Il Parlamento giapponese ha approvato un disegno di legge che consente ai genitori divorziati discegliere l’affidamento condiviso dei propri figli: si tratta di una mossa che cambierà il sistema di custodia dei figliin Giapponeper la prima volta in 77 anni. La legge, che entrerà in vigore entro 2 anni, sarà applicata retroattivamente anche a coloro che hanno già divorziato. Dopo l’approvazione da parte della Camera bassa del Parlamento,avvenuta il mese scorso, oggi il disegno di legge volto a modificare il Codice Civile è stato votato non solo dal Partito Liberal Democratico al potere e dal suo partner di coalizione,Komeito, ma anche dalla principale opposizione,Nippon Ishin no Kai(Partito per l’Innovazione giapponese) e Partito Democratico per il Popolo. Al momento, spiega l’agenzia di stampa giapponeseJiji Press, la custodia viene concessa aun solo genitoredopo il divorzio. Prima della revisione, secondo un sondaggio del Ministero della Giustizia del 2020,il Giappone era l’unico Paese industrializzato tra i membri del G7 a non disporre di un sistema di affidamento congiunto. Secondo la modifica delle leggii genitori potranno cercare tra loro un accordo e scegliere tra l’affidamento congiunto o quello esclusivo. Nel caso in cui i colloqui falliscano,sarà il tribunale della famiglia aintervenire edecidere sulle modalità di affidamento in base all’interesse dei figli. Se si sospetta un caso di violenza domestica o di abusi, il tribunale dovrà scegliere l’affidamento esclusivo. Secondo levittime di violenza domestica, il nuovo sistema potrebbe impedire loro di recidere i legami con chi maltratta, perché li spingerebbe a mantenere i contatti con i loro ex coniugi. Altri temono che le vittime potrebbero non essere in grado di negoziare l’affidamento esclusivo o quello congiunto. Per affrontare queste preoccupazioni, al disegno di legge è stata aggiunta una clausola che richiede di prendere in considerazione delle misure per “confermare la vera intenzione” di ciascun genitore. I critici, tuttavia, sostengono chele misure del Governo per proteggere le vittime di violenza domestica sono troppo vaghe. Lo storico cambiamento arriva mentre le relazioni familiari in Giappone si evolvono, in un contesto in cuicrescono i divorzie anche il desiderio di entrambi i genitori di svolgere un ruolo attivo nella crescita dei figli. Solo nel 2022 circa 160.000 minori, in Giappone, hanno vissuto il divorzio dei genitori: il doppio rispetto al 1950. La revisione del codice civile arriva anche in risposta alle critiche globali suicasi di rapimentoche coinvolgevano coniugi giapponesi che portavano via i figli ai partner stranieri dopo il divorzio, impedendo loro di vedere i propri figli in Giappone. Nel 2014 il Paese ha aderito a un trattato internazionale per aiutare a risolvere le controversie transfrontaliere sull’affidamento dei figli, ma nel 2020 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che esortava il Giappone a migliorare le norme sulla custodia dei bambini. LaBbcha spiegatoche l’anno scorso la star giapponese di ping pongAi Fukuhara è stata accusata dal suo ex marito di aver rapito il loro figlio: il taiwanese Chiang Hung-Chieh, anche lui giocatore di ping pong, ha detto che, dopo il divorzio, entrambi avevano accettato l’affidamento congiunto mentre erano a Taiwan. Ma dopo essere tornata in Giappone con il figlio, l’ex moglie avrebbe interrotto i contatti con l’ex marito, rifiutandosi di riportare il piccolo a Taiwan. All’inizio di quest’anno i due hanno annunciato di aver raggiunto un accordo. A una donna intervistata dall’emittente britannica, invece, è andata diversamente: dopo un anno e mezzo dal divorzio con il marito, ha scoperto che i figli di 10 e 5 anni si erano trasferiti insieme a lui in un’altra casa. In Giappone, se una controversia sul divorzio continua per più di un anno e i figli vivono con un genitore,sarà probabilmente lui a ottenere la custodia da parte del giudice. In un caso simile, la polizia non interviene perché etichetta il caso come “una questione tra coniugi” e non un rapimento, visto che riguarda un genitore e il proprio figlio. La donna in questione non ha potuto vedere i propri figli per 3 anni e mezzo. Poi, le è stata finalmente concessa una visita con i suoi figli, anche se in tribunale; ora può vederli una volta al mese. Secondo lei, se la legge sull’affidamento congiunto fosse stata in vigore, tutto questo non sarebbe accaduto.
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