Futuro

Le molestie arrivano anche sul metaverso

Una ricercatrice di 21 anni è stata aggredita su una piattaforma virtuale di proprietà di Meta. È l’ultima di una serie di violenze in una frontiera ancora senza leggi
Credit: Sara Kurig/unsplash
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30 maggio 2022 Aggiornato alle 09:00

L’avatar di una ricercatrice di 21 anni è stato aggredito sessualmente sulla piattaforma di realtà virtuale Horizon Worlds di proprietà di Meta. A riportare la notizia è SumOfUs, un’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa di responsabilità aziendale, per la quale la vittima stava lavorando.

Secondo la ricostruzione contenuta nel rapporto di SumOfUs, la ricercatrice «è stata condotta in una stanza privata durante una festa dove è stata violentata da un utente mentre un altro nella stanza guardava e faceva girare una bottiglia di vodka».

L’organizzazione ha inoltre reso disponibile un filmato che contiene un estratto utile a capire il set e le dinamiche dell’accaduto. L’avatar della ricercatrice non è visibile dal momento che la scena viene ripresa dalla sua prospettiva.

«È successo così in fretta che ho avuto una specie di dissociazione. Una parte del mio cervello si chiedeva cosa diavolo stesse accadendo, un’altra parte pensava “non è un vero corpo” e un’altra parte ancora pensava che tutto questo fosse di interesse per la ricerca», ha dichiarato la ragazza.

Non è la sola a essere stata vittima di episodi come questo. L’anno scorso Nina Jane Patel ha raccontato su Medium di aver subito uno «stupro virtuale di gruppo» da parte di 3-4 avatar maschili 60 secondi dopo essere entrata nella piattaforma. «Un’esperienza orribile avvenuta così in fretta e prima ancora che potessi pensare di mettere in atto una barriera di sicurezza. Mi sono pietrificata. Era surreale. È stato un incubo», ha scritto.

L’utente Mari DeGrazia ha riportato che il suo avatar è stato palpeggiato su Population One, un’altra piattaforma di proprietà di Meta, e altri ancora riferiscono di gesti osceni e osservazioni sessiste.

«Questi eventi problematici non riguardano solo le app di proprietà di Meta. Gli utenti di VR hanno segnalato da tempo problemi con molestie sessuali, abusi verbali, insulti razziali e invasione dello spazio personale su una miriade di app», testimonia il rapporto.

Anche se si tratta di manifestazioni virtuali, nondimeno possono risultare traumatiche. «È importante lo stesso, ha comunque un impatto reale sugli utenti», sostiene la direttrice delle campagne di SumOfUs Vicky Wyatt.

In seguito a diverse segnalazioni, Meta ha introdotto una serie di misure allo scopo di tutelare i diritti e la sicurezza degli utenti. Una di queste è Confine personale, un limite spaziale che impedisce agli avatar di trovarsi entro una certa distanza l’uno dall’altro.

«Se qualcuno tenta di entrare nel tuo confine personale, il sistema interromperà il suo movimento in avanti quando raggiunge il confine», spiega Meta. L’impostazione predefinita ha fissato la distanza di sicurezza a 4 piedi, corrispondenti a 1,2 metri. Inoltre Meta afferma di offrire diverse modalità per bloccare o segnalare gli utenti.

SumOfUs ritiene tuttavia che queste misure non siano sufficienti, e insieme a un ristretto gruppo di azionisti ha presentato una risoluzione per chiedere alla società di condurre una valutazione del rischio degli impatti sui diritti umani del metaverso.

«Invece di buttarsi a capofitto nella costruzione di questo metaverso, noi stiamo dicendo a Facebook “guarda, fermati a guardare i danni che accadono sulle tue piattaforme social e che non riesci nemmeno a gestire. Non ripetiamoli e non replichiamoli nel metaverso. Abbiamo bisogno di un piano migliore su come mitigare i danni online», conclude Vicky Wyatt.

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