Negli ultimi anni si è cominciato a dare sempre più importanza alladiversitàe all’inclusioneanche in ambito lavorativo, tanto che si parla di una vera e propria policy:Diversity, Equality & Inclusion. Ma di cosa si tratta? Diversità, inclusione ed equità sono concetti fondamentali e, al tempo stesso, ben distinti tra loro. La diversità, per esempio, si riferiscea chi è rappresentatonella forza lavoro e può includere diverse sottocategorie: è il caso della diversità di genere, diversità di età, diversità etnica ma anche quella relativa alle abilità fisiche e alla neuro diversità. Per inclusione, invece, si intende il modo in cui i dipendentivivono il luogo di lavoroe al grado in cui le organizzazioni abbracciano tutti i lavoratori e consentono loro di apportare contributi significativi alla loro attività. Infine, l’equità si riferisce altrattamento equo per tutte le persone, in modo che le norme, le pratiche e le politiche in atto garantiscano che l’identità non sia predittiva delle opportunità o dei risultati lavorativi. I benefici che questi princìpi apportano alle attività sono stati presentati nel rapportoLa diversità vince: quanto conta l’inclusionediMcKinsey&Company,che comprende i dati relativi a 15 Paesi e più di 1.000 grandi aziende. Tenendo conto della diversità di genere, si è osservato chele aziende con più del 30% di dirigenti donneavevano maggiori probabilità disuperare a livello di produttività le aziende in cui questa percentuale variava da 10 a 30.Considerando, invece, ladiversità etnica e culturale, i risultati sono diversi e ancora più convincenti: prendendo come esempio i dati relativi al 2019, le aziende hannosovraperformato del 36% in termini di redditività, leggermente in aumento rispetto al 33% del 2017 e al 35% del 2014. Nell’ultimo periodo, però, alcune cose sono cambiate. Nell’ultimo anno, infatti,la maggior parte delle aziendenon sta apportando modifiche sostanzialiper incoraggiare la diversità, come invece era stato dichiarato di voler fare precedentemente. È il caso diNordstromche, nel rapporto annuale del 2023, harimosso gli obiettivi specifici sulla diversitàche erano stati invece esplicitati nel 2020. Tra questi: fornire 500 milioni di dollari in vendite al dettaglio da marchi posseduti, gestiti o progettati da persone nere e latine e l’aumento nella rappresentanza di lavoratori neri e latini nei ruoli dirigenziali del 50%. Ma non soloNordstrom:Workdaynel 2020 aveva dichiarato di voler impiegare tutte le sue forze per aumentare del 30% la rappresentanza complessiva dei dipendenti neri e latini negli Stati Uniti e raddoppiare il numero di leader Bipoc entro la fine del 2022. Questi obiettivi, però, mancavano nella versione del rapporto relativo al 2023. Stessa cosa anche perSalesforceche nel suo rapporto del 2022 ha affermato che il 50% della sua forza lavoro appartiene a gruppi sottorappresentati e che il 40% dei dipendenti sono donne o non binari. Nel rapporto annuale 2023 questi dati non compaiono più ma si fa riferimento solamente al concetto di uguaglianza. Questo è il momento della verità, ovvero quello di scoprire quali aziende credono davvero nell’equità di genere e quali invece se ne ricordano solo l’8 marzo e il 25 novembre.
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