Futuro

Le imprenditrici self-made sui social/5

Tra borse di lusso, moda vintage e un brand di abbigliamento per abbattere gli stereotipi di genere, torna l’appuntamento sul mondo delle piccole imprese
Credit: @afemalechoice
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
2 giugno 2022 Aggiornato alle 17:00

Il mondo della finanza ti affascina? È vero che per cominciare a investire occorrono molti soldi? Si deve stare tutto il giorno davanti a uno schermo per comprare e vendere? E le logiche e le strategie finanziarie sono a portata solo degli addetti ai lavori?

La giornalista olandese Janneke Willemse, esperta di economia e finanza, ha ormai aperto da diversi anni un blog per raccontare come se la sarebbe cavata a gestire una certa quantità di denaro: in 4 anni e mezzo il suo capitale è raddoppiato. E ora il suo libro Le bionde investono meglio è arrivato anche in Italia, edito da Vallardi.

Willemse propone 7 semplici passi per far fruttare le proprie risorse. Chissà se le imprenditrici che vi raccontiamo qui ne avranno seguiti alcuni…

Iaia De Rose, @iaiabagofficial

Piccole, grandi, trasformabili, adatte per il lavoro, ma anche per l’aperitivo. Stiamo parlando delle borse di Iaia bag, brand fondato nel 2019 da Iaia De Rose.

Dopo diversi anni nel mondo della tv, e vari progetti nell’ambito dell’empowerment femminile, De Rose si lancia in un progetto di borse di lusso, interamente made in Italy. “Era un periodo particolare, desideravo un cambiamento nella mia vita. Una sera sul cartone di una pizza ho disegnato con un pennarello una borsa trasformabile: 7 versioni diverse per un’unica borsa, lussuosa, ma pratica. L’ho immaginata per me, una borsa con cui potessi andare a lavorare e che potessi mantenere fino a happy hour. Il giorno dopo sono andata alla ricerca di qualcuno che la producesse per me. Quando ho visto il risultato, ho pensato: ‘Devo produrne altre’.”

Nel giro di un paio d’anni l’attività esplode, anche grazie alla community costruita nel tempo attraverso il lavoro in tv e i progetti di Bellezza Intelligente: il fatturato si quintuplica in poco tempo. All’inizio prendono gli ordini a mano, attraverso i social network, senza un vero e proprio e-commerce. Non è semplice farsi prendere sul serio nei laboratori di produzione e i costi delle materie prime sono alti.

“Per questo, a dispetto dei consigli che mi venivano dati da persone del mestiere, ho pensato di cominciare con pochissimi modelli e pezzi e testarli sul mercato. Allo stesso modo ho scelto di optare per il “made to order”, per garantire l’esclusività e l’unicità dei prototipi e per non rischiare di produrre una quantità di merce eccessiva”. L’aspetto più importante su cui investire secondo Iaia sono le competenze di vendita: occorre imparare a comunicare e a raccontare il proprio prodotto. Oggi che basta aprire una pagina social per vendere, è essenziale acquisire skills digitali e di marketing per mettere in risalto il proprio brand e ciò che lo contraddistingue rispetto a tutti gli altri.

Raffaella Tomassetti, @Clothes to me

A volte un’attività nasce così, con un pensiero semplicissimo formulato di fronte a un armadio aperto. È quello che accaduto a Raffaella Tomassetti, guardando il suo guardaroba un giorno durante il primo lockdown. “Ho sempre amato la moda, l’idea di dare nuova vita ai vestiti, invece che continuare a ricorrere al fast fashion e all’acquisto compulsivo, mi piaceva”.

Si è licenziata dal lavoro precedente e ha aperto una pagina dedicata, cominciando a vendere sulla piattaforma di shopping dell’usato Vinted: il nome del suo progetto è un gioco di parole tra clothes (vestiti) e close to me (vicino a me). Dove ha iniziato a rifornirsi? Ovunque fosse possibile, dai mercatini vintage, agli armadi dei parenti e degli amici. Nel tempo ha avviato una collaborazione con @nepente_roma, un artigiano di borse in pelle, ideando una linea di secchielli colorati e dalle fantasie particolari.

Un’attività faticosa, a partire dal tempo speso nei mercatini per scovare il pezzo imperdibile e che tuttora porta avanti in parallelo con un normale lavoro d’ufficio. Se poi non si è particolarmente pratici con il digitale, tanto peggio. La più grande difficoltà, infatti, per lei è stata entrare nei meccanismi dei social e trovare il tempo per farli crescere nel modo giusto.

Tra i capi che vanno a ruba sulla sua pagina, i blazer oversize, camicie con i collettoni tirolesi e gonne a ruota.

Lara Epifanio, @A Female choice

Per Lara Epifanio, fondare Famale choice è stato un modo per coniugare l’interesse nei confronti di tematiche legate alla parità di genere e i suoi studi in digital media.

Una linea di moda che promuove messaggi importanti, come la libertà di scelta e l’autodeterminazione delle donne e l’accettazione di sé. Un modo per abbattere gli stereotipi di genere e di bellezza, i tabù sessuali e fenomeni come lo slut shaming.

Un’attività nata sul finire del 2019, con l’apertura della partita Iva e la creazione del sito. Ha cominciato personalizzando felpe, magliette e accessori: ora ha creato delle linee tematiche, dalle t-shirt top crop con scritto “Love sex, hate sexism”, le felpe con lo slogan “no means no”, le magliette con sopra ricamata una bicchiere di champagne e un vibratore.

Ha imparato tutto sul campo, un passo alla volta, a partire dal fornitore, dalla quantità di pezzi da produrre, le taglie quanti pezzi, taglie, fino a come si scrive un’email. “La moda è uno strumento potentissimo per lanciare messaggi e cambiare il mondo di pensare delle persone. Il mio messaggio? Non demonizziamo la sessualità femminile”.

Se dovesse dare qualche consiglio, suggerirebbe di non farsi abbattere dai momenti negativi, ma di provarci sempre con cautela, con piccoli investimenti.

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