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Africa, primato per i femminicidi: 20.000 nel 2022

 

Sebbene il numero complessivo di omicidi nel mondo sia in calo, crescono ifemminicidi,in tutto il mondo. Secondo ilrapportoGender-related killings of women and girlsdell’United Nations Office on Drugs and Crime(Unodc) e diUN Women, circa89.000 donne e ragazze sono state uccise intenzionalmente nel 2022. La cifra complessiva di quasi 90.000 donne uccise rappresentail più alto dato annuale registrato negli ultimi due decennie, come sottolineaUN Women, per quanto i numeri presentati nel rapporto siano allarmanti,rappresentanosolo la punta dell’iceberg. Troppe vittime di femminicidio, infatti,non vengono ancora incluse nelle statistiche: per circa 4 omicidi intenzionali di donne e ragazze su 10non ci sono informazioni sufficientiper identificarli come omicidi legati al genere, a causa delle differenze nazionali nelle pratiche di registrazione e indagine della giustizia penale. Come tutte le forme di violenza di genere, il femminicidio è unproblema trasversaleche riguarda ogni Paese e territorio del mondo. L’Italia, per citare un esempio a noi vicino, contribuisce enormemente con unamedia al di sopra delle 100 donne uccise l’anno,piazzandosi cosìtra i 5 Paesi europei con più alto tasso di femminicidi. Ma tra tutte le aree geografiche, è purtroppo l’Africaa detenere il tristeprimato. Nel rapporto, infatti, si legge chenel 2022 il continente ha registrato il maggior numero assoluto di femminicidi per colpa di partner o parenti, con una stima di20.000 vittime, seguito daAsia(18.400),Americhe(7.900),Europa(2.300) eOceania(200). L’Africaha registrato ancheil più alto numero di vittime rispetto alla popolazione femminile(2,8 ogni 100.000 donne rispetto a 1,5 nelle Americhe, 1,1 in Oceania, 0,8 in Asia e 0,6 in Europa), sebbene, anche qui, le stime siano soggette a incertezza a causa della limitata disponibilità di dati. L’inizio dell’anno è stato segnato daun’ondata di raccapriccianti uccisioni di donne in diversi Paesi africani.Kenya,Camerun,SomaliaeNigeriasono quelli più colpiti dal fenomeno, ma continuano a giungere notizie di femminicidi anche da altre aree del continente. A questo, sottolineaUN Women Africa, si devono aggiungerealtri fenomeni di violenza di genere, che ancora hanno un’alta incidenza in Africa, anche se di portata certamente minore rispetto all’omicidio, ma ugualmente gravissimi:almeno 1 giovane donna su 3 si sposa, spesso forzatamente, prima di aver compiuto 18 anni; milioni di ragazze e donne vengono sottoposte amutilazioni genitali femminili, molte subisconoviolenze domesticheregolarmente. Il dito è puntato, al di là delle singole colpe di uomini violenti, contro la penuria di finanziamenti stanziati globalmente per la prevenzione:solo lo 0,2% dei finanziamenti globali per gli aiuti e lo sviluppo è stato destinato alla prevenzione e alla risposta alla violenza di genere. Secondo l’Action Coalition on GBV’s Accountability Report, inoltre,solo il 5% del totale dell’assistenzaallo sviluppo dedicata ad affrontare laviolenza contro le donne raggiunge le organizzazioni della società civile nei Paesi in via di sviluppo. Se i finanziamenti sono pochi in generale, le vittime più colpite saranno, senza dubbio,quelle che vivono in ambienti più poveri. La carenza di fondi nella prevenzione e nella gestione delle conseguenze della violenza presenta conti molto più salati tra le donne e le ragazze dei Paesi africani o in contesti di emergenza umanitaria che hanno subito stupri, violenze, matrimoni forzati, tratta. C’è un dato, però, confortante a margine di questa analisi così desolante. Cresce in tutto il continente africano laconsapevolezzadella società civileriguardo le forme di violenza di genere. Negli ultimi anni ci sono state massicceproteste contro il femminicidioin Kenya, Sudafrica, Nigeria, Uganda e altri Stati. Per quanto riguarda il Kenya, si susseguono da mesimanifestazioniconsiderate tra le più grandi proteste non politiche nella storia del Paese: almeno 20.000 tra donne e uomini hanno sfilato nelle strade della sola Nairobi e altre migliaia si sono riunite in altre città. L’ultima protesta in ordine di tempo, e di certo tra quelle che hanno creato più clamore, è stata ungrandeflash moborganizzato in coincidenza con il giorno di San Valentinodagli attivisti per i diritti delle donne in varie città del Kenya. Anziché festeggiare o brindare, centinaia di donne hanno animato ilBlack Valenitine: indossando delle magliette nere hannodanzato, cantato, sventolato rose rosse, acceso candele e osservato un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime di violenza di genere. In un periodo di crescenti sentimentianti-Lgbtq+, inoltre, le proteste hanno avuto anche lo scopo dievidenziare la violenza di cui è spesso vittima la comunità arcobaleno. Le proteste in Kenya hanno subito ottenuto anche dei risultati politici. Il presidenteWilliam Ruto, aspramente criticato negli ultimi mesi per non aver affrontato seriamente il tema del femminicidio e di non rispondere mai alle sollecitazioni della società civile, dopo le imponenti manifestazioniha promesso di accelerare le indagini e ha introdotto un numero verde per denunciare i responsabili.

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