Busta paga (canva) lasvolta.it
Dati Istat rivelano aumenti medi del 3,5% negli stipendi. Migliorano i tempi di rinnovo, ma resta il divario con il potere d’acquisto.
Un segnale atteso da tempo, che porta una boccata d’ossigeno nelle buste paga italiane. Il nuovo report Istat fotografa un semestre di aumenti salariali diffusi.
Nonostante la ripresa evidente, milioni di cittadini restano ancora in attesa di rinnovo contrattuale.
Il percorso verso il pieno recupero del potere d’acquisto è iniziato, ma la strada è ancora lunga e tortuosa. Nel frattempo le buste paga di molti italiani sono in rialzo.
Ecco cosa sta succedendo tra i lavoratori e chi può gioire durante questo agosto 2025.
Il primo semestre del 2025 segna un cambio di passo nelle trattative sindacali. L’Istat certifica la chiusura di dieci contratti collettivi, con un aumento medio della retribuzione oraria del 3,5%. È un segnale incoraggiante, accompagnato da una riduzione dei tempi medi di rinnovo: si passa da 27 a 24 mesi per arrivare a un accordo. Tuttavia, il potere d’acquisto resta lontano dai livelli pre-crisi, con le retribuzioni reali ancora inferiori del 9% rispetto al 2021.
I settori pubblici e privati registrano andamenti diversi: nella Pubblica amministrazione l’aumento medio è del 2,9%, mentre nei servizi privati e nell’industria varia tra il 2,3% e il 2,7%. Alcune categorie professionali, come ministeri, Difesa e Forze dell’ordine, segnano incrementi superiori alla media, mentre altri comparti restano fermi.
L’analisi settoriale mette in luce un quadro frammentato. Nei comparti pubblici, ministeri (+6,9%), militari e Difesa (+6,7%) e Forze dell’ordine (+5,9%) guidano la classifica degli aumenti. Nel privato, spiccano agricoltura (+5,7%), energia elettrica (+6,7%), estrazione minerali (+5,3%), alimentari (+4,3%) ed edilizia (+4,6%). In coda, con incrementi minimi o nulli, si trovano farmacie private e telecomunicazioni, ferme allo 0%, e comparti come gomma e plastica (+2,6%) o commercio (+1,8%).
L’aumento complessivo del settore privato è pari al 2,7%, mentre quello della Pubblica amministrazione raggiunge il 2,9% grazie ai rinnovi già firmati. Restano in sospeso i contratti di oltre 5,7 milioni di lavoratori, che attendono il via libera a nuovi accordi per il triennio 2022-2024. Il miglioramento c’è, ma per colmare la distanza con il potere d’acquisto pre-pandemia servirà continuità nelle politiche di adeguamento salariale e un ritmo di rinnovi più serrato.
Il quadro delineato dall’Istat suggerisce che gli stipendi in Italia abbiano imboccato un sentiero di recupero, ancora graduale ma potenzialmente duraturo. Gli aumenti del primo semestre 2025 indicano che, con politiche mirate e un dialogo costante tra parti sociali, è possibile innescare un processo di crescita più omogeneo. Nei prossimi anni, la sfida sarà costruire un sistema contrattuale capace di garantire rinnovi più rapidi, adeguamenti legati all’inflazione e incentivi per premiare competenze e produttività. Se questo percorso sarà sostenuto da investimenti in formazione e innovazione, i lavoratori potranno beneficiare non solo di stipendi più alti, ma anche di maggior stabilità occupazionale e prospettive di carriera più solide, restituendo così fiducia e motivazione al mercato del lavoro.
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