La buona notizia, dopola giornata più piovosa “degli ultimi 170 anni” di ieri nell’area di Milano, è che illivello dei fiumi sta scendendo. La cattiva notizia è che però l‘allerta arancione, quella per moderata criticità di rischio idraulico, come si legge sul sito dellaProtezione Civileè attiva per tutta la giornata di oggi. Sotto stretta osservazione Milano, la bassa pianura orientale lombarda, l’area delle Prealpi varesine, dei Laghi e del Lario. Un’allerta simile vale anche per il Friuli, dove tra Udine e Gorizia sono attese forti piogge. Intanto, il presidente del Veneto,Luca Zaia,ha dichiaratoaperta l’unità di crisi per stato di emergenza, in Veneto e la Protezione civile lo stato diallerta rossa in Venetofino alle 14 di domani, 17 maggio. Le continue piogge di ieri, che hanno portato all’esondazione del Lambro, del Naviglio Martesana e parte del Seveso, hanno lasciato zone del milanese letteralmente sott’acqua, con la città paralizzata. Come ha detto l’assessore alla Protezione Civile di Milano, Marco Granelli, «Milano ieri ha vissuto una giornata molto difficile:120-130 millimetri localizzati di pioggia, in un solo giorno, non era mai capitato negli ultimi 170 anni, e il record era 98 accaduto nel 1990. E non solo a Milano ma anche nei bacini dei fiumi che passano per Milano». Attualmente, dopo i livelli di emergenza, a Milano e in provinciail livello dell’acqua è sceso e in molte aree la situazione è migliorata. Si temono, però,nuove piogge in serata. Tra le aree più colpite, quelle diGessate e Bellinzago Lombardo.Per intervenire qui, raccontano i coordinatori dell’emergenza, “pensiamo di avere una finestra di tempo di alcune ore per cercare di sistemare ulteriormente le cose, ma poi dovrebbe tornare la pioggia. Se sarà leggera, dovremmo riuscire a gestire la situazione, se sarà tanta potrebbero essere ancora guai seri”. Come ha ricordato l’assessore Granelli, la pioggia caduta così violentemente,caratteristica dei cambiamenti climatici in corso, ha mostrato sia segni di capacità di adattamento del territorio milanese, sia forti criticità. ”Milano ieri ha anche imparato due cose. La prima: per la prima volta i quartieri di Milano attorno al Seveso non hanno avuto allagamenti e danni, la vasca del Seveso, quella di Milano, ha trattenuto 250.000 metri cubi di acqua evitando che invadesse le strade e le cantine di Niguarda, Pratocentenaro, Istria, Testi, Zara, Maggiolina, Isola. Sarebbe stata un’esondazione di 10 ore, come quella del 2014, con tutta quell’acqua in città. La vasca e la grande gestione fatta dai tecnici di MM ha protetto la città. La seconda: anche il Lambro è diventato un fiume che si gonfia ed esonda, e la sua piena ha fatto rigurgitare i tombini di un intero quartiere, Ponte Lambro, allagandolo. Quando questi fiumi attraversano zone così urbanizzate dobbiamo fare in modo di diminuire l’acqua che immettiamo tutta insieme in poco tempo in essi e dobbiamo fare altre vasche che trattengano l’acqua”, ha scritto l’assessore sui social aggiungendo che “in questi anni Regione Lombardia, Comune di Milano, Aipo, Città metropolitana, MM e altri hanno costituito un accordo che gestisce il “nodo idraulico di Milano”: ora questo accordo faccia un salto in avanti, completi i progetti approvati e finanziati nel più breve tempo possibile e faccia proposte e le metta in cantiere per gestire il Lambro. Quello che è successo ieri a Milano dice che è possibile, dobbiamo avere il coraggio di imparare, decidere, non mollare l’obiettivo”. Da 170 persone rimaste senza corrente a Ponte Lambroad alberi caduti e auto sommerse, la situazione ieri è risultata decisamente critica in diverse zone della provincia di Milano. A Mesate l’innalzamento del livello delle acqueha portato all’evacuazione di una scuola dell’infanzia, a Monza sono stati invitati i cittadini “a non usare l’auto” e tanti sono stati i casi di allagamenti di sottopassi esmottamenti tra Lodi e Varese, oltre a chilometri di code in A1. In totale, oltre800 interventi di soccorso urgenti da parte dei vigili del fuoco. In certe aree, come quelle di Mezzago, l’esondazione è stata tale chesono stati filmati perfino dei pesci sguazzare sulle strade. Adessosotto stretta osservazione restano soprattutto Lambro e Seveso, entrambi usciti dagli argini a Monza e nella zona Nord di Milano.Ma anche i laghi: il Verbano per esempio ha un livello ben superiore alla media stagionale ed è vicino al limite di piena. Esondato in parte il lago di Varese. In una Italia divisa in due, dove a Nord persiste tempo grigio e piogge e a Sud caldo intenso (con punte oltre i 30 gradi),da venerdì per le zone delle Pianura Padana potrebbe esserci una ulteriore tregua e finalmente una giornata di sole, ma come ricordano gli esperti “persisteranno condizioni di variabilità con probabili annuvolamenti che potranno dar luogo ad alcuni rovesci pomeridiani sui monti”. Un anno dopo la grande alluvione la Romagna fa un primo bilancio Mentre la Lombardia guarda con preoccupazione al cielo, dopo le piogge delle ultime ore, per la Romagna (dove piove) un annodopo la terribile alluvionedi maggio 2023 (prima il 2-3 e poi il 16-17 maggio) è tempo di bilanci. Quell’evento meteo devastante, collegato alla crisi del clima, in soli 17 giorni aveva portato a riversarsi sui territori romagnoli quasi 350 milioni di metri cubi d’acquainteressando oltre 100 comuni di 7 diverse province. Con l’esondazione di 23 fiumi e corsi d’acqua, le frane e le comunità isolate, le famiglie evacuate e la distruzione del tessuto produttivo dell’area,i danni stimati – in un terribile contesto di 17 morti e 20.000 sfollati – sono stati intorno ai 10 miliardi di euro. Un anno dopo, raccontano i dati forniti dalCentro studi di Confindustria Romagna,quasi la metà (il 42,5%) delle imprese è riuscito a ripartire senza ristori. Così come durante la lotta al fango,la volontà e la forza dei romagnoli sono stati la principale chiave per ripartire da soli:l’86% delle industrie romagnole ha ripreso a lavorare a pieno regime mentre solo un 3% fatica a rialzarsi. Lo studio certifica come gli imprenditori siano ripartiti con le proprie mani, grazie allo sforzo congiunto della comunità, con più facilità per chi era coperto da polizze (il 58%).Chi ha ottenuto aiuti è riuscito in media a coprire soltanto il 36% del danno subìto. Interpellati da vari media, un anno dopo la grande alluvione sono gli stessi sindaci e imprenditoria raccontare come il vero disastro è stato il silenzio e la risposta tardiva di governo e istituzioni, con polemiche in particolare sulla nomina del commissario straordinario e sui fortissimi i ritardi nei sostegni, nonostante le promesse del governo Meloni. Tanta la frustrazione per la lentezza e la burocrazia nel processo di indennizzi.
«A nome dello Stato danese, a nome del Governo: mi dispiace». Con queste parole…
A poco più di un mese dagliStati Generali della Natalità, lasituazione demografica italiananon sembra…
Dall’Accordo all’azione: ricostruire la biodiversità”. È questo il tema scelto quest’anno per la Giornata…
Una donna muore ogni due minuti per complicanzelegate al parto e alla gravidanza. Lo…
Dall’11 novembre al 7 maggio 2023,Palazzo Albergati a Bolognaospita la mostraJago, Banksy, TvBoy e…
La semplice diversificazione delle importazioni dicombustibili fossiliper liberarsi dalla dipendenza russa - che garantisce…