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Materia vibrante, per una nuova politica delle cose

 

Il libroMateria Vibrante(Timeo, 258 pagine, 21 €) diJane Bennettha suscitato un acceso dibattito riguardo alnuovo materialismo e al modo in cui questo sta influenzando il rapporto tra l’essere umano e il suo ambiente. Bennett, una rinomatafilosofa e teorica politica, è nota per il suo contributo al campo del materialismo vitale esi è spesso concentrata sul rapporto tranatura, etica e sentimenti. In questo testo sposta l’attenzione dall’esperienza umana degli oggetti a questi stessi, introducendo il concetto di“materialità vitale”che permea tutti i tipi di corpi, sia umani sia non umani.Materia Vibranteesplora le possibili implicazioni di questa prospettiva per le analisi politiche globali, concentrandosi anche sulle questioni ecologiche e sulle sfide politiche contemporanee. Inoltre, riflette sul nostroattaccamento alla materia e sulla routine quotidiana, mettendo in discussione i limiti delle nostre conoscenze e delle nostre azioni. La potenza delle cose Jane Bennett, nel suo manifesto per una politica più ampia che includa anche il non umano, presenta obiettivi radicali simili a quelli esposti nel 2004 da Bruno Latour inPolitiche della natura. Come Latour, Bennett utilizza il concetto di“ecologia politica”per descrivereforme di deliberazione politica e riconoscimento che non si limitano agli esseri umani come attori significativi. La sua idea di politica “ecologica” va oltre il concetto classico di interdipendenza stabile tra le specie, adottando un approccio più “vitalista” che ridimensiona il ruolo umano senza presupporre un’identità o degli interessi predefiniti per la nuova comunità politica. La studiosa spiega che con “vitalità” si riferisce allacapacità delle cose- come cibo, merci, fenomeni meteorologici, metalli -non solo di influenzare o limitare le azioni umane, ma anche di agire come agenti quasi autonomi, con proprie traiettorie, tendenze e potenzialità. La sua aspirazione è quella di delineareuna “materialità vibrante” che permea gli esseri umanie di esplorare come questo cambiamento di prospettiva possa influenzare le analisi degli eventi politici. L’espressionepotenza delle cosepresenta il vantaggio retorico di riportare alla mente quella percezione infantile che vede il mondo pieno di ogni sorta di esseri animati, alcuni umani, altri no, alcuni organici, altri no. Riporta l’attenzione su un’efficacia degli oggetti che eccede i significati, i progetti o gli scopi umani. La potenza delle cose è quindi unbuon punto di partenza per pensare in un modo che vada oltre il dualismo vita-materia, il principio organizzativo dominante nell’esperienza adulta. Lo svantaggio dell’espressione, tuttavia, sta nel fatto che essa tende a sopravvalutare la stabilità immutabile della materialità, mentre il mio obiettivo è teorizzareuna materialità che sia tanto forza quanto entità, tanto energia quanto materia, tanto intensità quanto estensione. La visione vitalistica di Bennett Per realizzare questa visione, Bennettintegra le idee di una vasta gamma di pensatori filosofici e teorici politici, cercando di applicarle a questioni controversie come la ricerca sulle cellule staminali, i blackout energetici, l’obesitàe le politiche alimentari. Il lavoro di Bennett mira a realizzare il nobile progetto post-umano di“decentrare l’umano”, con l’obiettivo di “articolare una materialità vibrante che corre accanto e dentro gli esseri umani per vedere come le analisi degli eventi politici potrebbero cambiare se dessimo la forza delle cose più dovute”.

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