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Sudan, crimini contro l’umanità per estrarre il petrolio: la svedese Lundin a processo

 

Tutto cominciò nel 2010 quando un gruppo diagenzie umanitarie presenti inSudandurante laseconda guerra civile(1983-2005), riunite sotto l’ombrello dellaEuropean Coalition on Oilin Sudan (Ecos),hanno chiesto un’indagine sul ruolo svolto da un consorzio di compagnie petroliferenel conflitto e sulla loro possibilecomplicità in crimini di guerra e contro l’umanità. La principale indiziataera la compagnia diestrazione svedeseLundin Energy,attiva nel Sudan meridionale (ora Sud Sudan) dal 1997 al 2003, in un’area denominataBlock 5°. Nel giugno 2010, l’Autorità giudiziaria svedese ha avviato un’indaginepreliminare che negli anni e ha prodotto una delle più ampie inchieste preliminari mai condotte dalla giustizia dello Stato scandinavo: 270 interviste, 150 persone ascoltate, per un totale di circa80.000 pagine di atti. E così, lo scorso 5 settembre, è cominciato un percorso giudiziario che potrebberiscrivere la storia della presenza industriale occidentale pre e post-coloniale in Africa,farne emergere le gravissime implicazioni e aprire nuovi scenari nel campo del rispetto dei diritti e del contrasto allo sfruttamento di persone e terre. SeLundin,Orrön Energy,verrà condannata, infatti (un’eventualità che nel 2010 sembrava remota mentre col passare di anni e con le nuove inchieste si fa sempre più plausibile) sarebbe laprima compagnia europea a dover pagare non solo per sfruttamento o riduzione in schiavitù,ma percrimini di guerra. Il clamoroso processo, quindi, può già essere considerato una specie diNorimberga della ultrasecolare presenza criminale europea in Africa. Ma procediamo con un ordine dettato da geografia, cronologia e fatti. Siamo nello Stato dello Unity (noto anche come Stato del Nilo Superire Occidentale), all’epoca Sudan e dal 2011 divenuto Sud Sudan. In questa area si scoprono, agli inizi degli anni ’80,enormi giacimenti petroliferied è proprio qui che arrivano le prime compagnie europee che danno il via alleesplorazionie alle primetrivellazioni. La popolazione è totalmente ignara e ignorata:delle infinite ricchezze che giacevano sotto i piedi dei sudanesi sanno solo le èlite politiche e i faccendieri che intendono fare affari con gli europei; nessuno, inoltre, chiede alle centinaia di migliaia di individui che lì abitano un parere né tantomeno vengono coinvolti nel processo di arricchimento. Al contrario il presidente sudanese Omar al Bashir, uno dei dittatori peggiori della storia contemporanea (ora in carcere perché estromesso dalla rivoluzione del 2019) lancia una vera e propriacampagna di deportazione per liberare le aree petroliferee permettere alle compagnie occidentali di esplorare ed estrarre in tutta tranquillità. La strategia prosegue per tutti gli anni ’90 fino agli inizi del 2000 e fa precipitare un’immensa area di circa 30.000 km quadrati in una vera e propriaemergenza umanitaria.Alla popolazione, in gran parte di etniaNuer, viene ordinato diabbandonare le abitazioni, i campi, le attività agricole e di allevamento e taceresenza possibilità di appello. Alle proteste e alle rivolte si risponde con il sangue. Secondo le stime più accreditatele vittime furono oltre 12.000 solo nell’area destinata alle estrazioni diLundin.E da quanto emerge dalle ricostruzioni depositate agli atti, la compagnia svedese ha spaventose responsabilità che oscillano, nel “migliore” dei casi, dal disinteresse nei confronti delle immani sofferenze che venivano perpetrate contro la popolazione inerme (proprio per permettere aLundindi estrarre in sicurezza) all’aver agito, nel peggiore dei casi, in complicità o addirittura di aver preso parte attiva negli eccidi. La tesi sostenuta dallo stuolo di legali che punta a dimostrare che lacompagnia fosse ignaradi quanto avveniva o che non si fosse resa conto dello spaventoso contesto in cui era immersanon regge. Innanzitutto perché è provato che i massacri e le deportazioni avvenivano letteralmente sotto gli occhi dei dirigenti e delle centinaia di operai impiegati; poi perché proprio in quelle regioni (a ridosso del Darfur) era in atto da anni un terribile conflitto che ha fatto centinaia di migliaia di morti e che ha portato alla condanna al tribunale dell’Aia Omar al Bashir e i suoi sodali “Oggi – si legge in una nota del 5 settembre scorso sul sito diCivil Rights Defenders(Crd),una delle Ong che segue il caso e lotta per creare conoscenza al riguardo – inizia un processo storico presso il tribunale distrettuale di Stoccolma contro due ex dirigenti della compagnia petrolifera svedeseLundin Oil, oraOrrön Energy.I due dirigenti sono stati accusati di complicità in gravi crimini di guerra commessi dal regime sudanese in quello che oggi è il Sud Sudan. La Crd seguirà da vicino il procedimento dall’aula e pubblicherà resoconti per tutta la durata del processo”. E infatti Ong comeCrd,Paxe il progetto diPaxUnpaid Debtpubblicano regolarmentereport delle fasi del processoche dovrebbeconcludersi entro l’inizio del 2026e aggiornano la pagina delLundin casedei loro siti con dovizia di particolari. Tra le ultime notizie riportate: il 23 aprile scorso il Centro austriaco per l’applicazione dei diritti umani internazionali (Cehri) e il movimento pacifistaDuitch PAXhanno presentato unadenuncia penale contro ex dirigenti dell’azienda austriacaOMV AGperfavoreggiamento di crimini di guerrachiedendo alla procura austriaca di aprire un’indagine penale. L’OMVè statapartner commerciale diLundinin Sudaned è la più grande azienda austriaca con una capitalizzazione di mercato di 14,4 miliardi di dollari. Il Governo austriaco detiene il 31,5% delle sue azioni e il governo di Abu Dhabi il 24,9%.OMVha realizzato un profitto di 55 milioni di dollari dalla vendita delle sue attività in Sudan nel 2003. «Nel 1997 – racconta Nyilayiena Chidong diWomen South Sudanin una serie di testimonianze raccolte inThe right to RemedydaUnpaid Debt -arrivarono i soldati e diedero alle fiamme le nostre case cercando di dare fuoco anche a noi che ci vivevamo dentro». «I militari – le fa eco un’altra, Sarah Naluai Diu – ci presero e cominciarono a violentarci». «Vedevo la mia gente scappare di corsa – piange Nyakuma Thompson – le donne, i bambini…e i soldati gli sparavano mentre correvano. Osservavo la mia gente morire e non potevo fare nulla». Se trovate colpevole dei crimini di cui le accusano,Lundine le altre compagnie europee non potranno certo restituire vita, salute, terre e case perse per sempre, a decine di migliaia di individui, ma sarà giusto che paghino profumatamente e restituiscano ai vivi e al Paese depredato senza scrupoli, capitali e dignità.

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