Culture

Mai più inglesismi negli uffici pubblici francesi

Il governo d’Oltralpe ha deciso che i dipendenti statali non potranno dire o scrivere in discorsi e documenti ufficiali espressioni inglesi tratte dal linguaggio videoludico
Credit: François Genon/unsplash
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
6 giugno 2022 Aggiornato alle 11:30

Lo avevamo capito: in Francia non vanno matti per gli inglesismi. Ce lo conferma la decisione del Ministero della Cultura che ha recentemente vietato ai dipendenti pubblici di dire o scrivere espressioni in inglese del gergo videoludico in discorsi e documenti ufficiali.

“Joeur professionel” al posto di pro gamer, “joueur-animateur en direct” invece di streamer sono solo alcune delle indicazioni fornite al settore pubblico. La decisione del governo d’oltralpe nasce dalla necessità di arginare l’uso di inglesismi nel mondo dell’intrattenimento digitale, e dalla volontà di preservare la purezza della lingua.

Le linee di condotta fanno piazza pulita di tutte le espressioni che strizzano l’occhio all’inglese: per esempio il cloud gaming diventerà “jeu video en nuage”, ossia “videogioco nella nuvola”. L’intento sarebbe, in realtà, anche quello di garantire la comprensione dei termini per i non addetti ai lavori.

Non è il primo intervento in questo senso. La parola computer viene sostituita spesso e volentieri con “ordinateur” e anche la sigla “LOL” (Laughing out loud) viene tradotta con MDR, “mort de rire”.

Epurare la lingua francese dagli anglicismi è un’impresa notevole, però, se si pensa a tutti i termini tratti dal mondo dell’informatica e del web, a volte quasi intraducibili.

A febbraio di quest’anno, l’Académie Française, paragonabile alla nostra Accademia della Crusca e istituita nel 2020 per esaminare la comunicazione istituzionale in Francia, ha pubblicato uno studio di 31 pagine sulla “significativa e preoccupante evoluzione della lingua francese”.

Nelle prime righe del rapporto vengono citati esempi, correlati da immagini, sull’utilizzo dell’inglese o di inglesismi da parte degli enti pubblici, non solo ministeri, università e scuole, ma anche musei, fondazioni e festival.

Secondo i 6 membri della commissione incaricata di redigere il documento, molte delle parole e delle formule rintracciate rientrano nel lessico tecnologico e digitale: big data, QR code, hashtag, newsletter o smartphone sono tutte parole alle quali sarebbe preferibile un corrispettivo francese.

Ci sono poi vocaboli o terminologie inglesi che identificano una serie di mestieri, come data analyst, data officer, game designer.

Il ricorso frequente all’inglese avrebbe prodotto una specie di “tic del linguaggio”: abbondano le desinenze in -ty per parole che finiscono con -té come city, community o university, e i vocaboli in -ing per indicare alcune attività come il co-working o il tracking.

La corretta struttura della sintassi francese verrebbe quindi compromessa, incoraggiando spostamenti nell’ordine degli elementi della frase, l’elisione di preposizioni o di articoli, l’uso di parole che costituiscono dei veri e propri macro-contenitori semantici, che possono avere moltissimi significati e accezioni diversi. È il caso di vocaboli come green o smart. Insomma, si assiste secondo la commissione a un generale appiattimento e impoverimento del linguaggio.

La reticenza tutta francese ad accettare l’intrusione della lingua inglese ovviamente va oltre la comunicazione istituzionale: anche la letteratura ne viene influenzata. Per esempio, nella versione d’oltralpe di Harry Potter, sono molte le differenze rispetto all’edizione in lingua originale. C’è da dire che la saga del maghetto più famoso di sempre rappresenta un caso a sé. Anche la versione italiana, edita da Salani, ha accolto numerose modifiche, dal nome di Albus Dumbledore sostituito con un più nostrano Albus Silente, a quelli delle 4 case della Scuola di Magia e Stregoneria (Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde).

In francese però gli interventi fatti cominciano già dal titolo: “Harry Potter à L’école Des Sorciers”, che vuol dire “Harry Potter alla scuola dei maghi”. E la scuola in questione, la celebre Hogwarts è stata eliminata per lasciare spazio a Poulard che si traduce in “pidocchi della pancetta” per fare eco al significato semantico del nome inglese.

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