Camminare veloce con passi leggerissimi. Rendersi una persona invisibile. Ma quando si comincia a parlare, pungere tantissimo.

Questa è l’idea che mi sono fatta di quello che Orhan Pamuk non dice. L’ho incontrato lo scorso fine settimana in occasione del Premio Letterario Costa Smeralda - ideato e presieduto da Stefano Salis - e insieme a un gruppo di giornalisti ho potuto farci quattro chiacchiere. Ma ovviamente ho anche osservato molto per un paio di giorni, sia delle sue assenze, sia dei suoi silenzi, sia di persona.

Pamuk compie tra pochissimo 70 anni. Ha rilasciato una bellissima intervista a Salis prima di venire in Italia (consiglio tuttə di leggerla, qui) e ha attraversato sette vite, come i gatti.

La vita di figlio - agiato - di uno dei primi manager internazionali d’informatica, perché il padre è stato il primo dirigente della IBM in Turchia. La vita di un pittore, ovvero quello che desiderava diventare prima dei 25 anni. Quella di scrittore, accaduta quasi accidentalmente. E poi la vita di dissidente, perché nel 2005 viene incriminato dal governo di Istanbul per aver utilizzato la parola genocidio armeno da parte dei turchi. E anche se l’anno successivo verrà prosciolto - quasi in concomitanza con il riconoscimento del Nobel per la letteratura (altra vita, per uno scrittore poi!) - beh, sono cose che ti cambiano.

Un’altra vita di Pamuk è quella dell’uomo innamorato delle donne. Proprio quest’anno si è sposato per la seconda volta con una donna più giovane di vent’anni, e tutti sanno che come Pamuk descrive l’innamoramento e l’amore. Infine, la settima vita di Ferit Orhan Pamuk ce l’ha spiegata intorno a un tavolo.

È la vita delle persone libere, che non prendono posizioni scontate, e che ogni volta si domandano il perché, senza lasciarsi trascinare dai buonismi e dai condizionamenti dei media.

Se dunque da una parte Pamuk sollecita il dibattito perché afferma che la libertà d’espressione è una cosa preziosa perché nel suo Paese, la Turchia, non c’è, dall’altra condanna il Nobel per la Pace Obama, per essersi voltato dall’altra parte, durante la crisi in Crimea: “dov’era, l’America, in quell’occasione, adesso che predica a tutti la pace?”.

Uno spirito libero quello del settantenne Ferit Orhan che ha paura delle minacce nucleari di Putin e al tempo stesso crede che non sia necessario spegnere l’account Twitter a Trump. Perché il dibattito è il sale della democrazia e quindi prima di ogni altra cosa, pungiamo con le parole.

Lui, però, non ci pensa neppure ad aprirsi un account con cui socializzare nei media e a fare casino sollevando polveri. Lui, però, prima di tornare in Turchia ha fatto visita a Nuoro: è entrato nella casa dell’unica donna italiana vincitrice del Nobel per la Letteratura, Grazia Deledda.

A breve si apriranno i festeggiamenti per i 150 anni della nascita della piccola grande scrittrice sarda, originaria di Nuoro. Anche lei, peraltro, non le lasciava a dire proprio a nessuno.

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