Le chat alimentate dailarge language modelsono destinate a modificare l’esperienza deimotori di ricerca. Lo attestano gli annunci diGoogle, OpenAIeMicrosofte lo testimoniano gli osservatori che hanno visto i prototipi di soluzioni che sono allo studio. Le novità potrebbero cambiare il modo con il quale le persone usano internet. Potrebbe anche essere un’occasione permigliorare il modo con quale le persone usano internet? Google ha dominato il mondo dei motori di ricerca con un’idea originaria importantissima: la rilevanza delle pagine web era definita dal numero di citazioni che ricevevano. All’inizio della storia diGooglequesto ha consentito agli internettiani di avere unpunto di riferimento “oggettivo” e trasparentesull’importanza delle pagine. Le modifiche successive alla logica del motore sono state pensate per andare incontro alle esigenze personalizzate degli utenti. Il che ha distrutto l’oggettività e aumentato l’immediatezza della fruizione. Con vantaggi significativi per gli inserzionisti pubblicitari che potevano cercare di “colpire” target molto precisi. La qualità epistemologica del risultato è stata sempre meno chiara.L’influenza di Google è diventata sempre più gigantesca. Con accordi miliardari, poi, Google ha difeso la sua posizione dominante dalla concorrenza: Apple per esempio si è impegnata a mettere il motore di ricerca di Google in evidenza e in cambio ha guadagnato diversi miliardi all’anno. La posizione di Google sembrava inattaccabile. E per la verità lo sembra ancora, ma con qualche scricchiolio. Le autoritàantitrustsi sono fatte vedere.Le istituzioni hanno contestato gli accordi come quello stretto tra Apple e Google. Bing, il motore concorrente della Microsoft, ha tentato di diventare più interessante aggiungendo un’interfaccia basata su ChatGPT. Ma per ora non è successo nulla di clamoroso. OraOpenAI dice di voler fare un prodotto dedicato alla ricerca su internet. E la stessa Google ha provato a immettere funzionalità dalarge language modelnel suo motore. Certo è che deve andarci con i piedi di piombo: il suo valore sta nell’affidabilità del motore di ricerca e le allucinazioni delle chat non sono compatibili con quell’affidabilità. OpenAI può andare più tranquillamente a provare il suo servizio, tanto dal punto di vista epistemologico non ha molto da perdere. In effetti, la sua credibilità non è data dalla qualità delle risposte (di solito sorprendentemente valide anche se a volte allucinate) ma dalla “umanità” del suo modo di esprimersi. Le persone che la usano sono tentate di credere a una macchina che parla come una persona. Il rischio è che questodisperda ancora un po’ di consapevolezza degli utenti.Li faccia andare ancora più sull’immediatezza e ancora meno sull’impegno a comprendere come stanno le cose. Un altro rischio è che l’uso delle informazioni che si trovano in rete non sia più gratificato dal traffico che il motore di ricerca può alimentarequando si limita a segnalare link da consultare, perché a quel punto il riassunto prodotto dallarge language modelsarebbe sufficiente a molti utenti, anche nel caso che contenga (come sembra avvenga nel motore di ricerca diOpenAI) i link di citazione delle fonti. Il terzo rischio è chesi concentri ancora di più il traffico e il potere nell’internet sulle grandi piattaforme.Internet doveva essere molto diverso da così. Il punto è: con ilarge language modelsi può invece sviluppare un’idea diversa, distribuita della conoscenza in rete? Tanto da gratificare davvero chi la produce, soprattutto quando lo fa con impegno per la qualità? Ilarge language modelsviluppati in Europa, che favorisce quelli che sono open source, potrebbero essere la premessa di unadistribuzione del potere in rete e di una valorizzazione di saperi specialistici.Saranno sostenuti da un’idea dell’intelligenza artificiale che abbandoni l’obiettivo di costruire un’imitazione del pensiero umano e si concentri sulla creazione di strumenti che consentano agliumani di fare cose che senza non sono in grado di fare.
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