Ida Dominijanni ha scritto chenon bisogna pensare al femminismo storico come a una sorta di assicurazione a vitaper le generazioni successive, come se le sue conquiste fossero al sicuro una volta per tutte. Come spiega la filosofa,il femminismo non è mai stato una banca di diritti acquisiti, è stato e resta un movimento di pratiche di libertà che vanno rimesse al mondo continuamente. Tradurre il silenzio e la rabbia in azione, mostrare i propri corpi negli spazi pubblici, occupare le aule dei tribunali per sfidare le leggi, scioperare con le braccia incrociate per rivendicare l’uguaglianza sono solo alcune dellepratiche femministeche le donne hanno adottato in tutto il mondo nel corso della storia e ancora oggi, come raccontaGiulia Sivieronel suo libroFare femminismo(Nottetempo, 2024,16,50 €). Fare femminismo oggi significa anche scardinare una lingua e un modo di pensare arcaico, che ingloba nel maschile anche il femminile. Non importa, a esempio, quante donne si trovino in una stanza, fossero anche cento basta un solo uomo perché si debba usare il maschile. Siviero ce lo dimostra con un episodio apparentemente semplice ma in realtà profondamente significativo: durante una lezione universitaria, la filosofa Adriana Cavarero si è rivolta alla classe usando il femminile plurale, dicendo “tutte” invece di “tutti”. Questa scelta linguistica, che suscitò le proteste di alcuni studenti, mise in luce come il maschile fosse percepito come “neutro” e il femminile come “personale”, rivelando gli stereotipi di genere nascosti nelle pieghe della lingua. Da questa premessa, Siviero sviluppa un discorso più ampio sulfemminismocome movimento di pratiche di libertà, che vanno continuamente rimesse in gioco e rinnovate. Il libro si articola in sei sezioni, dedicate ad altrettanti aspetti dell’azione femminista: la parola come testimonianza e denuncia, la riscoperta dei corpi e della sessualità, il potere del “no” e della diserzione, la lotta a ogni costo, l’uso della nudità come atto scandaloso e l’occupazione dello spazio pubblico da parte di soggetti marginalizzati. Attraverso una ampia argomentazione ricca di esempi e storie,Siviero mostra come il femminismo sia sempre stato un movimento plurale e variegato, capace di coinvolgere donne diverse per provenienza, cultura e orientamento. Un movimento che ha saputo – e dovuto -reinventare continuamente le proprie pratiche, adattandole ai mutamenti sociali e culturali, senza perdere di vista l’obiettivo dell’emancipazione e della liberazione. Non mancanopagine dedicate alla salute femminile e alle lotte per il diritto all’aborto, che Siviero ricostruisce con grande ricchezza di dettagli e testimonianze, come nel caso dell’invenzione del Del-Em, uno strumento per permettere alle donne l’autogestione dell’aborto. Dal suo racconto emerge il quadro di un femminismo che ha saputo appropriarsi del sapere medico, mettendo in discussione le pratiche consolidate e rivendicando ildiritto delle donne di decidere del proprio corpo. Tutte pratiche e idee che possono “aprire il presente all’imprevisto, fare la differenza. E questa resta ancora oggi la nostra scommessa politica”.
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