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Francia, MeToo: 147 personaggi pubblici chiedono una legge contro la violenza sessuale

 

“Siamo più di 100, main realtà siamo milionia volere che la violenza sessuale e di genere finisca. Questa non è un’utopia. Da quando ci siamo riuniti e uniti, sappiamo che siamo così tanti che le nostre voci non possono più non contare”. Chi scrive sono i147 personaggi pubblici francesi(della letteratura, del cinema, del giornalismo e della politica) che su iniziativa dell’attrice Anna Mouglalis, della vicepresidente dell’associazione #metoomedia Muriel Réus e della presidente della Fondazione delle Donne Anne-Cécile Mailfert hanno firmato lapetizionepubblicata suLe Mondee suFondation Des Femmesper chiedere unalegge integrale contro la violenza sessuale. Tra i primi firmatari ci sono le scrittrici bestsellerCamille Kouchner, Leïla Slimani e Vanessa Springora, le attriciJuliette Binoche, Isabelle Adjani e Emmanuelle Béart, la regista e attrice Judith Godrèche, che si sono fatte fotografate in uno scatto corale “storico” che raffigura “cento volti francesi del movimento #metoo, cento voci, cento corpi, cento storie di violenza sessista e sessuale” che ha accompagnato la petizione sul quotidiano francese e che è stato pubblicato sulla prima pagina in concomitanza con l’apertura del Festival di Cannes. Negli ultimi mesi, il cinema francese è stato scosso dalle accuse secondo cui per decenni si èscrollato di dosso il sessismo e gli abusi sessuali. All’inizio di maggio il Parlamento ha deciso di creare unacommissione d’inchiestaper indagare sulla violenza sessuale e di genere nel cinema e in altri settori culturali. “#metoo. On periste et son signe”, recita il titolo dell’articolo di Le Monde:persistiamo e firmiamo. Sono infatti passati 7 anni da quando è esploso il movimento che ha portato “una realtà avvolta nella negazione: la violenza sessista e sessuale è sistemica, non un’eccezione”. Eppure, nonostante il coraggio delle vittime, che hanno parlato e continuano a parlare,“l’impunità cresce”, perché “le disuguaglianze e i rapporti di potere favoriscono la violenza sessista e sessuale e la negazione collettiva protegge gli aggressori”. Un esempio? Nel 2022,il tasso di rigetto delle denunce di stupro è stato del 94%. Nel 2016, era l’86%.L’aumento delle denunce va di pari passo con quello dei fascicoli archiviati, ha detto aAfpAnne-Cecile Mailfert, direttrice dellaWomen’s Foundation, secondo cui non esiste la volontà politica di risolvere seriamente il problema. Le parole non bastano più: ora è il momento delle azioni.Per questo la petizione, che è già stata firmata da oltre 26.000 persone, chiede “una legge organica che chiarisca, tra le altre cose, la definizione di stupro e consenso, introduca quella di incesto, processi gli stupratori seriali per tutti gli stupri conosciuti ed estenda gli ordini di protezione alle vittime di stupro, per facilitare la raccolta di prove, per creare reparti specializzate, per vietare le indagini sul passato sessuale delle vittime, per consentire l’accesso immediato e gratuito alle cure psicotraumatologiche, per fornire finalmente i mezzi finanziari a questa politica pubblica e alle associazioni che la attuano”. Il Governo sta esplorando un’altra strada per migliorare il trattamento delle denunce:includere la nozione di consenso nella definizione legale di stupro. Un gruppo di deputati dell’Assemblea Nazionale, infatti, sta lavorando all’elaborazione di un testo (che potrebbe essere discusso entro la fine dell’anno). Questo, però, non sarebbe abbastanza: “l’aggiunta della sola parola “consenso” nella leggenon permetterà di compensare il ritardo abissale della Franciain questo settore”, hanno denunciato i firmatari della petizione. Aurore Berge, ministra della parità di genere, ha affermato di «condividere pienamente» le richieste dei firmataririguardo alla «lotta necessaria e risoluta per sradicare la violenza sessuale» e in una nota aAfpha dichiarato di essere “a disposizione di tutti i firmatari per discutere le leve da mobilitare. […] Dobbiamo ascoltare collettivamente le vittime e sentire cosa hanno da dire. La società nel suo insieme deve sentirsi preoccupata”.

Redazione

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