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Ue: l’emergenza abitativa colpisce soprattutto le persone razzializzate

 

“Permettersi una casa è diventato una questione politica”.A scriverlo in una lunga analisi sull’impatto dellacrisi abitativa in Europaè il corrispondente europeo delGuardianJon Henley. Crescono i prezzidegli immobili quasi ovunque: tra il 2010 e il 2022, secondo ilrapportoEurostatdel 2023, i prezzi degli immobili nei 27 membri del blocco sonoaumentati del 47%,scendendo solo in Italia e Cipro. Crescono i costi dell’affitto, in media +18%. E cresce, soprattutto, la percentuale difamigliei cuicosti abitativirappresentano il40% o più del loro reddito disponibile,un fenomeno noto come “tasso di sovraccarico dei costi abitativi”,e di quelle che vivono in condizioni “anguste”. E mentre gli esperti delle Nazioni Uniteavvertonoche l’estrema destra potrebbe cavalcare il tema dellacrisi abitativa(al pari di quello dell’immigrazione) per raccogliere consensi, a pagare ancora più caro (in senso non solo letterale, in questo caso) il prezzo della crisi sono lepersone razzializzate, che stanno subendo un effetto sproporzionato, ha spiegato Ashifa Kassam sempre sulGuardianinarticolosulladiscriminazione razziale nel mercato europeo degli alloggiin affitto. Per queste comunità, ha detto al quotidiano britannico Magda Boulabiza della Rete europea contro il razzismo«è una doppia crisi.La discriminazione significa che le minoranze razzializzate sono in grado meno di accedere all’alloggio. E poi questo si interseca con ledisuguaglianze di reddito». Secondo il sondaggio del 2017 condotto a livello europeo su 25.500 persone immigrate o appartenenti a minoranze etniche, quasi un quarto degli intervistati ha affermato di aversubito discriminazioni, nei 5 anni precedenti, nell’accesso agli alloggi,a esempio vedendo loro negata la possibilità di visitare gli appartamenti o ricevendo rifiuti dopo aver rivelato il loro background. Uno studio condotto inFrancianel 2016 ha rilevato che un profilo immaginario con un nome dal suono nordafricano ha ricevuto il27% in meno di risposte alle richieste di annunci immobiliari,mentre un altro con un nome sub-sahariano ha ricevuto il 32% in meno. Cambiando coordinate, non cambiano i risultati: uno esperimento condotto in Spagna ha dato risultati analoghi e un’indagine tedescadel 2020 confermava che un terzo delle persone che avevano un background migratorio erano state colpite da discriminazione abitativa. Gliannunci immobiliari apertamente razzisti,del resto, sono ancora una realtà e per molti casi che emergono (anche in Italia) molto altro resta sommerso. La discriminazione e il razzismo (che secondo unsondaggioeuropeo di qualche mese fa cresce “pervasivo e implacabile”) che deve affrontare chi cerca casa, però, è una parte del problema: queste minoranze, infatti, sono giàesposte a un rischio maggiore di povertàe della probabilità di avere un lavoro precario o sottopagato e di affrontare lasegregazionequando si tratta di opportunità educative. Secondo il sondaggio condotto in dicembre, non solo i giovani di origine africana hanno una probabilità 3 volte maggiore di abbandonare prematuramente la scuola rispetto alla popolazione generale, mail razzismo influenza le possibilità lavorative dei discendenti di origine africana, soprattutto a livello di tipologia di attività lavorativa (il 32% degli intervistati svolgeva “occupazioni elementari”, mentre la media in tutti i 27 Stati membri dell’Ue è dell’8%) e di tipologia di contratto (quelli a tempo determinato sono 3 volte più comuni rispetto alla popolazione generale). Questo, continua Boulabiza, «in un mercato neoliberista in cui gli alloggi sono stati trasformati in una merce che possiamo offrire a qualsiasi prezzo vogliamo, […] si traduce nel fatto che non sono in grado di eguagliare i prezzi richiesti. E quando possono, essere discriminati razzialmente». Il risultato è che queste comunità sonoinvolontariamente relegate in aree delle città che potrebbero essere percepite come meno desiderabili, «inasprendo la segregazione». Questo è vero non solo per le personeBipoc, ma anche per altri gruppi marginalizzati (in particolare Sinti, Rom e Travellers, dice Kassam, a rischio maggiore di finire in alloggi al di sotto degli standard o, come nel nostro Paese, relegati nel ghetto dei campi) o come nel caso dei richiedenti asilo, che in Paesi come Irlanda e Belgio lottano sempre più spesso con la mancanza di un’abitazione in cui vivere.

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