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Elezioni 2024: le donne hanno poche probabilità di vittoria

 

Da “questa parte del mondo” (Ue, Usa o, più in generale, Occidente) quando si parla delleelezioni del 2024si pensa subito alle presidenziali statunitensi e alla faida Biden vs Trump; oppure alle Europee di giugno, quando verranno eletti i membri del Parlamento. Eppure, “dall’altra parte” c’è di più: quest’anno,i cittadini di più di 80 Paesi saranno chiamati a votare(tra presidenziali e parlamentari).Circa 4 miliardi di personedovranno scegliere i capi di Stato e i rappresentanti delle loro istituzioni. Tra i candidati, però, si avverte una grave mancanza, quella delledonne:solo 18 sono in corsaper diventare leader del proprio Paese, mapoche hanno una chance di vincerein base ai vari sondaggi,rivela l’analisi delGuardian. Tuttavia, è risaputo chela presenza di politiche ai vertici rappresenta unvantaggio per la società e il Pianeta: i Paesi dove c’è una forte rappresentanza politica femminile, dove quindi le donne hanno potere decisionale, registrano tassi di CO2 più bassi rispetto alla media e hanno maggiori probabilità di ratificare trattati internazionali dedicati alla salvaguardia dell’ambiente. Inoltre (ovviamente), quando le donne sono al Governo vengono raggiuntimolti più traguardi relativi alla parità di genere.Nel 2022, per esempio, quando quasi la metà del parlamento spagnolo era formato da donne (43% circa), è stata approvata la legge che riconosce qualsiasi atto sessuale senza consenso come stupro (Ley del solo sí es sí). «Ovviamente ciò non significa che le leggi approvate siano perfette – ha dichiarato Jéromine Andolfatto, policy and campaigns officer dell’European Women’s Lobby(organizzazione di associazioni femminili in Ue) – Ma si vede che si stanno apportando miglioramenti e chei diritti delle donne hanno una priorità un po’ più alta». Secondo lo studio del 2023 dellaEuropean Women’s Lobby,le quote rosa destinate alle candidate sono lo strumento più efficace per aumentare la rappresentanza femminile ai verticie, conseguentemente, puntare a una cultura basata sulla parità di genere. In questi Paesi,la presenza di politiche nei seggi parlamentari è passata dal 18% del 2004 al 44% del 2021. Come già detto, però,le possibilità di vittoria delle politiche alle elezioni di quest’anno sono davvero poche.Tra i Paesi più promettenti, ilMessico, dove il 2 giugno i cittadini saranno chiamati a scegliere il loro prossimo presidente che, quasi sicuramente, sarà una leader. Da una parte,Claudia Sheinbaum,ex sindaca di Città del Messico, che corre con il partito al GovernoMorena; dall’altra,Xochitl Galvez,senatrice di centrodestra all’opposizione. Come spiega ilGuardian,nel 2019 il Paese ha sancito la “parità di rappresentanza”in Costituzione: se i partiti non presentano tra i propri candidati almeno metà donne, vengono esclusi dalla competizione. Ma, nonostante il parlamento messicano sia il quarto al mondo con il tasso più alto di partecipazione femminile, nello Stato la vita delle cittadine è tutt’altro che semplice: nel 2022 sono state uccise in media 10 ragazze al giorno; inoltre, le lavoratrici sono sotto-rappresentate nei consigli di amministrazione e pagate meno rispetto ai loro colleghi. InUruguay, invece, nulla è ancora deciso, anche setra i partiti spuntano i nomi di alcune politiche.Secondo i datiStatista(aggiornati a inizio aprile), i sondaggi d’opinione danno in vantaggio, per ora, ilFrente Amplioche, tra i possibili candidati, presenta l’ingegnera e sindaca di MontevideoCarolina Cosse,mentre per il partito al Governo c’èLaura Raffo,presidente della Commissione Dipartimentale di Montevideo del Partito Nazionale. Leprimarieper la scelta dei candidati dei singoli partiti si terranno agiugnoe le elezioni il 27 ottobre. InNamibia, se lavicepresidente Netumbo Nandi-Ndaitwah,candidata del partito al GovernoSwapo, vincesse le elezioni di novembre, diventerebbe la prima presidente della Nazione; tuttavia, secondo ilGuardian, la candidata sta registrando uncalo nei sondaggi.Anche inLituaniala principale sfidante del presidente Gitanas Naused, laprima ministra Ingrida Simonyte, è in svantaggio. Quest’anno circa 4 miliardi di persone saranno chiamate a votare e scegliere i propri leader, nella maggior parte dei casi uomini.La strada per la rappresentanza femminile in politicaè ancora lunga: nel 2022 gli Stati membri dell’Onu con leader donne erano 17. L’anno scorso, 12.

Redazione

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