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Emissioni gas serra in Italia: -21% (nel 2022) rispetto al 1990

 

Sul lungo termine segnali positivi per lo Stivale, ma ci sono campanelli d’allarme per le emissioni italiane. L’Italia che prova a fare la sua parte nel contrasto alle emissioni climalteranti e alla crisi del clima, e a mettersi in linea con gliobiettivi 2030, grazie alla “crescita negli ultimi anni della produzione da fonti rinnovabili come idroelettrico ed eolico e al passaggio all’uso di combustibili a minor contenuto di carbonio” èormai a un -21%(nel 2022) di emissioni di gas serra rispetto al 1990. Il dato, positivo,lo certifica l’Ispranella sua ultima pubblicazione sullo stato delle emissioni in Italia e gli obiettivi di riduzione al 2030. Sebbene dal rapporto, grazie ai dati raccolti nel 2022, ci siano indicazioni di un cammino virtuoso nella riduzione delle emissioni rispetto a oltre trent’anni fa,a preoccupare ora è però l’impatto legato al settore dei trasporti e in parte dei rifiuti. “Nonostante l’andamento positivo – scrive l’Ispra -le emissioni di gas serra in Italia negli ultimi due anni continuano però a crescere e raggiungono nel 2022 un totale pari a 413 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (+0.4% rispetto al 2021). Determinante l’aumento costante del settore trasporti, le cui emissioni provengono per oltre il 90% dal trasporto stradale, che rispetto all’anno precedente segna un+5%e conferma un trend che non conosce pause e supera il 7% dal 1990, valore in controtendenza rispetto a quelli di tutti gli altri settori economici che al contrario registrano marcate riduzioni, a eccezione dei rifiuti che rappresentano circa il 5% al totale nazionale”. A livello di emissioni dunque sono due i settori principali a mostrare segnali positivi e di crescita:quello dei trasporti e quello dei rifiuti. I dati, come gas serra, fanno riferimento soprattutto alla CO2 (circa l’82,7% alle emissioni di gas serra italiane). Come precisa Ispra oltre ai trasporti (26% del totale nazionale), i settori della “produzione di energia (23%), residenziale (18%) e dell’industria manifatturiera (13%) sono, nel periodo di riferimento, quelli che contribuiscono a circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti”. Fra i campanelli d’allarme c’è poi quello relativo agli obiettivi nazionali stabiliti dal regolamentoEffort Sharingche prevede una riduzione del 43.7% rispetto al 2005 delle emissioni prodotte da trasporti, residenziale, riscaldamento degli edifici, agricoltura, rifiuti e industria (non-Emission Trading System – ETS). In questo caso, sostiene Ispra, “la mancata diminuzione delle emissioni di trasporti e del residenzialeha portato a un progressivo avvicinamento dei livelli emissivi italiani ai tetti massimi consentiti, fino al loro superamento registrato sia nel 2021 (4,6 MtCO2 equivalente) che nel 2022 (5,5 MtCO2 eq)”. In precedenza l’Italia aveva sempre rispettato gli obiettivi di riduzione assegnati, “sia per l’adozione di politiche e misure di mitigazione, sia per i diversi cicli di crisi economica del 2008 e del 2013 connessi alle dinamiche economiche globali. Le riduzioni di emissioni richieste per il periodo 2013 – 2020 sono state non solo raggiunte, ma ampiamente superate (per il periodo in questione si calcola un “overachievement” totale in termini di riduzione di 190 MtCO2eq)”. Successivamente però,soprattutto dopo la pandemia (2021-2022), per la ripresa economica e sociale c’è stato un rialzo,soprattutto legato ai trasporti. “Le stime preliminari del 2023, pur osservando un calo delle emissioni totali di circa 26 MtCO2eq (-6.2% del totale), segnano il superamento del limite consentito per lo stesso anno (12,9 MtCO2eq). Tale risultato è principalmente dovuto all’assenza di riduzione delle emissioni di gas serra provenienti dai trasporti stradali che, nonostante le direttive europee, procedono costanti sui livelli emissivi elevati del 2014 portando quindi al superamento del tetto massimo” fa sapere Ispra. Va ricordato cheil settore che contribuisce maggiormente alle emissioni nazionali di gas serra è quello energetico (91.6% nel 2022). Le emissioni di quest’ultimo però, anche grazie alle rinnovabili, sono diminuite del 20,7% in Italia dal 1990 al 2022. Al contrario, nei trasporti (settore che rappresenta il 26,6% del totale delle emissioni di energia) c’è stato un aumento dal 1900 al 2022, e in particolare del 5% nell’ultimo anno analizzato. Sempre nel 2022 le stime indicanoche circa l’85% delle percorrenze nei trasporti è stato realizzato su veicoli ad alimentazione classica(27% benzina e 59% gasolio) e praticamente solo il 4% è relativo ad auto ad alimentazione ibrida benzina-elettrico e lo 0,8% da alimentazione ibrida gasolio-elettrico.Appena 0,3% da auto elettriche.

Redazione

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